domenica 29 agosto 2010

CONOSCIAMO CAROLA, UNO DEI TANTI “PADENCOS CANARIOS” ABBANDONATI DA CACCIATORI SENZA SCRUPOLI


Ai cacciatori seri e responsabili non salterebbe mai in mente, ma è certo che più del 40 per cento dei cani accolti nei rifugi di Gran Canaria e Fuerteventura appartengono alla razza del “padenco canario”, un animale che, tra le tante, eccezionali caratteristiche, ha quella di essere fedele al proprio padrone e un suo insostituibile alleato nella caccia.
Questa triste realtà, che i responsabili dei centri di accoglienza possono testimoniare ampiamente, è confermata dal fatto, altrettanto ben constatabile, che ogni giorno aumena il numero dei padencos abbandonati nelle zone interne e montagnose delle suddette isole proprio quando incomincia la stagione della caccia.
È il caso di Carola (nella foto C7.es), che da tre anni vive nella zona del Mirador del Pico de Las Nieves, dove recentemente ha partorito cinque cuccioli che sopravvivono grazie alla buona volontà e al buon cuore di Koki Santana, che ammazza la propria solitudine di fronte a un camion-tenda dove vendono aloe vera, bibite fresche e panini in estate e aloe vera, panini e ron miel in inverno.
Secondo Koki, per la zona passano molti cani, e sono rari quelli che i proprietari vengono a cercare. È il caso di Carola e da pochi giorni quello di Nera, un animaletto denutrito e zoppo che cerca di superare la furia della sua compagna di sventura nell'agguantare il cibo che gettano loro dal camion o che ogni settimana porta loro una coppia di italiani, sospesi tra stupore e indignazione per l'abbandono di questi poveri animali.
Le associazioni di cacciatori non danno credito a questo allarmante aumento di abbandoni, però tra i veterinari responsabili di centri e rifugi che accolgono i cani randagi e gli isolani delle zone alte si constata che, qualunque sia il motivo, ogni giorno sono sempre più numerosi i padencos abbandonati al loro destino nei campi, dove spesso rischiano una morte crudele per fame o per sete.
Alcuni ignorano l'abitudine di un tempo, quando un cacciatore era capace di sborsare 3 mila euro per ottenere un buon cane e una cartuccia per poi liberarsi di quello che non fosse in grado di puntare bene o che si spaventasse degli spari.
I portavoce di un rifugio di Bañaderos, per esempio, affermano che tra i cani che vi giungono ogni giorno è raro che non ci siano due o tre padencos, una razza difficile da adottare, se non da tedeschi.
La legge stabilisce che i cani siano portatori di un chip o di un tatuaggio che indichi a chi appartiene, utile in caso di smarrimento o incidente. Se tutti i proprietari la osservassero, non ci sarebbero cani abbandonati, perché la Guardia Civil non scherza con chi mette in pratica questa vera e propria barbarie. Purtroppo succede che alcuni cacciatori tengano molti più animali di quelli che la quota legale consente e curino e regolarizzino solo i migliori, lasciando però i meno abili senza alcuna protezione. Ma mentre un allevatore porta al macello una mucca che ha dei problemi, alcune persone senza scrupoli che si ritengono cacciatori, quando hanno un cane che sta male o si spaventa agli scoppi del fucile, optano per la soluzione più crudele per l'animale, cioè l'abbandonano in campagna, mentre sarebbe preferibile, secondo l'opinione di molti cacciatori coscienti, colpirlo con una pallottola in modo tale che soffra una sola volta.
I pacencos abbandonati hanno un problema in più: molto difficilmente risultano adottabili, in quanto nessuno se li immagina vivere in un appartamento o passeggiare al guinzaglio di una signora o di un bambino.
A Fuerteventura il centro Okapi promuove campagne di adozione in Germania, dove decine di questi poveri animali abbandonati dai cacciatori isolani trovano un nuovo padrone e una nuova famiglia. In altri centri canari, poi, non è permessa l'adozione da parte di cacciatori, pur buone che siano le loro intenzioni.
Quanto a Carola, ha incontrato in Koki Santana un nuovo padrone e nei turisti di passaggio degli amici autentici. Il Pico de las Nieves è frequentato da corvi e altri uccelli, anche loro attratti dalla generosità del padrone del camion-tenda, e qui non è raro che compaiano altri padencos abbandonati in cerca di acqua e cibo. Carola è arrivata da tanto tempo e ha deciso, lei sola lo sa, con chi e come creare una famiglia monoparentale e numerosa.
All'inizio ha allattato i suoi cuccioli, però adesso questi sono diventati più esigenti e a volte si vede obbligata a ricorrere alle sue antiche arti, così proprio per loro va a caccia di qualche coniglio. All'occorrenza trova l'aiuto e l'affetto di Koki, dei suoi amici italiani e degli altri visitatori del Pico de las Nieves. Diverse volte i rifugi della zona sono stati avvisati perché venissero a prenderla, ma lei è riuscita sempre a evitare il laccio e a restare qui.

sabato 28 agosto 2010

A LANZAROTE, VINI DI SCIENZA E PASSIONE


I greci preferivano coltivare viti di fronte al mare perché
così ricevevano i venti carichi di aromi salini. In qualche modo, era come far convivere la terra e il mare in un bicchiere
di vino. Alberto Gonzalez, direttore della cantina Stratus di Lanzarote, una delle più avanzate tecnologicamente in Europa, ha percorso il mondo in lungo e in largo per dotarla di apparecchiature modernissime.
«Abbiamo fatto notevoli investimenti per produrre vini di alta qualità» afferma. Tuttavia tutti questi macchinari arrivati qui da Germani, Francia e Italia, e controllati da un computer centrale, non si sono certo sostituiti alla vecchia passione che ha portato l'azienda a produrre vini in grado di provocare il piacevole stordimento dei sensi.
Racchiusa in taniche di acciaio inossidabie, l'uva malvasia fermenta nel modo giusto e presto presto darà luogo a un grande vino.
«Sono molto contento della qualità di tutte le varietà» commenta Gonzalez.
Il segreto dei 59 premi, a partire dall'apertura della cantina Stratus avvenuta nel 2008, compreso quello per il miglior moscatel del mondo e miglior vino delle isole Canarie l'anno scorso, comincia con la minuziosa selezione non solo di ogni grappolo ma anche di ogni acino, fatta mediante un'operazione manuale. Ma poi è la scienza a occuparsi del resto.
Una macchina capta l'aria, la comprime e separa l'ossigeno dal nitrogeno. Se si entra nel locale dove è situata, si può notare come le narici si decongestionano come per miracolo. A questo punto, il nitrogeno, un gas inerte, viene introdotto nelle taniche prima di riempirle, in modo da garantire la purezza del prodotto.
Un altro miracolo tecnologico consiste nell'ossigenazione controllata delle taniche di acciaio, processo che sostituisce l'invecchiamento in barriche di legno.
«L'acciaio inossidable è molto pulito, però non respira, ed è per questo che lo si aggiunge al loro interno» spiega l'enologo.
A questo punto si verifica un piccolo terremoto. La tanica trema e al suo interno si agita un'oscura tempesta. Il Sistema Ganimede, con marchio italiano, si è attivato proiettando il gas carbonico e agitando fortemente le bucce accumulate nella parte superiore della tanica perché possano mescolarsi con il liquido sottostante, che così può impregnarsi del colore rubino.
«In caso conrario, potremmo fare vino bianco da una scura» spiega ancora Alberto Gonzalez.
Attorno alle viti che attorniano la cantina sono stati piantati roseti. Quando ci sono attacchi da parte di insetti o parassiti, vengono colpiti con un anticipo di una settimana rispetto alle vigne. È la tecnologia della natura.
(nella foto da laprovincia.es l'enologo Alberto Gonzalez nella cantina Stratus di Lanzarote, di cui è direttore)


