domenica 31 maggio 2009

VIAGGI MENO CARI PER LE CANARIE: LO PROMETTE ZAPATERO

A partire dalla prossima estate, i turisti che vorranno trascorrere una vacanza alle Canarie potranno risparmiare. Lo ha promesso durante una riunione a Madrid José Luis Rodriguez Zapatero, il capo del Governo spagnolo, che su sollecitazione di Rafael Gallego, presidente della Federazione spagnola dell'Associazione delle agenzie di viaggio, ha assicurato che studierà la possibilità di accogliere le richieste degli impresari turistici per la riduzione dei prezzi sui viaggi verso le località insulari della Spagna, tra cui le Canarie. Il presidente Zapatero, infatti, ben conscio dell'importanza dell'attività turistica per l'economia di queste isole (dotate di un clima ritenuto tra i migliori al mondo e per questo dette “fortunate”, ma penalizzate dalla lontananza rispetto alla penisola iberica), si è dimostrato sensibile alle richieste degli impresari turistici. Il loro scopo è rilanciarle come una tra le principali mete di vacanze in Spagna, dando loro un nuovo impulso che le aiuti a superare questo momento di crisi economica mondiale.
In particolare gli operatori canari hanno chiesto di ridurre il prezzo dei biglietti aerei sulla tratta Penisola-Canarie di una quota fino al 50 per cento, di abbassare l'Iva sui prodotti turistici dal 17 al 7 per cento e di congelare le tasse aeroportuali a partire dal 1° luglio, in coincidenza con il maggior flusso di visitatori, e fino a quando si potrà dire terminata la crisi economica. Misure che potrebbero consentire ai turisti di abbattere considerevolmente il prezzo del soggiorno su queste isole.
È la prima volta che un presidente del Governo spagnolo si riunisce con un'ampia rappresentanza del settore.  

sabato 30 maggio 2009

FESTA DEL VINO MALVASIA A LA PALMA. 56 PRODUTTORI IN SIMPOSIO


Si sta svolgendo per la prima volta nelle Canarie, ed esattamente a Fuencaliente (sull'isola di La Palma), il Simposio del vino Malvasia, giunto alla terza edizione e patrocinato dalla locale Organizzazione della Vigna e del vino. L'inaugurazione è avvenuta nei giorni scorsi alla presenza di produttori ed enologi di vari Paesi specializzati in questa varietà d'uva. In particolare, sono presenti 34 produttori canari di Malvasia e 22 provenienti da Brasile, Portogallo (isola di Madera), Italia, Croazia e Spagna peninsulare (Catalogna e Baleari). Ed esperti in arrivo da Brasile, Cile, Italia, Francia, Germania, Inghilterra e Slovenia. 
In totale, partecipano al concorso per la designazione del miglior Malvasia 54 produttori di vino spumante, dolce, semidolce e secco. 
Durante la cerimonia d'apertura la presidente del Consiglio comunale, Guadalupe Gonzales Tano, ha dichiarato che questo evento “rappresenta un'opportunità rilevante affinché gli esperti di Malvasia locali prendano coscienza di quanto questo vino sia importate per l'isola come elemento culturale”. 
Apprezzato dagli antichi greci, infatti, il Malvasia è giunto fino a noi grazie a pochi produttori che coltivano ancora con estrema fatica il vitigno originale e producono un vino che si può ottenere solo grazie a un grande lavoro e a una cura particolare.
Si tratta dunque di un appuntamento importante per i viticoltori di La Palma e canari in generale, oltre che di una promozione molto interessante per l'isola ospite. Alle Canarie è riconosciuto ormai un ruolo da protagoniste nella storia della coltivazione di quest'uva leggendaria. In particolare a La Palma, ci sono molte ottime coltivazioni di Malvasia sul Roque de los Muchachos, la montagna (un vulcano spento) che domina l'isola e che tra l'altro accoglie alcuni tra gli osservatori astronomici più importanti al mondo grazie all'ottima qualità del cielo notturno. Qui, a 2400 metri di altezza sul livello del mare, si coltivano molte vigne di Malvasia che producono un'uva di grande qualità. Infatti la maturazione dei grappoli avviene più lentamente, ma la carenza di ossigeno fa sì che gli aromi si mantengano perfettamente. Dunque si può facilmente ammirare la distesa di vigne cariche di grappoli con sullo sfondo la forma insolita di un avveniristico osservatorio astronomico, un singolare connubio tra antichità e modernità che emoziona. 
Le Canarie rappresentano la regione spagnola, e forse la zona europea, con la maggiore estensione di terreno dedicata alla coltivazione del malvasia aromatico. Qui in realtà esistono due tipi di quest'uva: l'aromatica, appunto, e la vulcanica, esclusiva delle Canarie e che si coltiva prevalentemente a Lanzarote. Dopo un lungo procedimento burocratico, i viticoltori canari hanno ottenuto dal Ministero dell'agricoltura l'inserimento della vite per il malvasia vulcanico nel Registro delle varietà vitivinicole di Spagna. La loro prossima mossa sarà il riconoscimento per questa varietà d'uva da parte dell'Organizzazione internazionale della vigna e del vino.
Purtroppo, però, per questo vino antico gli esperti non preconizzano un futuro molto facile. Del resto ancor oggi, a torto, il vero Malvasia è un prodotto di nicchia, per intenditori, una “stella dell'enologia” poco conosciuta dal grande pubblico. Ma i produttori canari cercano in tutti i modi di dimostrare che il suo destino non è segnato e che, anzi, questa “stella” brillerà ancora a lungo. Sembra che possibili mercati interessanti per il Malvasia possano essere l'Inghilterra e il Giappone. 
In appendice alla manifestazione, apprendiamo che la grande medaglia d'oro è stata attribuita a un Malvasia del 1983 della cantina Justino's di Madera. Tre delle quattro medaglie d'oro sono toccate ad altrettanti vini prodotti a La Palma: un Malvasia del 2005 della cantina Tamanca, una riserva del 2005 di e una del 2000, entrambi della cantina Teneguia.
La denominazione di origine dei vini di La Palma è stata accolta con molto favore ed è stata riconosciuta così l'ottima qualità dei suoi vini Malvasia, che possono ormai considerarsi tra i migliori al mondo.     

