domenica 30 gennaio 2011

ANCHE SUI GIORNALI CANARI LE PROTESTE ANTI-BERLUSCONI DOPO L'INCHIESTA SUL CASO RUBY




La vicenda Ruby che riguarda il Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi trova spazio anche sulle pagine della stampa canaria. Ecco la parziale traduzione di un articolo apparso su Canarias 7 che parla della mobilitazione delle donne milanesi impegnate nella protesta anti-Berlusconi e riporta tra l'altro un'emblematica foto (accanto, in basso) che, a quanto mi risulta, non è comparsa sui giornali italiani. Di seguito, il testo.

Migliaia di donne si sono date appuntamento nel centro di Milano per chiedere le dimissioni del primo ministro italiano Silvio Berlusconi in seguito al caso Ruby, per il quale è investigato per incitazione alla prostituzione minorile. Secondo il quotidiano L'Unità, più di 10 mila persone sono scene in piazza per protestare contro il capo del governo italiano e chiedere che venga ristabilita la dignità in Italia. Avvolte in una sciarpa bianca, simbolo di lutto per lo stato in cui si trova appunto l'Italia, migliaia di donne hanno raggiunto Piazza della Scala per un meeting di protesta cui hanno partecipato anche molti uomini. I manifestanti mostravano cartelli con la scritta “Ilda sei grande”, con riferimento al pubblico ministero milanese Ilda Boccassini che ha condotto le indagini contro Berlusconi, o “Non voglio passare per Arcore per fare politica”.
Promosso dal quotidiano L'Unità, vicino alla sinistra, e organizzato da diverse associazioni di donne, con l'adesione del sindacato della Cgil e da forze politiche progressiste, la mobilitazione procede le tante manifestazioni di protesta previste contro Berlusconi nel prossimo mese di febbraio.
Il quotidiano La Repubblica sottolinea infatti nella sua edizione digitale che il prossimo 6 febbraio il movimento del Popolo Viola ha convocato una manifestazione davanti alla residenza di Berlusconi ad Arcore, vicino a Milano, dove si sarebbero tenute feste a componente sessuale. Il Popolo Viola ha promosso inoltre numerosi sit-in per il prossimo 12 febbraio con lo slogan "L'Italia non è una repubblica fondata sulla prostituzione”.
Tra le mobilitazioni previste, vi è anche quella annunciata dal principale partito di opposizione, il PD (Partito democratico), che darà il via a una raccolta di firme su tutto il territorio italiano per una raccolta di firme allo scopo di convincere Berlusconi a dimettersi.

DONNE, VECCHI E BAMBINI SAHARAWI: ORA C'È LA LISTA DEI DESAPARECIDOS DAL 1958 AL 1992


Del problema del Sahara Occidentale (ex colonia spagnola) e della popolazione saharawi, che lotta per mantenere la propria indipendenza ed evitare la colonizzazione del Marocco, ho già parlato recentemente. Ma, nonostante una nota della Comunità europea diretta al governo marocchino che richiama il diritto della popolazione saharauwi all'autodeteminazione e il dovere del Marocco di rispettare tale diritto, la situazione non è molto cambiata. Qui alle Canarie, anche per la vicinanza geografica, il problema è molto sentito e diversi esponenti politici locali sono solidali con quelli saharauwi nel sostenere la loro causa. Sovente arrivano qui dal Sahara Occidentale barconi con profughi intenzionati a richiedere asilo politico alla Spagna e, insomma, si ha l'impressione che la repressione da parte del governo marocchino continui, anche se non se ne trapelano notizie in questo senso anche a causa dell'imponente black out dell'informazione locale.
Come se non bastasse, ora giunge una notizia sconvolgente che riguarda il passato. È stato trovato un documento tenuto a lungo segreto che rivela la sorte di centinaia di persone scomparse dal 1958 al 1992 nel Sahara Occidentale. E si è scoperto così che in carcere sono morti anche adolescenti e neonati. La comunità internazionale ha già mosso le prime critiche al governo marocchino, ma ora ci si aspettano posizioni ufficiali da parte dei governi europei (tra cui quello italiano), che invece, come si sospettava e come si scopre clamorosamente in questi giorni, hanno sempre appoggiato i governi autoritari dei Paesi nord-africani (come Tunisia, Algeria, Marocco ed Egitto), in alcuni dei quali come reazione si stanno attuando le giuste rivolte delle popolazioni represse, sfruttate, depredate per decenni.
Ho scelto di riprendere l'interessante articolo sul ritrovamento di questo documento, firmato da Lucio Luca, e pubbblicato oggi, 30 gennaio, dal quotidiano La Repubblica, per proporlo a chi mi legge. Perché il mondo deve sapere quali barbarie sono state perpetrate in quella terra da parte delle autorità marocchine.