IL LAGARTO GIGANTE SPECIE IN PERICOLO. MA IN UN CENTRO SPECIALIZZATO DI LA GOMERA SONO IN ARRIVO NUOVI PICCOLI


Ultimamente il Centro di allevamento e riproduzione del Lagarto (lucertola) gigante di La Gomera, nella località Valle del Rey, ha registrato una ventina di nascite e conta così di superare i risultati degli anni precedenti, dopo il cambio nell'alimentazione (a frutta e verdura è stata aggiunta progressivamente erba, e inoltre sono stati raddoppiati i pasti) e nella cura di questi animali.
Alcuni operatori del Lagartario assicurano infatti che altre femmine sono gravide, dunque bisognerà aspettare il prossimo settembre per fare una conta definitiva dei nuovi nati, ma le prospettive sono buone.
Alla nascita i lagartos pesano fra 3 e 5 g, per poi arrivare a 110 g circa ai due anni di età.
Nel Centro di La Gomera le uova vengono sistemate in incubatrici e, una volta schiuse, i piccoli vengono trasferiti in terrari di vetro, ed è a questo punto che cominciano a essere nutriti con composta di frutta, piccoli insetti ed erbe.
Attualmente il Centro di allevamento e riproduzione di La Gomera accoglie un centinaio di esemplari e intende arrivare a 250, così da poter lasciarne liberi in parte e immetterli nell'ambiente naturale.
In questo periodo le visite al Lagartario sono limitate per evitare rischi di contaminazione (anche batterica) che potrebbero ostacolare la buona riuscita dell'iniziativa.
Le varie sottospecie di Lagarto gigante che vivono su ciascuna delle isole Canarie si trovano tutte più o meno allo stadio che precede l'estinzione ossia in “pericolo critico”, secondo la “lista rossa” delle specie minacciate redatta dall'Unione internazionale per la Conservazione della natura (e finanziata dalla Comissione europea), il cui obiettivo è studiare misure per evitare la perdita di biodiversità. Ciò a causa dei numerosi incendi e dell'estensione degli insediamenti umani, che restringono sempre più gli spazi in cui questi animali possono vivere e riprodursi. E se finora la situazione è stazionaria, con poche nascite allo stato naturale, gli ambientalisti locali vigilano perché non peggiori ulteriormente. Anzi, come dimostra questa iniziativa del Centro di allevamento e riproduzione di La Gomera, lo sforzo è proprio quello di invertire la tendenza.

venerdì 27 agosto 2010

IL CUORE DI FEDERICO BATTE ANCORA. COSI' LO HANNO RICORDATO SULLA SPIAGGIA DI LA OLIVA (FUERTEVENTURA)



Ieri la spiaggia di La Oliva (Corralejo, Fuerteventura) è stata teatro di una cerimonia molto commovente per ricordare Federico, il bambino italiano di 10 anni che la settimana scorsa è morto in seguito al terribile incidente occorsogli proprio qui. Per gioco, infatti, e avventatamente, aveva scavato una buca profonda rimanendo poi sepolto dalla conseguente frana di sabbia tutta attorno a lui. Gli operatori della Croce Rossa e i volontari lo avevano soccorso immediatamente ma avevano faticato molto per disseppellirlo, e la permanenza di oltre venti minuti sotto quello spessa coltre di sabbia gli aveva tolto l'ossigeno troppo a lungo e aveva messo a dura prova le funzioni vitali del suo cervello. Trasportato d'urgenza con un elicottero all'Ospedale Materno Infantil di Las Palmas de Gran Canaria, era rimasto ricoverato per alcuni giorni in stato d'incoscienza e poi, sfortunatamente, è deceduto.
Ieri, appunto, sulla spiaggia davanti all'Hotel Oliva Beach un gruppetto di amici ha voluto ricordarlo con una cerimonia semplice, ma molto significativa. Hanno riempito il punto della spiaggia dove è avvenuta la disgrazia con fiori, hanno posato un pallone da football, la grande passione di Federico, e tracciato la scritta “Fuerteventura, con Cristina e Marco”, con la quale hanno espresso affetto e vicinanza verso i genitori del piccolo.
Nella tristezza dell'occasione, anche un momento di speranza. Gli amici hanno infatti ricevuto dalla famiglia il messaggio che gli sforzi per salvarlo, anche se non hanno potuto mantenerlo in vita, non sono stati del tutto vani. I genitori, commossi per la solidarietà espressa dagli abitanti di La Oliva, hanno annunciato loro che il cuore di Federico batte ancora nel petto di un altro piccolo, al quale è stato donato.
(nelle foto da C7.es e laprovincia.es due momenti della cerimonia per ricordare Federico)

È GIA' ARRIVATA A LANZAROTE LA NAVIGATRICE OLANDESE LAURA DEKKER, 14 ANNI, CHE ATTRAVERSERA' IL MONDO IN SOLITARIA


Dopo essere partita per Gibilterra, e aver cominciato così il giro del mondo per una traversata in solitaria, la navigatrice olandese Laura Dekker, 14 anni, è arrivata a Lanzarote. Alle Canarie si fermerà per uno scalo di circa due mesi, nell'attesa che abbia termine la stagione degli uragani nell'Oceano Atlantico occidentale. Nel frattempo, Laura dedicherà i mesi da trascorrere su queste isole a portare avanti i suoi impegni scolastici, ai quali dovrà assolvere anche durante la sua avventura in mare.
A soli 14 anni, Laura vuole diventare la persona più giovane al mondo in grado di realizzare un giro del mondo in veliero e in solitaria, impresa che potrebbe durare circa due anni.
Attualmente, il record appartiene all'australiana Jessica Watson, che in passato ha portato a termine una simile traversata due giorni prima di compiere 17 anni.
Laura Dekker ha in programma di continuare la navigazione per fare rotta verso Panama, le isole Galapagos, la Polinesia francese e l'Australia, per poi fare ritorno in Olanda.
Il progetto della giovanissima e intraprendente navigatrice ha sofferto un notevole ritardo poiché un anno fa il tribunale olandese aveva bloccato la sua partenza, motivando il veto con il pericolo rappresentato da una tale impresa per una ragazza giovane come lei. Per lo stesso motivo aveva in parte revocato la patria potestà a suo padre, reo di aver autorizzato la traversata.
Infine, il 27 luglio scorso, una corte della città di Middelburg ha revocato la custodia esercitata su di lei dai servizi olandesi di protezione su minori, ritenendo che Laura Dekker era da tempo pronta per iniziare il proprio viaggio, dopo un anno di preparazione e allenamento. Subito dopo, Laura è salpata per Gibilterra e Lanzarote.