È SALVO MOSZY, IL RAGAZZO ALBINO ARRIVATO DALL'AFRICA

Arrivano a decine, impauriti, stremati di freddo e di sete, su barconi scassati dalle coste dell’Africa subsahariana, all’inseguimento di un sogno che inevitabilemente s’infrangerà sulle coste delle isole Canarie, a solo un centinaio di chilometri dalla costa della Mauritania. Giovani, ragazzi africani che sfuggono alla miseria e alle guerre civili sperando di crearsi un piccolo varco verso la ricca e bianca Europa, che forse consentirà loro una vita migliore, e così attraversano l’Oceano per giorni e notti, in balia del vento e delle onde. Dopo i primi soccorsi presso i centri di accoglienza temporanea, tutti vengono regolarmente mandati nella penisola per l’identificazione e l’accertamento della provenienza, e poi rimpatriati. Ma nei prossimi giorni le autorità spagnole faranno un’eccezione. Tra i tanti giovani dalla pelle scura, giunti sulla spiaggia di Tejita, nel sud dell’isola di Tenerife, la maggiore delle Canarie detta anche la Lampedusa di Spagna, giorni fa è arrivato anche un giovane dalla pelle inequivocabilmente e singolarmente chiara, anche se segnata dalle ustioni dovute alla permanenza di giorni in mare aperto, sotto il sole cocente di questa zona subtropicale. Si tratta di Moszy, 18 anni, un giovane africano albino originario della Mauritania, che appena sbarcato ha raccontato alle autorità locali la sua drammatica storia e ha chiesto asilo. Una richiesta singolare agli occhi di chi non sa che cosa significhi essere albino in certi Paesi africani. Lo ha spiegato con le lacrime agli occhi lo stesso giovanissimo migrante. Quelli come lui sono considerati esseri diversi, speciali, ma proprio a causa di questo pregiudizio utilizzabili in modo barbaro per riti magici propiziatori che dovrebbero apportare fortuna e ricchezza. Possono venire perfino uccisi e decapitati per usare i loro organi interni, le loro dita e altre parti del corpo come amuleti e il sangue come fluido apportatore di benessere. È quello che è successo recentemente in Tanzania a una bambina di sei anni, decapitata e mutilata davanti al proprio padre, perché colpevole semplicemente di essere albina. E proprio recentemente un tribunale del Burundi ha comminato pene molto severe per alcune persone che hanno ucciso alcune persone e alcuni bambini albini, anche se qualcuno  tra gli assassini è riuscito a sfuggire alla giustizia nascondendosi sulle montagne. Ed è così che, dopo aver sopportato per diciotto anni le morbose attenzioni e le persecuzioni degli abitanti del suo villaggio, Moszy ha deciso di fuggire in Europa, dove ha saputo che la sua anomalia non è affatto un problema. Paria tra i paria nel suo Paese, ha capito che questo era anche l’unico modo per evitare alla sua famiglia, oltre all’angoscia di annoverare una creatura così diversa tra i suoi membri, anche l’onere di cure costose nel tentativo di proteggere dal sole africano il suo organismo così delicato. Così, giorno dopo giorno, per anni ha racimolato un soldo dopo l’altro per pagarsi il suo angolo di barcone e tentare la fortuna, sfidando le correnti oceaniche. Gli è andata bene, così come agli oltre 600 immigrati africani che sono approdati sulle coste Canarie dall’inizio dell’anno. Ma a lui andrà ancora meglio. Non sarà rispedito al mittente come tutti gli altri, ma verrà accolto sul suolo spagnolo proprio per evitargli altre persecuzioni, altre violenze, altre barbarie. Lo sta decidendo i il “Comitato spagnolo di aiuto al rifugiato” di Madrid, che sicuramente accoglierà la sua richiesta di asilo. Dalla sua ci sono le testimonianze dei missionari e degli antropologi, che possono confermare i gravi rischi per chiunque sia portatore di questa anomalia cutanea in terra africana. 