La lista è spuntata a sorpresa, forse per errore, su un sito vicino al governo di Rabat: quello del Royal Advisory Council for Human Rights (CCDH), una istituzione creata per scoprire le violazioni dei diritti umani e promuovere la riconciliazione nazionale. Un elenco dettagliato, terribile, tenuto nascosto per decenni e destinato, probabilmente, a restare segreto per sempre. Perché contiene nomi e storie dei desaparecidos saharawi, 352 persone arrestate e sparite nel nulla dal 1958 al 1992, combattenti del "popolo del deserto" che lottavano per l'autodeterminazione e la sopravvivenza stessa di una comunità che vive in condizioni drammatiche. "Il documento della vergogna", lo definisce il giornalista Malainin Lakhlal, in questi giorni in Italia grazie a un programma di aiuti umanitari portato avanti dal Cisp (Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli), la regione Emilia Romagna, il Comune e il Polo didattico scientifico di Forlì.
Sono un migliaio i nomi riportati nella lista, 352 dei quali, come detto, saharawi. E decine sono anche le storie di vecchi, donne e bambini di cui non si sa niente ormai da più di trent'anni. Bambini, sì. Anche loro. Adolescenti, ma anche neonati portati via insieme alle madri e morti nelle carceri lager di Agdez e Kalaat Magouna: "Due penitenziari dell'orrore", li definisce Lakhlal, segretario dell'Unione Periodistas y Escritores Sahrawi (Upes).
Nelle carte si parla di 115 bambini finiti in carcere, 14 dei quali morti dietro le sbarre. C'è Aziza Brahim Sid, catturata con la madre nel 1976 - un anno dopo la "gloriosa" Marcia verde dell'esercito di re Hassan II - Era appena nata, non riuscì a resistere al freddo e morì di stenti ad appena tre o quattro mesi. Reguia Zahou, invece, aveva 13 anni quando i militari assaltarono il villaggio nel quale viveva insieme al fratello Mohamed e alla sorella Safia. Dopo sette mesi le sue condizioni di salute si aggravarono, con ogni probabilità anche lei morì in carcere. E anche di Mohamed e Safia da quel giorno non si è saputo più niente.
El Walid Belgadi Mahfoud aveva soltanto due anni nel 1977, quando fu portato in carcere insieme a tutta la sua famiglia. Rimase in una cella buia della base militare di Smara. Qualche tempo dopo la madre venne rilasciata, ma il bambino era già deceduto da mesi. E poi Mustapha, Abderrahman, Mohamed, Horma, Taleb, Brahim, Bachir: nomi diversi, storie tutte tremendamente simili. Piccoli rubati all'adolescenza e morti dietro le sbarre senza aver mai capito il perché.
Nella lista i nomi di almeno undici donne, tredici giustiziati dalla Corte marziale subito dopo la "Marcia verde" e centinaia di desaparecidos per i quali, da anni, le ong di tutto il mondo chiedono giustizia. In particolare, dal 1961 (il Sahara Occidentale era ancora sotto il controllo spagnolo) al 1992, furono almeno 191 i morti in carcere. Ma c'è anche un lungo elenco di numeri, freddi e impietosi, dei caduti in battaglia, dei deportati, di chi ha resistito per qualche giorno in ospedale dopo i combattimenti ma poi ha cessato di vivere.
L'associazione
Rights Monitoring 1 ha chiesto e ottenuto la traduzione del report che sarebbe dovuto rimanere nascosto al grande pubblico. Adesso, però, l'elenco è finito in rete: "Nel corso degli anni - si legge - il Marocco è stato accusato di un uso sistematico di detenzioni extragiudiziarie e uccisioni, specialmente contro chi si è opposto all'occupazione del Sahara Occidentale. Questo è stato negato categoricamente da autorità marocchine. Fin dagli anni Novanta - rileva il Royal Advisory Council for Human Rights - i diritti umani sono stati gradualmente rispettati. Ma in particolare nel Sahara Occidentale, gli abusi rimangono la norma".
"Il documento è tradotto in inglese, ma presto sarà disponibile anche in altre lingue - spiega Malainin Lakhlal - perché vogliamo che tutto il mondo sia messo a conoscenza di questi crimini. Nella speranza che l'Occidente, questa volta, decida davvero di intervenire a favore di un popolo che chiede solo di non essere colonizzato".

(nella foto da repubblica.it, rifugiati saharawi in un campo profughi)

sabato 29 gennaio 2011

A UNO CHEF DI TENERIFE UN TARTUFO BIANCO DI ALBA VENDUTO ALL'ASTA A MADRID PER 2 MILA EURO


È stato Juan Carlos Clemente, chef dell'Iberostar Gran Hotel Anthelia di Tenerife, ad aggiudicarsi, per 2 mila euro, un esemplare di tartufo bianco della regione italiana di Asti (per la precisione di Alba), durante la nona edizione del meeting gastronomico Madrid Fusion. La ragguardevole cifra è stata battuta durante la tradizionale asta benefica del tartufo – il cui ricavato è destinato alla Fundacion Luis Granella, la quale si occupa della riabilitazione lavorativa delle donne disabili – che si tiene ogni anno durante il meeting madrileno, in quest'ultima edizione con il gastronomo Juan Mari Arzak come maestro di cerimonia.
Un lotto di due tartufi neri della provincia spagnola di Soria, venduto per 1.700 euro, è stato portato a casa invece da Andrea Tumbarello, chef del ristorante Don Giovanni di Madrid.
Il prezzo pagato per i tartufi neri è stato inferiore a quello dell'anno scorso: 283 euro ogni 100 g, contro i 333 euro del 2010. Una riduzione che è stata attribuita alla crisi economica internazionale.
Quanto ai tartufi bianchi, questi sono stati venduti all'asta per circa la metà del prezzo dell'anno precedente: 740 euro ogni 100 g contro i 1.470 euro del 2.010. Sono stati, dunque, i più colpiti dalla crisi economica.
(nella foto da canarias7.com il tartufo bianco venduto per 2 mila euro)