mercoledì 25 agosto 2010

FOBIE PATOLOGICHE: NE SOFFRONO QUASI 15 CANARI SU CENTO. MA SI POSSONO VINCERE


Tra il 10 e il 15 per cento della popolazione canaria va incontro a un episodio di paura patologica che richiede un trattamento specializzato, nel corso della vita.
«La maggior parte delle persone soffre di fobie, di timore di cose o situazioni perché la paura è un'emozione naturale e spesso utile e positiva per l'essere umano, però solo in una piccola percentuale queste richiedono effettivamente un aiuto psicologico perché risultano troppo forti e paralizzanti» afferma Eduardo Cabrera, psicologo clinico del Programma Infanzia e Famiglia dell'Ayuntamiento de San Bartolomé de Tirajana (Gran Canaria).
Stando alla letteratura scientifica, esistono numerose fobie che riguardano innumerevoli oggetti o situazioni in grado di provocare repulsa e perfino terrore nelle persone più sensibili.
«Ma in realtà, queste fobie possono essere tante quante sono gli individui che ne soffrono, perché ognuna elabora la propria paura adattandola all'oggetto che teme, con infinite varianti personali» aggiunge l'esperto.
Ed è così che, accanto alle classiche fobie degli spazi aperti o di quelli chiusi (che per esempio possono impedire ad alcune persone di uscire di casa e di recarsi al lavoro), si annoverano anche le paure che riguardano i tuoni o gli aghi, tanto per fare due esempii. Ma una delle fobie più diffuse è quella sociale, ossia la paura di relazionarsi con gli altri.
«È necessario chiedere prontamente un aiuto competente ogni volta che si soffre di una paura che limita la propria attività quotidiana» aggiunge il dottor Cabrera «perché un disturbo fobico che dura da molto tempo implica una prognosi peggiore e richiede un maggiore sforzo per essere vinto. Comunque, secondo la mia opinione, le fobie in generale, e soprattutto la fobia sociale, continueranno ad aumentare, al pari di altri disturbi come lo stress e l'ansietà».
Per molti terapeuti, il trattamento con l'esposizione graduale all'oggetto o alla situazione che temono sono certamente il primo passo necessario da compiere.
«Però è ancora più importante considerare il contesto» precisa Marco Martin del Castillo, psicologo clinico (psicologialaspalmas.com). «A volte infatti la fobia rappresenta un po' il modo di concepire la vita e di affrontarla di chi ne soffre».
Le persone colpite assicurano che tutto cambia quando si affronta in modo deciso il problema e si chiede un aiuto professionale. Il giorno in cui accettano le proprie paure, infatti, per molte di loro è come riprendere in mano il timone della propria vita.
(nella foto da laprovincia.es, il dottor Eduardo Cabrera, psicologo clinico del Programma Infanzia e Famiglia dell'Ayuntamiento de San Bartolomé de Tirajana - Gran Canaria)

AH, LE TAPAS, CHE PASSIONE! IN AGOSTO A LA PALMA NE PUOI ASSAGGIARE A VOLONTA'



Più di 15mila tapas consumate, 11.200 visite al sito web ufficiale della manifestazione e circa 1.500 voti per l'elezione del Gallo Popular sono ilbilancio dei primi quindici giorni della V Ruta gastronomica del Gallo, organizzata sull'isola canaria de La Palma dalla Antena Local de la Camara de Comercio con la collaborazione della Zona Comercial Urbana de Los Llanos de Aridane, il Gobierno de Canarias, il Cabildo dell'isola, i tre municipi della zona, alcune imprese locali e l'Asociacion europea de cucineros Euroteques.
Nel sondaggio settimanale dell'organizzazione, il 90 per cento dei 21 locali che partecipano all'evento sono concordi nell'affermare che i risultati finora registrati superano abbandantemente le aspettative iniziali e sperano di mantenere lo stesso indice de affluenza dei consumatori sino a fine mese, dal momento che la Ruta si conclude il 31 agosto.
Come per gli anni precedenti, ai tradizionali premi del Gallo de oro, de Plata, de Bronce e Popular, la Ruta del Gallo aggiunge la Gallotapa, con la quale il giurato della Ruta gastronomica segnalerà la tapa più originale tra quelle in concorso.
Finora il giurato della Ruta gastronomica, coadiuvato da un chef di cucina di un noto hotel dell'isola, da un rappresentante del Departamento de Hosteleria del IES Virgen de las Nieves e da un membro della Asociacion de cocineros profesionales de La Palma, ha degustato buona parte delle tapas che partecipano al concorso gastronomico, per la preparazione delle quali si utilizzano ingredienti tipici della cucina palmera come formaggi, patate colorate, gofio, banane, fichi, mandorle, miele, maiale nero, coniglio e pesce.
Centinaia di poster, 32 mila carte stradali e 20.500 volantini promozionali, oltre a spot radiofonici, informazioni negli uffici del turismo dell'isola, nella rete insulare di hotel e nel sito web ufficiale della Ruta, www.larutadelgallo.com, sono i mezzi scelti dall'organizzazione, per promuovere la manifestazione, che si sommano al lavoro di decine di operatori i quali fin dall'inizio di agosto hanno percorso le vie principali dell'isola o, all'aeroporto di Mazo, hanno accolto i passeggeri dei voli nazionali e internazionali. Una promozione intensiva che ha permesso, così, la partecipazione massiccia dei cittadini di tutta l'isola e di coloro che visitano La Palma in questo periodo estivo.
A chiunque vadano i vari premi, appuntamento all'agosto dell'anno prossimo per una nuova edizione della manifestazione e per una nuova… abbuffata di tapas.

sabato 21 agosto 2010

IL 25 SETTEMBRE A FUERTEVENTURA LA 18a TRAVERSATA A NUOTO FINO ALL'ISOLOTTO DI LA GRACIOSA



La “traversata della vita” ha condotto il nuotatore grancanario Francisco Bello alle cronache degli onori per aver inaugurato, diciotto anni fa, la prima, vera, traversata a nuoto tra El Risco de Famara, sulla costa Nord Ovest di Fuerteventura, e l'isolotto de La Graciosa. Nei giorni scorsi, infatti, Francisco, 73 anni portati bene, ha ricevuto una targa di riconoscimento per il suo impegno sportivo in questa storica iniziativa, che si svolgerà il 25 settembre prossimo, come ogni anno da diciotto anni a questa parte.
«Davvero non me l'aspettavo» ha confessato Francisco durante la cerimonia di consegna della targa. «Ho dato solo il mio contributo allo sport, certo però che è un onore ricevere questo premio. Però mi preme ricordare che è stato un lavoro di gruppo, non solo mio».
Tutto cominciò durante un volo che due amici di Francisco compirono su un piccolo aereo sorvolando il Rio, come è chiamato il braccio di mare che separa il Nord Ovest di Lanzarote dall'ottava isola dell'arcipelago canario.
«Perché non attraversarlo a nuoto?» si chiesero. Detto fatto. Di lì a poco la traversata a nuoto era già organizzata e alla sua prima edizione partecipò, naturalmente, Francisco Bello che in seguito non ha mai mancato alcuna edizione e che ora, anche se ha un'età abbastanza avanzata, nuota tutti i giorni e, come membro della Federacion Canaria de Natacion e responsabile delle competizioni in acque aperte, ha preso parte attiva nella promozione della traversata anche di quest'anno.
Dal suo punto di vista si tratta non solo di una delle maggiori di Spagna, ma anche del mondo per la coincidenza di “aspetti sportivi e ludici” nello scenario di un paesaggio davvero maestoso.
L'omaggio a Bello è coinciso con la presentazione ufficiale della gara di quest'anno, alla quale finora si sono iscritte circa 350 persone.
«Ma si spera che nelle prossime settimane si possa raggiungere la cifra di 500 iscritti» ha auspicato il Consigliere allo sport di Fuerteventura, Manuel Cabrera.
La chiusura delle iscrizioni è fissata per il 20 settembre prossimo.
Nella prima edizione, i partecipanti furono 60, tra cui come già detto lo stesso Francisco Bello, che ricorda una verità sacra: «Anche se è tranquillo, il mare però può cambiare in qualsiasi momento».
Come la vita.
(nella foto da laprovincia.es il grancanario Francisco Bello riceve dal Consigliere allo sport di Fuerteventura, Manuel Cabrera, la targa che premia il suo impegno per la promozione della traversata a nuoto tra El Risco de Famara e La Graciosa, l'isola ritratta nell'altra foto)