CANARIE, HAWAII E CILE UNITI PER LA PROTEZIONE DEL CIELO


Il seminario scientifico internazionale, che si è svolto recentemente a Canada del Rio, nell’isola di Fuerteventura (Canarie) sotto il patrocinio dell’iniziativa Starlight dell’Unesco e l’Unione internazionale di astronomia, è culminata con una proposta per definire i cieli delle isole Canarie, delle Hawaii e del nord del Cile come “Patrimonio dell’umanità” per l’importanza che presentano per la comunità scientifica internazionale. Il documento è stato sostenuto dai rappresentanti del Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco, dell’Unione internazionale di astronomia e dell’Istituto di astrofisica delle Canarie, oltre che dell’Organizzazione mondiale del turismo e della Convenzione europea del paesaggio. Ora, dunque, sarà possibile cominciare il processo di riconoscimento dei luoghi del pianeta, come quelli appena citati, che per la qualità dei loro cieli, associata ai valori culturali, ambientali, scientifici e astronomici, possono appunto aspirare a dichiararsi Patrimonio dell’umanità. Inoltre, i partecipanti al seminario hanno fissato criteri in base ai quali, a partire da quest’anno, in tutti i luoghi dichiarati Patrimonio dell’umanità e con nomine speciali si introducano schemi di lavoro per  la protezione del cielo. Il 2009 infatti è stato proclamato dall’Onu “Anno internazionale dell’astronomia e della difesa del cielo notturno”, allo scopo di celebrare il quattrocentesimo anniversario da quando Galileo Galilei, nel 1609, puntò per la prima volta il cannocchiale da lui perfezionato, dando così inizio alle prime, vere osservazioni astronomiche scientificamente valide e alla nascita dell’astronomia moderna.