domenica 23 gennaio 2011

NON SARÀ MAI DIMENTICATO DARÍO JAÉN RIVERO, ARTEFICE DEL TURISMO GAY A MASPALOMAS


Maspalomas, Gran Canaria e in particolare le persone del mondo LGBT di tutto il mondo gli devono molto, e adesso che Darío Jaén Rivero (nella foto accanto, da laprovincia.es) se n'è andato per sempre in seguito a un'emorragia cerebrale a soli 52 anni, tutti lo rimpiangono e ne sentono enormemente la mancanza. Darío era stato infatti tra i principali promotori di tante manifestazioni importanti di Maspalomas, come il Gay Pride (di cui era considerato il “padre onorario”), o il Carnevale, e inoltre si era speso molto per la difesa dei diritti delle persone gay, per la prevenzione dell'Aids, per la conoscenza delle terribili conseguenze che l'infezione da Hiv provoca e il diritto alle terapie gratuite per le persone colpite.
Non solo, era il principale promotore del turismo gay nel Sud di Gran Canaria e per questo, accanto agli apprezzamenti e ai riconoscimenti, aveva ricevuto anche molte critiche e addirittura invettive dagli omofobi locali, che in alcune occasioni hanno cercato di infangare o minimizzare il suo operato.
A Maspalomas la sua comparsa ha colpito molto tutte le persone che hanno avuto modo di conoscerlo ed è così che è stata commemorata con l'esposizione di bandiere arcobaleno (nella quale, come si sa, si identifica l'associazione di gay, lesbiche e transessuali) anche sui principali edifici pubblici. Darío infatti era assessore al Turismo presso il municipio di San Bartolomé de Tirajana, cui fa capo la località costiera di Maspalomas.
Ai suoi funerali, sia il sindaco, la signora Mari Pino Torres, sia la presidente del consiglio comunale Conchi Narváez, non hanno potuto nascondere la propria emozione. E hanno affermato che Darío sarà sempre ricordato non solo per il suo lavoro e la sua professionalità, ma anche per il suo sorriso.
Dopo gli studi in Filologia inglese presso l'Università de La Laguna a Tenerife, Darío si era dedicato alla sua passione: la musica. Aveva fatto parte di un gruppo locale molto noto a quei tempi e anche della Coral Polifonica di Las Palmas de Gran Canaria per un decennio.
Il lavoro l'aveva portato poi a occuparsi di attività manageriali. Una decina d'anni fa, infine, era stato arruolato dal PSOE (il Partito socialista spagnolo) e, dopo il trasferimento al Sud di Gran Canaria, nominato assessore in vari settori nel municipio di San Bartololé de Tirajana: nel 2001 assessore alla Cultura, nel 2003 alla Politica di Uguaglianza, e infine, nel 2005 al Turismo. In questo ultimo ruolo, aveva svolto un importante ruolo per lo sviluppo di progetti turistici tesi a captare l'attenzione delle persone LGBT, come appunto il Gay Pride di Maspalomas, che per ragioni strategiche era stato collocato in maggio, mese tradizionalmente “basso” per il turismo a Gran Canaria.
Darío si era sempre preoccupato anche dei diritti delle persone colpite da infezione da Hiv e Aids, esigendo che le terapie antiretrovirali fossero incluse nei protocolli dell'Assistenza sanitaria nazionale. Inoltre aveva dato il suo appoggio all'Associación de Amigos contra el Sida (Aids), Aces, che opera a Gran Canaria, partecipando a eventi importanti per raccogliere fondi, come la Notte dell'orgoglio o la ricorrenza del 1° Dicembre di ogni anno.
Senza dubbio, il suo lavoro più visibile è stato quello di sviluppare e favorire la celebrazione del Gay Pride di Maspalomas attraverso il suo encomiabile lavoro all'interno del Glay, Gay e lesbiche associati del Yumbo Centrum, così come anche la sua costante presenza alle fiere turistiche di Londra, Berlino, Barcellona e Madrid, dove ha sempre sostenuto Maspalomas come meta turistica LGBT per eccellenza.
Ma anche di fronte agli attacchi omofobi più violenti, Darío non ha mai perso la sua combattività e il suo sorriso. E adesso che non c'è più, sarà difficile trovare una persona alla sua altezza quanto a competenza, umanità e coraggio.