giovedì 19 agosto 2010

CI SONO RIFIUTI IN MARE? RACCOGLILI E FANNE UN'OPERA ARTISTICA


I rifiuti che il mare trascina fino sulle coste di Fuerteventura, detti volgarmente “jayos”, serviranno da materiale creativo in un laboratorio di riciclaggio artistico denoninato “Wet Paint Workshop”, che sarà impartito dall'artista Klaus Berends domani, 20 agosto, sulla spiaggia di Tarajalejo.
Il laboratorio, promosso dall'Assessorato all'ambiente di Fuerteventura, si svolgerà tra le 12 e le 18 e sarà a ingresso libero per chiunque voglia parteciparvi. Il suo obiettivo è sensibilizzare, mediante l'associazione dei concetti di arte e natura, tutti quelli che utilizzano le coste riguardo al problema delle grandi quantità di materiale plastico e di altra natura che si accumulano nei mari e sulle spiagge.
Klaus Berend, artista che da tempo si è stabilito sull'isola, è la persona incaricata di coordinare le attività del laboratorio, che consisteranno principalmente nel realizzare una serie di creazioni artistiche utilizzando materiale raccolto appunto in mare o sulla costa.
«Si tratta di un'iniziativa che si adatta perfettamente agli obiettivi della Reserva de la Biosfera e al corrente Anno della Biodiversità decretato dall'Unesco, nel senso che tende a risvegliare la nostra coscienza su un problema ambientale che affligge l'intero pianeta» afferma Natalia Évora, consigliera per l'ambiente del Cabildo di Fuerteventura.
Il laboratorio, inoltre, si inserisce nella campagna “Empatate de Biosfera”, che si sta realizzando sull'isola con il patrocinio della Fundacion Biodiversidad e della Coodinacion de la Reserva de Biosfera de Fuerteventura, con l'obiettivo di far riflettere la cittadinanza riguardo alla biodiversità marina, con le sue problematiche e con le possibili soluzioni, in una forma ludica e divertente per gli utenti.

domenica 15 agosto 2010

DUE SERATE ALL'INSEGNA DELL'EMOZIONE HANNO CHIUSO IL DUNAS FESTIVAL


È ormai alle ultime battute il quinto Dunas Festival di Playa del Ingles (Gran Canaria), meeting socio-culturale gay in lingua francese. Tra affollatissimi pomeriggi chill out che si sono tenuti in alcuni noti complessi di bungalow del luogo e la crociera con il tutto esaurito di sabato mattina, spiccano comunque le due ultime serate letterarie, dedicate rispettivamente alla lettura del racconto di Pierre Salducci (autore e organizzatore del Festival) Christian R. tué par sa mère fatta da un intenso e bravissimo Bruno Bisaro (foto in alto), artista poliedrico di cui ho parlato recentemente, e alla presentazione del libro autobiografico Un homo dans la cité, di Brahim Naït-Balk (anche di lui ho scritto recentemente).
Christian R. tué par sa mère è un racconto che fa parte dell'omonima raccolta di Pierre Salducci ed è l'esposizione in prima persona, da parte del protagonista, della sua conoscenza e frequentazione gay di Christian R., giovane apparentemente ingenuo e ancora inesperto in materia di sesso.
A mano a mano che la storia si dipana attraverso le parole stesse del protagonista, si scopre che invece non è così e che Christian R., vittima dell'educazione spietatamente repressiva della madre, scandalizzata per la scoperta della sua omosessualità, è in realtà alla ricerca spasmodica della libertà interiore e del senso di autonomia, che ricerca in un comportamento sessuale spregiudicato, vissuto tra un'avventura e un'altra, consumate in qualunque posto sia accessibile a un incontro furtivo, umiliante, pericoloso. Si saprà alla fine che Christian R. morirà di Aids, vittima appunto non solo della sua sfrenata voglia di libertà, ma anche dei divieti assurdi e disumani di una madre crudele.
La voce calda e l'interpretazione profonda, emotiva, ma composta di
Bruno Bisarro, hanno commosso il pubblico presente nella sala del Centro Insular di Playa del Ingles e strappato lunghi applausi. Gli stessi rivolti anche a Pierre Salducci (foto a sinistra), che ho apprezzato per la scrittura del testo intelligente, profonda, vibrante, perfetta esteticamente e letterariamente. Un testo incredibilmente teatrale, anche se in origine non concepito come tale.
La sera dopo, è stata la volta, appunto di Brahim Naït-Balk (foto in basso), quarantaseienne franco-marocchino che ha esposto la genesi e il significato del suo Un homo dans la cité - La descente aux enfers puis la libération d'un homosexuel de culture maghrébine (edizioni Calmann-Lévy). Ma a dire il vero più che una presentazione del suo testo, Brahim ha fatto una confessione pubblica sviscerando ogni aspetto più intimo di se stesso e della sua drammatica vita. Dai primi, terribili episodi di discriminazione in quanto di pelle scura al suo senso di isolamento e anormalità in quanto gay, vissuto in completa solitudine durante l'adolescenza (marginalità sommata ad altra marginalità a causa dell'ignoranza e della violenza dell'attuale società), fino ai suoi difficilissimi tentativi di inserirsi nel mondo dello sport calcistico, ma nello stesso tempo difendersi dalle accuse e dal disprezzo di un ambiente, quello degli emigrati maghrebini che abitano nella banlieu parigina e altrove in Francia, che condannano pubblicamente i gay come persone dal comportamento “contro natura” e, poi, in segreto, hanno tranquillamente incontri sessuali gay. Un ambiente con cui ha Brahim ha dovuto combattere e che un tempo lo ha reso vittima. Da giovane, infatti,
ha dovuto subire ripetutamente le violenze sessuali di gruppi di maghrebini, che si sono ritenuti autorizzati così a punirlo, a dargli una lezione, ma che per farlo non solo sono scesi al livello più basso di umanità, ma hanno anche ammesso indirettamente e involontariamente le proprie segrete pulsioni omosessuali, proprio quelle che condannano. Un meccanismo, quello della proiezione, che in psicanalisi è ben noto e riconosciuto alla base di molti comportamenti di tipo persecutorio nei confronti di persone appartenenti alle minoranze.
Poi, finalmente, Brahim ha preso coscienza della sua dignità e del suo diritto a vivere la propria vita alla luce del sole, si è imposto nel mondo sportivo come coach del Paris Football Gay e adesso ha un ruolo di grande responsabilità nell'organizzare attività ed eventi sportivi per persone disabili, un ruolo da “directeur départemental handisports” che lo rende orgoglioso. Inoltre, tiene un programma radiofonico di grande successo sull'omosessualità che lo ha fatto diventare un personaggio molto amato. Nell'ultimo anno, è stato uno dei personaggi più mediatizzati in Francia (con ripetute apparizioni televisive sui canali nazionali francesi, interviste su stampa e alla radio e così via), Paese che da sempre considera il proprio. Seppure di cultura maghrebina, infatti, ritiene certi valori occidentali di libertà irrinunciabili e, a costo anche di gravi pericoli per la sua persona fisica, si adopera per combattere certi pregiudizi che fanno parte della sua cultura originaria (e anche di quella cristiana, per la verità).
Che senso ha, infatti, parlare di omosessualità come comportamento contro natura, se in natura lo si osserva costantemente? Non si tratta forse di un atteggiamento che assume chi ha bisogno di spostare su qualcun altro tabù, ansie, sensi di colpa che gli sono propri e di cui è vittima a sua volta, a opera di un'educazione che ha perso di vista obiettività e senso delle cose così come stanno, sepolti sotto assurdi e disumani giudizi moralistici?
Anche per Brahim, molta emozione tra il pubblico e tante strette di mano sincere, per il suo coraggioso percorso interiore e nell'ambito della società, alla ricerca di una comune liberazione da pregiudizi e disumana crudeltà. Ma anche tanti applausi per il suo romanzo autobiografico, scritto con stile diretto e sintetico, che ci fa piombare in un ambiente sociale anacronistico e spietato.

