Nelle foto, alcuni momenti della rappresentazione Parkin'son con Giulio e Stefano D'Anna. |
Sul palco padre e figlio si spogliano, letteralmente e metaforicamente, per raccontarsi con il corpo in modo intimo e commovente. I due si rincorrono e si aggrovigliano, accennano a carezze e si abbracciano, ma poi litigano colpendosi con le rispettive giacche, infine i loro corpi si sovrappongono l'uno all'altro, come uteri accoglienti. Sono, ha scritto un critico, due corpi legati da intimità familiare, da complicità conquistata, da visioni private che non temono lo sguardo altrui.
Sulla scena s'intrecciano momenti drammatici e gioiosi, ricordi d'infanzia, attimi presenti e sogni futuri, e prendono forma intrecci e posture che sono preludio a movimenti di danza dove il corpo del padre ha la lentezza e il contegno del passato (simboleggiato dalla canzone Il mondo di Jimmy Fontana) e quello del figlio la dinamicità e l'apertura del presente e del futuro (cui corrisponde invece L'ombelico del mondo di Jovanotti). Musica e parole che provengono dal fuoriscena sottolineano passato e presente, ricordi e sogni dei due rispettivi protagonisti.
Spettacolo vincitore del Premio Equilibrio 2011, Parkin'son ha riscosso grande emozione e successo qui a Las Palmas e confermato i favori del pubblico grancanario per Giulio D'Anna, che ha danzato già in un recente Festival de Arte Contemporánea de Canarias.
La biografia di Giulio D'Anna è ricca di episodi e fatti straordinari. Dalla sua scoperta della danza, giovanissimo, intrapresa per sconfiggere una forma di scoliosi, alla formazione ad Amsterdam fino al suo ritorno in Italia, al matrimonio e all'adozione di un bambino, il tutto con il padre Stefano sempre accanto.
«Un giorno me ne andrò, serenamente, tra le braccia di mio padre» dice a volte Giulio. Forse perché, al di là di ogni malattia, un figlio cresce sempre con l'idea che il genitore esisterà sempre, anche dopo di lui.
Per ulteriori informazioni su Giulio D'Anna, www.giuliodanna.com
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