venerdì 21 gennaio 2011

SUI GIORNALI DI TUTTO IL MONDO IL PROGETTO DI UNA CENTRALE IDROEOLICA A EL HIERRO


La decisione delle autorità dell'isola di El Hierro di costruire una centrale idroeolica ha avuto ampia eco nei giorni scorsi sul quotidiano statunitense New York Times e sul settimanale svizzero Azione. Entrambe le pubblicazioni sottolineano come in questo modo El Hierro sarà la prima località al mondo a rifornirsi integralmente con l'uso di energia pulita, come del resto è stato sottolineato recentemente dal Cabildo herreño, e un esempio unico per tante altre isole (e non solo). Il giornale nordamericano ha pubblicato ieri, 20 gennaio 2011, un articolo nel quale spiega dettagliatamente l'insieme degli elementi così come il sistema di funzionamento della centrale idroeolica, con il suo importante e innovatore apporto dal punto di vista tecnico.
Dal canto suo, la pubblicazione svizzera ha pubblicato l'articolo di un giornalista che recentemente ha visitato l'isola e ha avuto la possibilità di conoscere di prima mano lo stato di avanzamento delle opere della centrale idroeolica. Il testo sottolinea sia i progetti di sostenibilità come gli altri valori che l'isola offre in reazione alla sua ricchezza paesaggistica, che l'hanno fatta proclamare Riserva mondiale della Biosfera.
Ora le autorità locali, impegnate anche nella diffusione delle auto elettriche sull'isola, sono convinte che l'avvio della centrale si potrà tradurre in vantaggi anche dal punto di vista turistico, poiché rappresenterà una promozione gratuita allo scopo di ricevere visitatori con un interesse per lo sviluppo scientifico e il rispetto per l'ambiente.
Dopo il New York Times e Azione, altre pubblicazioni si stanno interessando al progetto: la prossima settimana saranno a El Hierro i giornalisti francesi di Arte e Antenne 3 Television per conoscere e divulgare i dettagli dell'importante progetto.
(nella foto, una suggestiva immagine della costa di El Hierro)

UN'ORMA GIGANTESCA RIVENDICA IL PASSAGGIO DEI CANI SULLA SPIAGGIA DI LAS CANTERAS


L'associazione in difesa degli animali El Refugio ha chiesto al sindaco di Las Palmas de Gran Canaria, Jerónimo Saavedra, che corregga la norma recentemente approvata che mantiene il divieto ai cani di transitare per determinati luoghi e parchi della città. Con l'emblematico Paseo de la Playa de Las Canteras come scenario e ricorrendo a una gigantesca orma scavata nella sabbia (riproduzione di quella del gigantesco cane Can Kong, uno straordinario chihuahua di 25 mila tonnellate che simboleggia la difesa dei suoi congeneri), i volontari dell'associazione, alcuni arrivati da Madrid, hanno attuato nella capitale grancanaria una protesta davvero unica. Il presidente di El Refugio, Ignacio Paunero, ha affermato che passeggiare liberamente con un cane è un atto lecito in conosciuti e rinomati luoghi di tutta la Spagna, come il famoso paseo de La Barceloneta della capitale catalana, che corre parallelo alla spiaggia. E ha dunque accusato il governo del socialista Jerónimo Saavedra di imporre a residenti e visitatori di Las Palmas de Gran Canaria che passeggiano in compagnia di un cane una “discriminazione” rispetto a quelli delle altre regioni del Paese.
Per mettere fine a questa situazione, Paunero ha chiesto al sindaco di «predisporre una legge che normalizzi la convivenza tra persone che hanno animali con quelle che non li hanno». In caso contrario, lo ha avvertito «che la furia di Can Kong si abbatterà presto sulla città» per protestare contro le recenti decisioni dei suoi governanti. Un messaggio che i membri dell'associazione El Refugio hanno reso visibile sulla spiaggia nei giorni scorsi anche su una gigantografia nella quale appare una foto de Las Canteras con riprodotto, a partire dalla sabbia e fino a un'altezza molto superiore a quella degli edifici della zona, un enorme chihuahua che lancia raggi incendiari. Inoltre, alcuni di loro, portando piccoli cani in braccio (l'unico modo consentito per passeggiare per Las Canteras secondo la norma vigente), hanno distribuito volantini e informato i passanti della situazione.
Tra questi ovviamente non sono mancati coloro che hanno espresso all'associazione il proprio parere negativo riguardo ai suoi propositi e si sono dichiarati invece a favore della norma in vigore, in alcuni casi con toni accesi nel sottolineare la mancanza di civismo di quei padroni che in varie zone della città lasciano che si accumulino gli escrementi dei loro animali senza raccoglierli.
(nella foto da laprovincia.es un'immagine della gigantesca orma scavata nella sabbia sulla spiaggia di Las Canteras a Las Palmas de Gran Canaria)