JAZZ E MUSICA FOLK NELLE PIAZZE DI LA PALMA


A La Palma sono giunti alla settima edizione i Festival La Palma es un punto e Aires de mar, che prevedevano notti di folclore canario in vari punti dell'isola. Tra i partecipanti, i gruppi folclorici Los Arrieros e Bedieta, con i loro balli e canti tradizionali eseguiti l'altro ieri nella Plaza de España di Santa Cruz de La Palma. Nella serata finale, quella di ieri sera, si è svolto il concerto Observatorio di Estrejazz, dedicato appunto al jazz, durante il quale, come artista principale di un quintetto, si è esibita anche la cantante parigina Laika Fatien (nella foto), giunta sul palcoscenico subito dopo il quartetto locale Junonia.
Laika Fatien, di madre ispano-marocchina, è assidua dell'opera-jazz Clouds Tectonic, nel teatro La Zarzuela di Madrid. Sue specialità sono diversi stili mediterranei tra i quali si distinguono elementi della cultura sefardita.

IN UN PALAZZO STORICO DI LAS PALMAS, UN RISTORANTE CHE UNISCE OTTIMA CUCINA E AMBIENTE RAFFINATO


La casa Montesdeoca è un ristorante emblematico della Vegueta (uno dei quartieri più antichi e caratteristici di Las Palmas de Gran Canaria) che fa la delizia dei commensali per il suo gradevole ambiente e la sua buona cucina. Diretto dal ristoratore Vicente Sarmiento di Valleseco, è uno dei locali che ha la fortuna di essere situato in una bella casa in stile coloniale proprietà originariamente del commerciante ebreo Montesdeoca, che arrivò alle Canarie nel secolo XVI dopo essere sfuggito all'inquisizione. L'edificio è unito mediante una porta segreta all'altare della cappella San Antonio Abad, anche questa fatta costruire da Montesdeoca come eventuale rifugio in caso di emergenza. Molto tempo dopo, quando ormai era poco più che una rovina (come si può vedere dalle foto esposte all'entrata), la casa fu comprata e vi furono aperti alcuni locali tra cui questo ristorante. Dispone di vari saloni dall'atmosfera accogliente e intima e di un apprezzabile patio circondato da piante lussureggianti.
La sua carta propone pesce fresco del giorno e il “bacalao” con le specialità più appetibili nell'ambito nazionale come il Pil Pil, l'Ajo Arriero o la Suprema di bacalao Montesdeoca.
Anche i piatti di carne sono molto apprezzabili, come per esempio il solomillo alla crema Montesdeoca, le entrecot, i chuleton e i flambeados come il solomillo all'uva o al roquefort. Per terminare, ecco gli esclusivi dessert della Casa. Tutti innaffiati dalla curata selezione di vini. Una squisita proposta culinaria in un ambiente davvero invidiabile.
(foto da laprovincia.es)

sabato 14 agosto 2010

A LANZAROTE, LA TERRE FERTILE VULCANICA PRODUCE VINI FAMOSI FIN DAL 1700



In questo periodo dell'anno, mentre i turisti sono ansiosi di assaggiare la malvasia in uno dei posti di vendita delle cantine che fanno zampillare dalle loro botti i celebre La Geria, decine di agricoltori chinano ancora le spalle davanti ai vicini pergolati perché possa continuare il miracolo del vino di Lanzarote. Una vecchina, in particolare, china la schiena per posare nel cesto i grappoli d'uva e poi la rialza per raccogliere quelli rimasti sui rami, come se fosse un giunco.
«Ho quasi 85 anni, ma continuo a correre come una ragazzina» scherza Carmen Hernandez, mentre raccoglie gli ultimi grappoli di malvsia che la vigna nasconde ancora. È vestita pesante mentre lavora sotto il sole, come le donne di un tempo, ma le gocce di sudore che le imperlano il viso sono provocate più che altro dal forte calore che avvolge La Geria, il cuore del vino di Lanzarote.
1° settembre 1730: a Lanzarote tutto si oscurò e parve vicino alla fine. La terra si spacciò d'improvviso, come lasciò scritto il parroco di Yaiza, Andrés Lorenzo Curbelo, e per sei lunghi anni non smise di sputare fuco e lava. Le popolazioni fuggirono e i campi di grando e di orzo rimasero sommersi di cenere. Pareva la fine di tutto. Ma per fortuna solo poco tempo dopo le genti di qui poterono scoprire che, proprio da ciò che sembrava una disgrazia orribile, una sciagura immane, sarebbero risorte. Sarebbe bastato rompere quelle scorie giunte in superficie dal ventre della Terra con la forza del piccone e utilizzarle per rendere più fertili i campi (e coltivare in modo egregio le vigne) grazie alla loro capacità di conservare l'umidità. Fu quella l'origine de La Geria.
15 agosto 2010: la rotta del vino che attraversa le coltivazioni de La Geria è diventata una delle attrazioni preferite dai turisti in visita a Lanzarote, che entrano ed escono dalle cantine e scattano foto tra coltivazioni davvero uniche. I vulcani che un tempo terrorizzavano ora danno forma a uno spazio naturale protetto che incanta il visitatore a prima vista.
Una di notte: un gruppo di turisti assaggia alcuni vini all'entrata della cantina El Rubicon. Nel retro della bottega cìè il padrone, Germàn Lopez, che cura la coltivazione delle vigne assieme all'enologo David Pagàn. Germàn difende il prodotto locale.
«Qui l'agricoltura è molto costosa» spiega. «La sfida è fare vini di qualità, anche se a un prezzo un poco più alto perché posssano vivere tutti quanti, sia il venditore sia il coltivatore, altrimenti si è costretti ad abbandonare la vigna».
E se prendono piede la aulaga e il tabodo (due microrganismi che attaccano le vigne), potrebbe esserci un'altra sciagura immane, forse anche definitiva. La voce di Germàn, perciò, è quella di un uomo preoccupato per il futuro di questa attività.
Lo stesso Shakespeare arrivò a citare i vini “canarys” in uno dei suoi testi, Le allegre comari di Windsor. Carlo III era un altro ammiratore dei malvasia canari, la stella viticola lanzaroteña.
Tale fama si è sempre dovuta soprattutto al lavoro che gli agricoltori compiono con grande sacrificio, sotto il sole cocente di queste latitudini e sopra questo suolo infuocato.
(foto da laprovincia.es)

venerdì 13 agosto 2010

LINEE ORIGINALI, DISEGNI E ACCOSTAMENTI DI COLORE INSOLITI. ECCO I COSTUMI DI GABRIEL CROISSIER (GRAN CANARIA)





