domenica 17 luglio 2011

JABICOMBÉ: «FAR RIDERE IL PUBBLICO MI HA AIUTATO A VINCERE IL CANCRO»


In realtà si chiama Javier Santana Díaz, però nel mondo artistico è conosciuto come Jabicombé. I suoi monologhi e le sue parodie su personaggi noti dello spettacolo e della politica fanno ridere infatti migliaia di persone. Questo “chico” però merita di essere ancora più famoso perché, in un'epoca di tanta agitazione come questa, una risata a crepapelle può essere davvero un medicina per l'anima.
Il fenomeno Jabicombé ha preso corpo grazie al passaparola, senza alcuna pubblicità. Nella sua casa di Schamann, un quartiere di Las Palmas de Gran Canaria, nel suo simpatico e accogliente studio dove il genio aleggia, il minuto Javi si trasforma, ride, canta, suona il piano e compone. Si traveste da Barbra Streisand, tenendo in mano un finto Oscar fabbricato dai cinesi, e lascia correre la sua simpatica follia a briglia sciolta.
In questo piccolo mondo Javi era felice fino a che tempo fa, nell'inverno del 2008, arrivò una brutta notizia: un tumore del sangue, Linfoma di Hodgkin, della famiglie delle leucemie, aveva suonato alla sua porta. Da quel momento cominciò la sua lotta per sopravvivere nonostante le molte difficoltà, come quella di dover a sua volta assistere la mamma ammalata di un tumore a un polmone e i pesanti effetti collaterali della chemioterapia, che a un certo punto aveva perfino bloccato i suoi reni. Ma per fortuna, grazie alle cure mediche, Javi ha poi vinto la propria battaglia e ora è tornato sano e combattivo come un tempo.
«La nostra memoria è saggia – dice. – Cancella le cose più brutte e più dure di certi momenti».
Ma Certo Javi non può dimenticare i due medici che più gli sono stati vicini in questa battaglia: Alexia Suarez con tutta l'équipe della Unidad de Oncohematologia dell'Ospedale Negrin, dove è stato «trattato come un principe» e gli hanno salvato la vita, e inoltre Maria Dolores Reyes Toledo, suo medico di famiglia e amica.
«Che fortuna ho avuto di vivere alle Canarie, dove la medicina fa miracoli e possiamo contare su mezzi così avanzati!» dice emozionandosi. «Ma il tumore l'ho vinto anche grazie ai miei monologhi e al mio niptino Hugo, che ha appena due anni. Sono stati loro le mie medicine contro la malattia, la mia speranza. Immaginate che sono stato un lunghissimo anno chiuso in casa per evitare un possibile contagio, vivendo la vita attraverso internet, cantando, componendo, ma anche chiudendo bene la porta perché il signor Hodgkin non facesse un passo in più».
Furono momenti difficili: Javi perse dieci chili ma ricorda che nel frattempo i suoi amici non lo hanno mai abbandonato né deluso.
Jabicombé ha gli occhi piccoli e il corpo minuto però una vitalità e una voglia di fare che sorprende in un giovane la cui salute è tuttora sotto sorveglianza.
«Ho nel cuore un progetto artistico ambizioso, stiamo a vedere se la vita mi consentirà di realizzarlo – confessa Javi. – Fare uno spettacolo nel mio amato teatro Guiniguada, portare sulla scena tutto quello che faccio nei miei video. Non sarebbe uno spettacolo costoso, basterebbero una poltrona elegante, qualche luce, una buona amplificazione e poco più. Sono sicuro che al pubblico piacerebbe tantissimo. So che le cose attualmente vano male, ma se qualcuno trova un po' di coraggio e mi dà una mano, sono pronto, senza la minima esitazione».
E allora in bocca al lupo, Javi.
I video con i 120 monologhi di Jabicombé sono visibili su You Tube (finora ha avuto un milione e 200 mila visite) e sul sito della giornalista grancanaria e amica Marisol Ayala www.marisolayala.com alla voce “El humor de Jabicombé”.

(nella foto da canarias7.es, Jabicombé nel suo studio di Las Palmas de Gran Canaria)

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