sabato 15 gennaio 2011

AL FESTIVAL INTERNACIONAL DE CINE GAY Y LESBICO DI PLAYA DEL INGLES ANCHE UN FILM ITALIANO


Si è inaugurato ufficialmente il 14 gennaio l'attesissimo Festival del Sol de Gran Canaria ovvero il Festival internacional de cine gay y lesbico, che prevede la presentazione di film a cortometraggio e lungometraggio. La mostra è suddivisa fra tre località dell'isola canaria e durerà fino al 27 gennaio.
I cortometraggi saranno proiettati al cinema CICCA di Las Palmas de Gran Canaria dal 20 al 27 gennaio prossimi, con un'unico giorno di pausa in cui il Festival si trasferità nella vicina Telde, nella sala Arnao dell'omonimo Parque.
In questa sezione, ci sono film provenienti da numerosi Paesi, tra cui Spagna, Germania e Brasile. L'unica pellicola italiana è La capretta di Chagall di Silvia Novelli, a tematica lesbica, che ha come protagoniste Ilaria Pardini, Cristina Cavalli e Silvia Montagnini, e ha una durata complessiva di 15 minuti.
Tra i lungometraggi, nella sala del Centro Insular de Turismo del Yumbo Center (Avenida de Estados Unidos s/n, Playa del Ingles), sono già stati proiettati Violet Tendencies di Casper Andreas (Usa, 99 minuti) con Mindy Cohn, Marcus Patrick, Jesse Archer e Samuel Whitten, Buffering di Christian Martin e Darren Flexton (Gran Bretagna, 81 minuti), con Alex Anthony, Conner McKenzy, Jessica Matthews e Oliver Park, ) e Bear City di Douglas Longway, con Joe Conti, Gerald McCollouch, Brian Keane, Stephen Guarino, Alex Di Dio e Gregory Gunter.
Domani, lunedì 17 gennaio, sarà il turno di Hollywood, je t'aime di Jason Bushman (Usa-Francia, 95 minuti) con Eric Debets, Jonathan Blanc, Diarra Kilptarick e Chad Allen.
Martedì 18 è previsto l'unico film italiano presente al Festival: si tratta di Diverso da chi? (2009, 102 minuti, locandina in alto) di Umberto Carteni, con Luca Argentero, Claudia Gerini, Filippo Nigro, Antonio Catania, Francesco Pannofino, Antonio Bazza, Giuseppe Cederna e Rinaldo Rocco.
Mercoledì, infine, verrà proiettato Sasha di Dennis Teorović (Germania, 102 minuti) con Saša Kekez, Tim Bergman, Željka Preksavec, Pedja Bjelak, Jasin Mjumjunov e Yvonne Yung-Hee.
Per maggiori informazioni sul Festival, www.fdsgrancanaria.org
Ed ecco la trama del film Diverso da chi?:

Piero (Luca Argentero), brillante trentacinquenne gay, è “fidanzato in casa” con Remo (Filippo Nigro) e vive in una città del nord-est. Per testimoniare il “diritto alla diversità” partecipa alle primarie del centrosinistra ma, per una serie di eventi imponderabili, le vince e si trova ad essere candidato sindaco, tra i pregiudizi degli avversari e lo sgomento del suo partito. Come può un gay diventare sindaco nel “profondo nord”? Per bilanciarlo gli affiancano Adele (Claudia Gerini), moderata tutta d’un pezzo, contraria persino al divorzio, un simbolo vivente dei valori tradizionali conosciuta come “la furia centrista”. L’inizio della campagna è un’ecatombe: Piero e Adele litigano su tutto. Ma Remo, più romantico, capisce le donne e fornisce al compagno consigli su come ingraziarsi Adele. Piero inizia a “corteggiare politicamente” la sua vice fino a trovare un accordo ma la situazione gli sfugge di mano e i due vengono travolti da un’attrazione irresistibile. Galeotto fu il compromesso: il “gay duro e puro” e la “moderata di ferro” precipitano in una relazione segreta che va contro i loro valori, le loro identità, la loro linea politica. A questo punto Piero è a dir poco confuso: sceso in campo per difendere il diritto alla libertà sessuale, ora vive di nascosto una “storia proibita” con una donna mentre, grazie alla campagna elettorale, è ormai un simbolo del movimento gay! Cosa diranno i suoi elettori? Cosa penseranno i suoi avversari? Ma soprattutto come dirlo a Remo? Tra mille peripezie di ogni genere e grado, Piero dovrà tentare di sbrogliare la situazione nella quale si è cacciato e capire da che parte stare… Lui, che della propria “diversità” aveva fatto un cavallo di battaglia dovrà affrontare la sua situazione di uomo “due volte diverso” fino a porsi una domanda: ma diverso da chi?