Una sfilata di costumi da bagno for man firmati Gabriel Croissier, come
quella che si è svolta oggi a Playa del Ingles, è sempre un'esperienza eccitante. Forme e tagli insoliti, con una ricerca cromatica originale e raffinata, che solo uno stilista nato e vissuto in un Paese dove tutto è colore può intraprendere, sono infatti le caratteristiche che fanno di ogni collezione di Croissier una creazione inconfondibile. Lo abbiamo constatato nel corso dell'incontro chill out all'interno del complesso turistico Los Almendros, a Playa del Ingles, appunto, cui hanno assistito i numerosi partecipanti del Dunas Festival, manifestazione socio-culturale gay che si celebra fino a domenica.
Gabriel è nato a Las Palmas de Gran Canaria nel 1972 e si chiama in realtà Gabriel Macias. Dopo gli studi di Ingegneria tecnica topografica presso l'Università di Las Palmas, si traferì in Olanda, ed è stato lì che, dopo qualche anno, ha finalmente realizzato d'essere votato a ben altra attività e ha deciso di recarsi a Barcellona per studiare stilismo nella scuola di arti applicate di grande tradizione Llotja, dove studiò tra gli altri anche Jaon Mirò, una delle sue fonti d'ispirazione. Le sue collezioni, che lo hanno reso famoso non solo in Europa, hanno nomi esotici ed evocativi: Atlantic Paradise (ispirata ai Paesi tropicali), Utopia (con motivi del'arte astratta), Collage (omaggio a tutti gli artisti che hanno utilizzato questa tecnica da Picasso in poi) e così via.
Nelle foto, ecco alcune sue creazioni. Per maggiori informazioni su Gabriel Croissier, visitate il sito www.croissier.org.

UNA SERATA MAGICA AL MONTECRISTO DI GRAN CANARIA



Ieri sera il Dunas Festival, manifestazione socio-culturale gay “top” in questi giorni a Playa del Ingles (Gran Canaria) di cui qui tutti parlano, si è spostato con i suoi partecipanti, per una serata e una cena particolari, in un luogo davvero unico che da solo può valere una visita nell'isola dell'arcipelago canario. Si tratta del Montecristo, un centro artistico internazionale che si trova nel barranco di Ayagaures (Sud dell'isola), a soli 7 km dalla costa e dalla zona turistica di Playa del Ingles (Maspalomas). Si trova all'interno di un parco botanico di 40 mila m2, che ospita piante provenienti da numerosi Paesi tropicali, in una vallata molto tranquilla, lontana dal frastuono della costa, e in uno scenario naturalistico che sta a metà tra gli spettacolari cañon dell'Arizona e le ambientazioni da film western, ed è abbracciato da un anfiteatro di roccia vulcanica da brivido.
Dalla sua creazione, avvenuta anni fa, Montecristo è diventato un luogo irrinunciabile, perché lo scenario in cui si inserisce il centro è propizio alla creazione artistica, alla meditazione e al riposo. Inoltre costituisce anche un quadro ideale per il lavoro e la riflessione all'interno di seminari e conferenze.
Montecristo è dotato davvero di tutto ciò che un visitatore attento ed esigente può desiderare: bar e ristorante all'aria aperta per la stagione estiva (che si trasferiscono all'interno d'inverno), camere e appartamenti rustici (perfettamente inseriti nella natura del territorio e senza impatto ambientale), sale da lavoro e d'esposizione. Inoltre ogni angolo del parco è un capolavoro d'arte, che si tratti di meraviglie offerte dalla natura o di creazioni pittoriche e scultoree di vari artisti, tra cui lo stesso creatore di Montecristo, ossia Guy Martin.
Artista di madre tedesca e padre francese, Guy è nato in Germania, dove per sei anni ha studiato arte floreale e botanica. A 21 anni ha aperto un negozio d'are floreale nel centro di Parigi che in poco tempo ha incontrato il gradimento di clienti celebri come la Principessa Grace di Monaco, Salvador Dalì, Paloma Picasso, Romy Schenider, Alain Delon e altri ancora.
Nel 1984 Guy ha aperto un'accademia d'arte floreale nel Nord di Parigi, che rapidamente ha avuto risonanza nazionale e internazionale. E così in varie occasioni è stato invitato a programmi televisivi sono solo in Francia, ma anche in Cina, Giappone, Australia e America. Sulla base delle sue esperienze, ha scritto numerosi libri sul tema preferito, l'arte floreale appunto, che sono stati tradotti in sei lingue.
Poi, volendo realizzare il suo sogno di realizzare un parco botanico che ospitasse un centro di creazione artistico, e dovendo scegliere tra il Sud della Francia e l'isola di Gran Canaria, ha optato per quest'ultima. È qui che ha potuto finalmente sviluppare appieno la sua creatività.
Ieri sera ho partecipato a questa meravigliosa serata a Montecristo. Dopo una visita al parco botanico, arricchito da piante locali e non, d'ogni tipo, ai numerosi e spettacolari angoli del parco, alla cascatella che proviene dalla impressionante montagna soprastante, allo stagno, alle sculture disseminate qua a là, ai bungalow e agli appartamenti che possono ospitare chi vuole riposare qui, al piccolo anfiteatro dove è ospitata una suggestiva cappella a cielo aperto (in cui si possono celebrare matrimoni davvero particolari) abbiamo assistito alla lettura di alcune pagine e liriche di Frédéric Huet, a opera del suo stesso autore, poeta belga sensibile che è stato molto apprezzato e applaudito.
Poi via al cocktail e all'ottima cena, preparata per i partecipanti del Festival dall'équipe di Guy Martin, che si è svolta tra il verde, al lume di candela, in compagnia di aliti di un vento africano caldissimo (anche qui lo chiamano “scirocco”) con raffiche che facevano spaventare tre simpatiche galline nere, rifugiatesi per la paura su rami d'alberi sopra le nostre teste.
Un'atmosfera magica, che ha fatto da cornice alle simpatiche chiacchiere tra i partecipanti del Festival infarcite di reminiscenze e racconti di esperienze personali, sempre molto interessanti da ascoltare.
Chi volesse conoscere meglio l'originale realtà di Montecristo di Gran Canaria può visitare il sito www.guymartininternational.com

giovedì 12 agosto 2010

MENO BAGNANTI SULLE SPIAGGE? E ALLORA SI RIDUCONO I SERVIZI


La bandiera rossa e i cartelli di avviso sono i mezzi a disposizione dei 14 soccorritori di La Oliva (Fuerteventura) per avvertire i bagnanti della mancanza di vigilanza sulle spiagge del municipio. Di 31, in questo momento soltanto due dispongono di un servizio di soccorso.
Dal Comune si assicura che la sicurezza delle spiagge è coperta e che tutte rispondono «ai parametri disposti dalla normativa vigente, che vanno adeguati ai criteri di affluenza e perimetro».
Tuttavia gli stessi soccorritori affermano di essere sovraccaricati di lavoro perché «non c'è abbastanza personale per vigilare su tutto il litorale».
Spiegano che il Plan de Saneamiento Economico adottato dall'istituzione municipale ha impedito di assumere più personale e che soltanto Piedra Playa a El Cotillo e la zona degli hotel di Grandes Playas possono contare su posti di soccorso, oltre alla Playa de la Concha, dove sono i volontari della Cruz Roja e la Proteccion Civil a svolgere questo servizio.
«Ci rendiamo conto che occorre operare dei tagli, però almeno in estate si dovrebbe al contrario incrementare il personale. È vero che si stanno facendo sforzi per migliorare le attrezzature indispensabili, però è necessaria una maggiore risorsa di uomini, tenuto conto che nelle ultime settimane l'arrivo di turisti sembra al contrario aumentato», osservano.
Nel municipio di Pàjara la crisi non ha avuto conseguenze sul numero di soccorritori impiegati sulle spiagge: qui ci sono 12 posti di soccorso per tre lidi, con un impiego di 20 operatori. Tuttavia, l'impresa privata incaricata del servizio deve due mesi di stipendio arretrato ai lavoratori.
(traduzione e foto da laprovincia.es)

