mercoledì 8 settembre 2010

DI NUOVO IL CASO DEL SAHARA OCCIDENTALE, CON LE CANARIE PROTAGONISTE


Si vivono momenti conflittuali all'interno del movimento spagnolo a favore dell'indipendenza del Sahara Occidentale, un tempo colonia spagnola e ora territorio a sovranità marocchina. Qualche giorno fa, di prima mattina, una scintilla ha “incendiato” il sito internet preferito dai separatisti saharaui per denunciare l'“invasione marocchina”. Un comunicato emesso a El Aaiun e attribuito a uno sconosciuto Osservatorio dei Diritti umani per i territori occupati, ha preso alla sprovvista, per la prima volta, il delegato del Frente Polisario en Espana, Buchara Beyun, e il presidente della Federacion espanola de Insituciones solidarias, Carmelo Ramirez. L'Osservatorio annunciava per i prossimi mesi l'organizzazione di una flottiglia dalle Canarie a El Aaiun per denunciare al mondo “il back out nell'informazione che colpisce la popolazione saharuai”.
L'annuncio giungeva a tre giorni dalla visita a Rabat del ministro spagnolo degli interni, Alfredo Perez Rubalcaba, per incontrare re Mohamed VI del Marocco allo scopo di abbassare la recente tensione riguardo Ceuta e Melilla. Il comunicato era stato diffuso anche alla vigilia dell'azione di protesta che 14 canari avrebbero inscenato il sabato 28 agosto a El Aaiun e che si sarebbe conclusa con un bilancio di 12 feriti. Quel giorno (venerdì 27 agosto) si trovava a Madrid il capo della sicurezza dell'organizzazione ufficiale pro Sahara Occientale (ossia il Frente Polisario), Sidi Wagag, uno degli uomini più potenti del movimento indipendentista, come ha affermato il presidente della Commissione dei diritti umani del Consejo real para el Sahara, Hussein Baida, saharaui di nazionalità spagnola, incarcerato per sei anni a Tinduf per dissidenza politica, e giunto quello stesso giorno in Spagna da Casablanca.
Quel fine settimana è stato lungo per gli interessi bilaterali, perché nella capitale grancanaria, Las Palmas, non sono arrivati né il viceconsole marocchino, Abdalà Takmi (il console era in vacanza) e neppure il leader della intelligenza del Polisario a Las Palmas, Omar Bulzan, fratello del ministro degli esteri del Frente.
Tutti sono rimasti nell'attesa di una chiamata da parte dei vertici. Entrambe le parti erano al corrente del viaggio dei 14 attivisti a El Aaiun (Rabat conosce con 24 ore di anticipo la lista dei passeggeri degli aerei) e che il monarca alauita avrebbe ricevuto a braccia aperte Rubalcaba, però nessuno poteva immaginare che una sezione del movimento stava per alzare il livello dello scontro.
Fino alle 17 di quel venerdì non è filtrata ufficialmente la notizia sull'esistenza di un'azione simile a quella della flottiglia che nel maggio scorso salpò in direzione di Gaza e che si concluse con nove morti dopo l'intervento, in alto mare, di militari israeliani.
Quasi nessuno alle Canarie ha dato credito all'esistenza di un'operazione denominata Mahfud Ali Beiba, in omaggio del presidente del parlamento saharaui, recentemente morto per infarto. Quasi nessuno, tranne la cellula del Ministero degli interni marocchino nel Sahara, una delle più efficienti del Magreb grazie alle sue eccellenti relazioni con la Cia e con il Mossad.
Secondo fonti bene informate, il ministro degli esteri, Taieb Cherkaoui (che il lunedì si sarebbe incontrato con Rubalcaba) è stato informato nel giorno dell'azione di protesta, per cui è probabile che abbia espresso la sua opinione al riguardo direttamente al suo omologo spagnolo durante il loro incontro a Rabat.
Nessun conosceva l'origine della protesta, tanto che c'è stato chi ha confuso l'Osservatorio con l'organizzazione ufficiale, che opera a Badajoz, in Spagna. L'osservatorio giunto alla ribalta della recente cronaca è invece una nuova organizzazione, nata dalle costole del movimento separatista.
Due giorni dopo il vertice nella capitale marocchina, l'Osservatorio sfidava Marocco, Spagna e lo stesso Frente Polisario designando come portavoce Isabel Galeote Marhuenda, lavoratrice sociale andalusa, già da quindici anni impegnata nella causa. Con somma sorpresa di Carmelo Ramirez.
Secondo alcuni osservatori, l'Osservatorio non solo si fa promotore di un'azione molto delicata che sarebbe in realtà un affare di Stato, ma pone anche le Canarie al centro di una base per operazioni che ne minacciano l'immagine e la stabilità.
«Romperemo il black out nell'informazione del Sahara dalle Canarie» annuncia Isabel Galeote. Intanto il governo locale non fa dichiarazioni. «Che prima si pronuncino i partiti nazionali» dice qualcuno nella sua sede, anche se la sfida sembra molto rischiosa.
Le Canarie non hanno ancora definito il confine delle loro acque e comunque la sovranità del Sahara sta tuttora nelle mani delle Nazioni Uniti. Inoltre può essere determinante il “fattore residenti”. Nell'arcipelago convivono infatti 28mila marocchini e 12 mila saharaui, e le autorità devono stare molto attente all'eventuale manifestarsi di conflitti tra le due comunità.
La preoccupazione riguarda anche la spina dorsale dell'economia locale: la sua immagine all'esterno.
«Non possiamo neppure immaginare che cosa accadrebbe se verificasse uno squilibrio militare, con l'armata marocchina che impedisca il passaggio alle navi con bandiera spagnola» afferma qualcuno.
Esperti nel conflitto saharaui (da 35 anni ci sono tensioni istituzionali e dal 1991 nel Sahara occidentale è in vigore il cessate il fuoco) sono del parere che le Canarie siano di fronte all'episodio più inquietante dopo la Marcha Verde. Nel 1975 furono mobilitate centinaia di giovani canari che compivano il servizio militare. Molti alla Canarie ricordano le madri che piangevano i figli in partenza per El Aaiun: allora, la Spagna si preparava a combattere contro il Marocco, ma il regime spagnolo (Franco allora stava agonizzando) era molto debole e soccombette alle pressioni di Stati Uniti e Francia. Hassan II approfittò della congiuntura.
Ma ora le circostanze sono diverse. Sono spagnoli coloro che hanno preso l'iniziativa approfittando del vuoto stagionale nell'ambasciata, senza curarsi della coesione del movimento solidale. L'Osservatorio sta per nominare un delegato «dotato di grande personalità e molto conosciuto per il suo carisma e la sua credibilità. È la prova che sta facendo sul serio, nonostante ciò che dicono Ramirez e Beyun.
(traduzione e adattamento di un articolo di José S. Mujica pubblicato su canarias7.es)

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