venerdì 14 gennaio 2011

VUOI ARRIVARE CON UNA MINICROCIERA ALLE CANARIE? ECCO IL NUOVO SUPERTRAGHETTO


Il più grande traghetto di Spagna si trova attualmente attraccato nel porto di Santa Catalina, a Las Palmas de Gran Canaria, e tra poche settimane solcherà per la prima volta l'Oceano Atlantico e il Mediterraneo, per collegare la capitale grancanaria alla cittadina di Huelva, in Andalusia. Finora, l'esclusiva del collegamento tra Canarie e penisola iberica (e viceversa) spettava a un'altra grande imbarcazione, che collegava le isole a Cadiz, ma negli ultimi anni la Acciona-Mediterranea, armatore di quest'ultima, ha progressivamente ridotto i viaggi, evidentemente per motivi economici.
Per fortuna, per chi per necessità (auto al seguito, a esempio) o preferenza viaggia in nave tra Canarie e penisola (e viceversa), ci ha pensato un altro armatore, Naviera Armas, ad approntare un nuovo collegamento mediante la grande nave Volcan del Teide, che appunto nelle prossime settimane aprirà ufficialmente la dichiarata guerra alla compagnia concorrente, con un scontata vittoria. Si tratta infatti di un traghetto realizzato secondo un concetto molto nuovo: ha tutte le caratteristiche di una nave da crociera, per consentire ai viaggiatori di trascorrere il lungo viaggio tra le isole e la Spagna (andata e ritorno) nel modo più piacevole possibile.
La nave, di 30 mila tonnellate di spostamento e lunga 178 metri, ha una capacità di 1600 passeggeri, 350 veicoli e offre 2 km lineari di carico su ruote. Raggiunge una velocità di 26 nodi e, dunque, potrà collegare Gran Canaria a Huelva e viceversa in 28 ore, dopo uno scalo a Tenerife. È costata 120 milioni di euro.
Le 124 cabine dispongono in tutto di di 478 letti. Due sono strutturate come penthouse doppie, in grado di garantire il massimo di comodità e comfort. Ci sono inoltre 500 poltrone reclinabili, in parte disposte in una sala Vip. Inoltre la nave offre videocine, spazi per i bambini, belvedere, sale gioco, bar, buffet, spogliatoi e piscine e tanti altri servizi.
E, cosa importante per l'economia locale, consentirà il trasferimento di una maggiore quantità di ottimi prodotti agricoli (come banane, arance, avocados, papaye, pomodori) e di allevamento canari verso la Spagna.
(nella foto un'immagine del Volcan del Teide ormeggiato nel porto di Las Palmas de Gran Canaria, in attesa di compiere il primo viaggio verso la Spagna, tra alcune settimane)

MANDORLI IN FIORE IN ANTICIPO. PRESTO LE FESTE PER CELEBRARE QUESTO GLORIOSO ALBERO, UN PO' DIMENTICATO



L'incredibile spettacolo sorprende chi viene dalla città per fare due passi in campagna, ma non certo gli abitanti delle zone collinari e montagnose di Gran Canaria, che già da tempo, dopo le intense piogge dell'autunno e dell'inizio inverno, prevedevano che i mandorli sarebbero stati in fiore molto prima delle date previste per celebrare la loro festa, nei villaggi di Tejeda e Valsequillo. Ma indipendentemente dalla data in cui avviene la fioritura dei mandorli, questa rappresenta un sempre un avvenimento che impregna di bellezza le campagne grancanarie, soprattutto nella zona del Sud est, dove le piogge sono state molto abbondanti, appunto, e dove il potente sole degli ultimi giorni ha fatto nascere un manto di colore bianco-rosaceo, spettacolo ineguagliabile per gli occhi.
Sono molti i percorsi che il visitatore può percorrere per contemplarlo. Uno dei più consigliabili è quello che, partendo la La Breña e Cazadores, conduce fino a Los Llanos de la Pez, per poi scendere a Ayacata e Timagada, dove la fioritura è più intensa, arrivare a Tejeda e infine scendere ancora fino al Parador per poi attraversare Camaretas e San Mateo, Tenteniguada, Las Vegas e il Barranco de los Cernícalos, fino ad arrivare a Telde.
Il tragitto è un vero regalo per gli occhi ed è la prova chiara dell'importanza economica, paesaggistica e culturale che ha avuto, e ha tuttora, il mandorlo per i grancanari in particolare e per tutti gli isolani canari in generale. Dall'epoca del suo passato splendore, attorno agli Anni '60 e '70, quando la produzione raggiungeva i 400 mila chili annui, bisogna dire però che la coltivazione ha sofferto un progressivo abbandono, dato che il mandorlo è stato sostituito in gran parte da altri alberi da frutto più redditizi e la popolazione rurale si è spostata a vivere sulla costa, attratta dalla più remunerativa attività turistica.
Tutto ciò, assieme alla mancanza di un piano di recupero da parte degli organismi pubblici, ha fatto sì che i mandorli abbiamo smesso d'essere una fonte importante di reddito per gli agricoltori grancanari passando a rivestire fondalmentalmente una funzione paesaggistica. L'eredità di questo passato splendore si mantiene solo nella tradizione pasticcera e all'interno delle Feste del Mandorlo in fiore locali, che quest'anno si celebrano rispettivamente la prima settimana di febbraio a Tejeda e la settimana successiva a Valsequillo.

martedì 4 gennaio 2011

PER LE CANARIE BISOGNA ASPETTARSI UN CLIMA SEMPRE PIÙ TROPICALE?