ONDATA DI CALORE? I CANARI (E I TURISTI) SI DIFENDONO COME POSSONO



Giorni di caldo infuocato,
soprattutto nelle isole più occidentali dell'arcipelago e in particolar modo nelle zone Sud. Una bolla di calore proveniente dalla vicina Africa sta invadendo le Canarie, con venti incredibilmente caldi (vetri delle finestre e delle abitazioni sono bollenti!) a raffiche che superano gli 80 km orari e sono violenti soprattutto nelle zone montagnose delle isole, le più esposte quindi anche al rischio di eventuali incendi che potrebbero propagarsi con estrema facilità. Il servizio di metereologia prevede per oggi temperature intorno ai 40°, per fortuna con umidità intorno solamente al 30 per cento, ma con presenza nell'aria di una consistente percentuale di particelle di sabbia (proveniente dal Sahara) in sospensione, fattore che può rappresentare un problema per chi soffre di problemi respiratori. Il consiglio per tutti è quindi evitare il più possibile di stare all'aperto, e inoltre valgono le solite raccomandazioni valide nei periodi di grande calura: dieta a base soprattutto di frutta e verdura, abiti freschi (in cotone) e leggeri, bere molta acqua e limitare o abolire vino e alcolici.
Per fortuna alle Canarie c'è chi non si lascia impressionare molto da questa ondata di caldo e prende la cosa allegramente. Se nelle località costiere c'è chi può sta in casa, magari con il condizionatore d'aria acceso (le strade sono quasi deserte), gli abitanti delle zone interne delle isole, in particolare, cercano un po' di refrigerio perfino nelle piscine pubbliche. Come è avvenuto a Gran Canaria, nelle località di Tejeda o Artenara. A Tejeda ieri c'era un grande affollamento di fedeli, provenienti da La Solana e El Chorrillo, che partecipavano alla festa de La Milagrosa, una delle tante celebrazioni in onore della Madonna che in questo periodo si svolgono un po' in tutte le isole Canarie, e molti hanno passato tutti assieme almeno le ore più torride immersi nella piscina comunale, appunto.
Ma c'è anche chi invece preferisce semplicemente rinfrescarsi al tavolo di un bar, magari all'ombra di un eucalipto, sorseggiando birra e altre bevande fresche.
Peggiore sorte tocca ai 50 lavoratori impegnati nella riforestazione delle zone colpite dall'incendio del 2007. Dopo aver annaffiato i pini de La Candelilla fin dall'alba, si dirigono estenuati verso i bar dei paesi più vicini.
«In questi mesi, riusciamo a dare acqua alle piante a partire dalle sei e mezza del mattino fino a mezzogiorno, poi non è più possibile rimanere al sole» assicurano.
Ma basta un po' di acqua fresca, cola o birra per rimetterli in sesto in pochi minuti.
(foto da laprovincia.es)

martedì 10 agosto 2010

AL DUNAS FESTIVAL, SU PANNELLI RICICLATI VIVE L'IMMAGINARIO GAY RAPPRESENTATO DA YVON GOULET



Nato nell'aprile del 1959 in Québec, Yvon Goulet è un artista gay canadese che vive a Montréal. In questi giorni si trova a Gran Canaria dove, a Playa del Ingles, è invitato per la quinta edizione del Dunas Festival. Questa sera alle 21, presso il locale La Bulle del Yumbo Centrum, in occasione del cocktail d'inizio del Festival ci sarà il vernissage delle sue nuove opere.
La sua attività è stata ed è molto intensa. Diplomato in Arte presso l'Università del Québec a Outaouis, dal 1986 ha esposto regolarmente, da solo o in collettivo, in numerosi Paesi tra cui Canada, Francia, Corea, Bulgaria, Austria, Giappone, Belgio, Bosnia Erzegovina, Stati Uniti, Spagna ed Emirati Arabi.
Ha la particolarità di dipingere su pannelli in poliestere ondulato riciclato che nel Québec si utilizzano per le campagne elettorali o pubblicitarie. Ed è così che nelle sue opere possono apparire in trasparenza slogan di diversi partiti politici o di marche di prodotti. Una volta adottato e adattato il supporto, Yvon Goulet lavora a partire da un tema di base che poi declina servendosi di varie tecniche, dal collage al transfer di fotografie, passando per l'incisione o la sovrapposizione, in base all'umore del momento.
In effetti, il materiale impiegato diventa regolarmente parte integrante dell'opera stessa e permette di aggiungere una nuova dimensione all'immagine. È così che Yvon lascia sempre apparire dalle sue “tele” i fori che sono serviti per appendere i pannelli nelle strade. I motivi, poi, sono tracciati dipingendo a olio a tempera.
Yvon Goulet si autopresenta come uno storico visivo. Trova ispirazione nel Village di Montréal e illustra gli avvenimenti culturali e festivi della sua comunità gay. Esprime il quotidiano e mette in scena il corpo maschile. Nelle sue opere, rappresenta simboli, uniformi e fantasmi propri della cultura gay. In questo modo rende accessibili a tutti persone, situazioni e, in generale, un immaginario poco conosciuto da parte del grande pubblico.
Dopo il vernissage di questa sera, le sue opere rimangono esposte al bar La Bulle del Yumbo centrum per la durata di tutto il Dunas Festival.
(indirizzi utili www.yvon-goulet.eu; www.dunasfestival.com)