I cieli delle Canarie, ultimo lembo d’Europa nei mari africani (sono situate nell’Oceano atlantico a un centinaio di chilometri a ovest dalle coste di Marocco e Mauritania), oltre che di un clima considerato tra i migliori al mondo, possono godere anche dei cieli più limpidi e sgombri da nubi che ci siano, e per questo da molto tempo sono state scelte per l’installazione di grandi osservatori astronomici, che consentono osservazioni astronomiche determinanti per la ricerca scientifica. In particolare, sulle pendici vulcaniche dell’isola di La Palma, la più occidentale delle Canarie, si trovano gli osservatori di Roque de Los Muchachos. È qui che si trova la più alta concentrazione di osservatori di tutto il pianeta. L’isola, infatti, possiede le condizioni ideali per osservare costellazioni e galassie: soltanto 63 giorni l’anno con il cielo nuvoloso. Per la precisione, gli osservatori sono situati tutti a poca distanza l’uno dall’altro sulle pendici nord-ovest del vulcano spento Taburiente, a nord dell’isola, che si erge fino a 2.400 metri. A queste quote il cielo è sempre cristallino e trasparente, con bassi livelli di turbolenza (che impediscono movimenti ascensionali di nubi) e inquinamento ottico pressoché inesistente. Spuntano dalle scure rocce vulcaniche come strani funghi metallici dalle varie dimensioni. Alcuni sono davvero imponenti, come quello spagnolo, il Grantecan, dotato di una lente a specchio del diametro record di ben 10 metri. Anche l’Italia è presente con il modernissimo osservatorio Galileo, progettato e gestito da nostri scienziati. Lavorano di notte, frugando nell’universo alla ricerca di stelle quasar o supernovae, stelle del tipo solare situate a molti anni-luce dalla Terra, e magari di indizi del big bang che ha dato l’avvio alla creazione del cosmo. Il Galileo, attivato nel 1996 e costato 30 milioni di euro, ha 5 strumenti ottici computerizzati, sempre operativi. Può essere visitato da chiunque, dai semplici amanti dell’astronomia fino alle famiglie con bambini.

32 BANDIERE AZZURRE A 5 DELLE 7 ISOLE

Sono 32, sette più che lo scorso anno, le bandiere azzurre attribuite alle più belle, curate e attrezzate spiagge delle isole Canarie dalla Fee, Fondazione europea per l’Educazione ambientale, e dall’Adeac, Associazione di Educazione ambientale e del consumatore. Secondo il Consiglio della Sanità del Governo delle Canarie, questi importanti riconoscimenti premiano “la qualità ambientale, la cura dell’ambiente, l’accessibilità e i servizi, oltre che l’esemplare livello di qualità dell’acqua” di queste spiagge. Il maggior numero di bandiere azzurre conquistato quest’anno è il frutto dello sforzo congiunto dell’Adeac con le autorità autonome e locali, del maggior numero di visite di controllo e di consulenze, così come dell’organizzazione di corsi di formazione superiore nel salvataggio e nel soccorso. Delle 32 spiagge che hanno conquistato il premio internazionale, otto sono di Gran Canaria. A Las Palmas, la capitale dell’isola e dell’acipelago, mantengono la bandiera azzurra quelle di Las Canteras e La Laja; a Telde, una località vicina, quella di Melenara; nel municipio di San Bartolomé de Tirajana, nel sud dell’isola (la zona più turistica), quelle di San Agustin, Playa del Ingles e Maspalomas; infine, nella località di Mogan, non lontano, quelle di Amadores e Playa de Mogan.

Premiati ancora una volta il Centro di interpretazione della Riserva naturale delle dune di Maspalomas e l’Aula de la Naturaleza de Pàjara, a Fuerteventura.

Nell’ambito dei porti turistici, le bandiere azzurre sono state attribuite a Puerto de Mogan, Pasito Blanco (per Gran Canaria) e Puerto Calero (Lanzarote).

Infine il “riconoscimento tematico” è andato gruppo di salvataggio, primo aiuto e soccorso della città di Telde.

GLI ALTRI PREMI

Tenerife Bandiera azzurra alle spiagge di El Medano, Leocadio Machado e La Tejita, a Granadilla de Abona; Las Vistas, di Arona; Troya I-II (Americas I-II); Fanabé, di Adeje; La Arena, di Santiago del Teide; El Socorro, di Los Realejos; Playa Jardin e San Telmo, di Puerto de la Cruz; La Arena (Mesa del Mar), di Tacoronte.

Furteventura Premiate le spiagge di Gran Tarajal, di Tuineje; El Matorral e Butihondo, di Pàjara; Grandes Playas, di La Oliva; Playa Blanca, di Puerto del Rosario.

Lanzarote All’isola più a Nord dell’arcipelago, 4 bandiere azzurre: a quella di Matagorda, Los Pocillos e Playa Grande, del municipio di Tìas; Playa Blanca, di Yaìza.

La Palma Premiate le spiagge di Los Cancajos, a Brena Baja; Puerto Naos e Charco Verde, di Llanos de Aridane.