Una situazione climatica insolita si prospetta per l'arcipelago canario durante il 2011. Una serie di importanti alterazioni, come l'indebolimento dell'anticiclone delle Azzorre, l'aumento delle temperature del pianeta e lo spostamento della “corriente del chorro”, stanno portando scompiglio nella metereologia locale e c'è chi prevede già un clima sempre più tropicale per le isole spagnole.
José Luis Martel, tecnico dell'Agencia canaria para el cambio climático, spiega che la “corriente del chorro”, un flusso di venti molto potenti che soffia sull'Atlantico da ovest a est, «si è spostata verso nord e ciò provoca le forti gelate che si stanno registrando in quasi tutta l'Europa e, al contrario, le alte temperature che stanno dominando alle Canarie durante gli ultimi mesi».
L'innalzamento di temperatura cui Martel si riferisce è quello relativo ai dati presentati dagli scienziati della Agencia estatal de metereologia, che stimano tra uno e due gradi centigradi l'aumento medio delle temperature durante l'ultimo autunno alle Canarie, quando nel resto del Paese questo è stato intorno a 0,4 gradi centigradi in media.
E se c'è appunto qualcuno che già parla di un processo di tropicalizzazione delle Canarie, Martel dal canto suo conferma che i dati raccolti «vanno in questa direzione» e sottolinea che «si sta contemporanemanete estendendo la banda tropicale».
Il secondo fattore decisivo riguardo a questa alterazione climatica è l'anticiclone delle Azzorre, così come è chiamato il centro di azione metereologica che, localizzato tra quelle isole e Madera, ha effetti sul clima dell'Europa e in particolare delle Canarie, apportandovi tempo secco, soleggiato e caldo, fattori che sull'arcipelago spagnolo si attenuano grazie all'azione dei venti alisei provenienti da nord-est.
A questo riguardo, ci sono opinioni contrastanti: c'è che afferma che l'anticiclone si sia ormai spostato verso sud, consentendo a grandi perturbazioni di passare sui cieli delle Canarie come è avvenuto recentemente, e chi invece, come Jesús Agüera, responsabile delle previsioni metereologiche della Agencia estatal de metereologia, è più ottimista e afferma che l'anticiclone si è solo momentaneamente un po' indebolito.
In ogni caso, almeno per il prossimo futuro, gli specialisti sono concordi nel prevedere per le Canarie la tendenza a passare da un clima subtropicale a un clima tropicale, con temperature molto più alte e perturbazioni molto più virulente e frequenti che nel passato.
Tuttavia, Agüera sottolinea che «gli autunni più caldi sono abituali alle Canarie da molto tempo» e ricorda che «riducendosi l'incidenza dei raggi solari con l'arrivo dell'inverno, è normale che si registri un aumento delle perturbazioni dovuto a un effettivo indebolimento momentaneo dell'anticiclone delle Azzorre».
La cosa certa è che, suffragati dai dati o no, le alte temperatire, le forti piogge e gli episodi di vento sono sempre più abituali, soprattutto nelle isole più occidentali. La chiusura a più riprese dell'aeroporto de La Palma, avvenuta anche recentemente, ne è una prova indiretta.
Ma nonostante tutto, la “corriente de chorros” e l'anticiclone delle Azzorre, che tanto preoccupano attualmente alcuni scienrenziati, nel 2010 sono riusciti a dirottare almeno dodici perturbazioni verso la penisola iberica o le isole britanniche evitando che sorvolassero l'arcipelago e scaricassero su di esso la propria furia.
Così, l'unico dato certo è che qui alle Canarie almeno per ora è meglio tenersi stretti costumi da bagno e bikini, perché l'inverno promette davvero bene.
(nell'immagine in alto, una mappa termica con le zone più calde in color arancione. Le isole Canarie sono incluse in questa banda, un'area tropicale che secondo gli scienziati, mostra una chiara tendenza a espandersi)

SI SPERA IN 60 MILA FUMATORI IN MENO ALLE CANARIE CON LA NUOVA LEGGE SPAGNOLA


Finalmente anche in Spagna, con un ritardo di molti anni rispetto ai Paesi-pilota europei come l'Italia, dal 2 gennaio anche in Spagna è entrata in vigore una legge che vieta il fumo di sigaretta in tutti gli ambienti pubblici e non solo. Infatti la legge spagnola, ancora più restrittiva rispetto a quella degli altri Paesi, prevede il divieto di fumo anche nei parchi pubblici dove giocano bambini o nelle vicinanze di ospedali. Questa legge di civiltà, voluta a protezione delle persone che non intendono introdurre i veleni del fumo nel proprio corpo attivamente o passivamente, se da un lato è criticata dai fumatori che percepiscono come violata la propria libertà individuale o, da coloro che, come nel caso della clamorosa protesta un commerciante spagnolo affermano di non volersi in quanto vedono in questa legge una “cortina di fumo” sollevata da un governo (quello socialista di Zapatero) che in sette anni avrebbe a loro dire “distrutto sistematicamente” la Spagna (sic), dall'altro per alcuni (speriamo molti) sarà un'occasione per riflettere sull'assurdità, sull'inutilità e sulla pericolosità di questa pessima abitudine.
Le conseguenze di chi l'ha adottata come regola di vita sono molto rilevanti, e una buona prova è che il tabagismo è la prima causa di malattie evitabili e di morte prematura. Si stima infatti che ogni anno più di 50 mila persone muoiano prematuramente in Spagna a causa del consumo di tabacco. Anche se sono una ventina le malattie correlate direttamente o indirettamente con il tabagismo, le più importanti sono la pneumopatia ostruttiva cronica, il tumore del polmone e le malattie cardiovascolari. In totale, in Spagna, il costo sanitario del tabagismo si stima in più di 15 milioni di euro per anno.
Come spiega il direttore dell'Associazione per l'autoaiuto alla salute, Rafael García Gutiérrez, i benefici che derivano dallo smettere di fumare sono enormi, dato che per esempio «trascorso un anno di astinenza si riduce della metà il rischio di infarto e ictus e si migliora notevolmente la funzione polmonare».
Di fatto, in relazione al numero di anni durante i quali ha fumato e quelli di astinenza che l'ex fumatore raggiunge, il rischio di cancro al polmone può ridursi di un 20-90 per cento. Nello stesso tempo, il rischio di sviluppare un tumore della bocca diminuisce della metà in cinque anni dopo aver smesso di fumare, diventando pari a quello di una persona che non ha mai fumato in dieci anni.
Smettere di fumare non è facile, infatti si stima che in Spagna solo 4 fumatori su cento circa sono riusciti farlo nell'ultimo anno.
«Occorre un alto grado di motivazione» spiega Gutiérrez «ed è necessario anche contare su adeguate misure di appoggio che sicuramente fanno aumentare le possibilità di successo».
Inoltre si sa che interrompere l'assunzione di nicotina comporta veri e propri sintomi di astinenza come ansietà, irritabilità, difficoltà di concentrazione o insonnia, ma è vero che questi tintomi cominciano ad attenuarsi già dopo due-quattro settimane senza fumo.
Nella comunità autonoma delle Canarie, si stima che in seguito alla nuova legge, all'aumento del prezzo del tabacco e alla pubblicazione di pittogrammi sui pacchetti delle sigarette che informano sulla pericolosità del fumo, circa 60 mila abitanti dell'arcipelago, corrispondenti al 10 per cento della popolazione circa, potrebbero decidere di fumare durante il prossimo anno. Un cifra che tutti qui sperano sia davvero possibile e raggiungibile.

domenica 2 gennaio 2011

ARRESTATO A TENERIFE UN LATITANTE SICILIANO: STERMINÒ UN'INTERA FAMIGLIA NEL BRESCIANO


È in cella uno dei responsabili della strage avvenuta in una villetta a Urago Mella, alla periferia di Brescia, dove il 28 agosto del 2006 un'intera famiglia venne sterminata. Marito, moglie e figlio furono legati prima di essere uccisi a colpi di pistola e sgozzati. Una punizione esemplare per punire uno “sgarro”. Salvatore Marino, 50 anni, nipote dello storico boss mafioso di Paceco (Trapani) Girolamo Marino, conosciuto con il soprannome di “Mommo 'u nanu” per la sua statura, è stato catturato dagli uomini della squadra mobile di Trapani a Tenerife in collaborazione con lo Sco e l'Interpol. È stato un agente della polizia penitenziaria italiana, in vacanza nell'isola spagnola, a riconoscere il latitante che viveva in un lussuoso residence e a dare l'allarme.
Salvatore Marino e il cugino Vito, di 44 anni, imprenditore vitivinicolo e figlio del capomafia, che è tuttora latitante, erano stati condannati all'ergastolo il 7 giugno scorso dalla Corte d'assise d'appello di Brescia per triplice omicidio. Nella strage furono uccisi l'imprenditore Angelo Cottarelli, 56 anni, la moglie Marzenna Topor, una polacca di 41 anni, e il figlio Luca di 16. Il movente della strage sarebbe maturato nell'ambito di una truffa da 12 milioni di euro ai danni della Regione Siciliana e dell'Unione Europea. Un affare già avviato con l'erogazione di 8 milioni per realizzare una cantina nel Trapanese. Cottarelli avrebbe avuto il compito di produrre le false fatturazioni che servivano per gonfiare le spese sostenute per la cantina.
Dalle indagini della Guardia di Finanza era emerso che l'imprenditore ucciso gestiva di fatto la Dolma srl, una delle due società bresciane su cui era imperniato il trucco delle fatture gonfiate che coprivano il 90 per cento del finanziamento ottenuto dalla Vigna Verde, di Paceco (Trapani) che aveva avviato l'attività e cui era destinato il finanziamento. Ma qualcosa non sarebbe andata per il verso giusto e i Marino avrebbero organizzato una spedizione punitiva finita nel sangue, anche se i giudici della Corte d'assise d'appello hanno escluso la premeditazione. In pratica i due cugini trapanesi non sarebbero venuti a Brescia per uccidere, ma un imprevisto li avrebbe indotti a compiere la strage. L'accusa nei confronti di Salvatore e Vito Marino, assolti in primo grado, si è basata anche sulle dichiarazioni di Dino Grusovin, arrestato con loro nella fase iniziale delle indagini. Quest'ultimo aveva poi collaborato con gli inquirenti e le sue dichiarazioni avevano ricoperto un ruolo determinante per ricostruire la strage.
Nel processo d'appello il verdetto nei confronti dei due imputati, che frattanto erano stati scarcerati dopo due anni di custodia cautelare, fu ribaltato. Ma i due cugini, sottoposti agli obblighi della sorveglianza speciale, subito dopo la sentenza si resero irreperibili. Ieri la latitanza di Salvatore Marino si è conclusa davanti agli agenti della squadra mobile di Trapani, che da sei mesi gli davano la caccia.
(articolo e foto di Salvatore Marino da La Repubblica di domenica 2 gennaio 2011)