ARTE SENZA CONFINI PER BRUNO BISARO, OSPITE AL DUNAS FESTIVAL



Ed ecco un altro celebre invitato al Dunas Festival di Playa del Ingles (Gran Canaria), manifestazione socio-culturale gay che, dopo il cocktail di inaugurazione di questa sera alle 21 presso il locale La Bulle (Yumbo Centrum), prende il via ufficialmente domani e dura fino a domenica 15.
Nato il 13 giugno 1974 a Créteil (Val de Marne), Bruno Bisaro è artista multidisciplinario francese in quanto autore, poeta, attore, cantante ed editore. Ha pubblicato numerosi libri e presentato vari spettacoli di danza, canto e teatro.
Come interprete, nel 2009 Bruno Bisarro è stato selezionato per la terza edizione dei Décalages d'hiver (categoria canzoni d'avanguardia, nuovi linguaggi), e inoltre ha presentato a l'Espace Jemmapes un estratto del suo tour canoro, mentre il suo primo album è uscito nel novembre dello stesso anno.
Come attore, ha recitato in diverse produzioni e presentato estratti de La religione del nostro tempo di Pier Paolo Pasolini nell'ambito del Printemps des poètes del 2006. In un piccolo teatro di Ménilmontant, le Zanzibar Hôtel, ha recitato da solo in scena, e per la prima volta nel 204, la Remontrance au peuple de France, di Pierre de Ronsard, e nel 2005, il suo Arthur Rimbaud ne s'est pas trompé(e).
Bisarro ha anche fondato le Productions Bruno Bisaro e le Édictions Bruitage. Ha pubblicato il suo primo libro nel 2005 con le edizioni Geneviève Pastre: si tratta di una raccolta di poesie scritte tra il 1986 e il 2003 intitolata L'intrépide Bruno Bisaro. Nel 2003 ha pubblicato tre volumi di testi teatrali: Le Fruit de nos entrailles, La Norme hypocrite e Le langage de la réalité / Tant de jours qui suivront, che fanno parte della serie degli Autoportraits en auteur dramatique, che comprenderà in tutto undici titoli.
All'inizio di quest'anno, ha firmato un testo polemico, La Riposte - nous sommes tous gais et lesbiens, in cui l'autore rivela i suoi ideali adottando un discorso militante.
Dato il successo che ha riscosso lo scorso anno al Dunas Festival con la presentazione del suo spettacolo Arthur Rimbaud ne s'est pas trompé(e), Bruno Bisrro è presente anche alla nuova edizione del Festival e venerdì 13, al Centro Insular de Turismo del Yumbo Centrum, a Playa del Ingles, presenta il nuovo spettacolo Christian R. tué par sa mère, tratto dall'omonimo romanzo di Pierre Salducci, uno degli organizzatori del Festival (di lui parleremo in un prossimo post).
(indirizzi utili www.brunobisaro.com; www.dunasfestival.com)

DOPO LA TERRIBILE ESPERIENZA DI TRE ANNI FA, MAGGIORI MEZZI E RISORSE PER COMBATTERE GLI INCENDI


Sono passati già tre anni da quei terribili incendi che distrussero parte della bellissima vegetazione delle zone interne di Tenerife e Gran Canaria, ma la gente qui li ricorda ancora con terrore. Le fiamme erano imponenti, dilaganti, avide di verde e di abitazioni. Scorrevano rapide, giorno e notte, avvolgendo nel loro abbraccio fatale tutto ciò che incontravano, estendendosi su fronti amplissimi. Quasi impossibili da dominare, se non dopo sforzi immani durati giorni e giorni, hanno lasciato dietro di sé resti carbonizzati e rovine, sollevando verso l'atmosfera scie di fumo impressionanti, come si può constatare dalla foto qui sopra, scattata proprio in quei giorni dell'agosto 2007 da un satellite. Per fortuna non hanno fatto vittime, se non tra gli animali delle masserie, ma hanno lasciato tante persone senza un tetto e, soprattutto, hanno impresso nelle anime un segno indelebile.
A tre anni di distanza, i tanti cittadini che vivono nelle zone interne delle isole in questo periodo di grande caldo e di assenza assoluta di piogge sono sempre all'erta, cercano di captare anche il minimo crepitìo che possa far pensare all'inizio di un incendio. Ma per fortuna possono contare sulla vigile attenzione della autorità locali. Quelle di Gran Canaria, in particolare, sono attente al fenomeno e cercano in vari modi di contastarlo. Come, precisamente?
«Prima di tutto mediante un'informazione e una formazione, da parte del personale forestale, di tutti coloro che vivono nelle zone rurali» spiega Juan Salvador Leon, consigliere per l'ambiente del Cabildo de Gran Canaria. «Inoltre disponiamo non solo dell'indispensabile patrimonio umano, formato da 201 operatori di provata qualità e professionalità, ma anche di attrezzatura adeguata, formata tra l'altro da due elicotteri e tre videocamere di vigilanza ubicate nelle zone più alte dell'isola. Queste, essendo dotate di raggi infrarossi, possono segnalare in qualunque momento e in tempo reale un improvviso aumento della temperatura. Inoltre possiamo contare su un servizio operativo che funziona tutto l'anno, in estate sotto forma di presenza fisica, mentre il resto dell'anno in modalità di reperibilità immediata. Tuttavia da noi vige il principio che gli incendi si devono spegnare in inverno, piuttosto che in estate, dunque durante la stagione più fresca diamo corso a una serie di opere di accurata pulizia dei barrancos e attuiamo tutte quelle misure di prevenzione necessarie. Fortunatamente, soprattutto in seguito ai disastri di tre anni fa, ora possiamo notare una maggior presa di coscienza da parte dei cittadini riguardo all'ambiente in generale, non solo in materia forestale. Il cittadino grancanario ormai è cosciente che l'ambiente è affare di tutti noi, e che è suo dovere conservarlo e consegnarlo alle generazioni future in condizioni migliori di quelle in cui tutti noi lo abbiamo ricevuto. Quanto al Governo nazionale, anch'esso si è mostrato sensibile al problema e per parte nostra noi abbiamo stretto con le autorità centrali e autonome un accordo di collaborazione molto importante per poter attuare un'opera di ripopolazione forestale e principalmente lavori di correzione idrogeologica, che sono stati effettuati nelle vallate di Gran Canaria. Ma tutto questo sarebbe ben poca cosa senza il determinante aiuto dei volontari e dei gruppi di protezione civile che svolgono un compito encomiabile su tutta l'area geografica dell'isola. Ogni volta che si verifica un principio d'incendio abbiamo una riposta rapida ed effettiva da parte del Consorcio de Emergencias e dai suoi volontari, e inoltre dai Comuni dell'isola, attraverso i volontari della Proteccion Civil, dalle polizie locali, da Fuerzas de Seguridad del Estado, da Guardia Civil e, naturalmente, dal personale forestale del Cabildo de Gran Canaria. Quanto alla ripopolazione forestale, è stata fondamentale l'opera dei volontari, resa possibile anche alla collaborazione di Caja de Canarias e dell'Ente Foresta».

lunedì 9 agosto 2010

PICCOLE AMAZZONI CRESCONO A FUERTEVENTURA


Da due anni a Fuerteventura esiste una scuola di ippica per la formazione di giovani campioni del galoppo.
«Qui sulle isole è ancora uno sport poco conosciuto e per questo vogliamo contare sui migliori insegnanti, come Oscar Basos e Miguel Gomez, per la formazione dei nostri allievi, così che apprendano al meglio e in futuro possano gareggiare» spiega Cosme Espinel Suarez, il responsabile della scuola ippica Las Animas. «I migliori, poi entreranno a far parte della Federacion Canaria de Hipica».
La scuola insegna a un totale di 47 alunni, per la maggior parte femmine, di età compresa fra i 3 e i 64 anni. Per imparare a montare un cavallo, non c'è un'età consigliata, anche se la maggior parte delle amazzoni locali hanno cominciato giovanissime. È il caso di Isabel Gatel, 16 anni, che ha cominciato, quasi obbligata da suo padre, quando aveva solo 6 anni e che adesso ammette di non potersi più separare dal proprio cavallo.
Anche Sara Perez non rinuncia al suo appuntamento con la monta. Nei suoi occhi si vede l'amore che prova per il suo cavallo, che vizia come fosse un bambino.
«Quando hai un rapporto di amore e collaborazione con il tuo cavallo, non pensi che a lui» commenta un'altra allieva, Lauren Streams. «Arrivi a comprendere i suoi stati d'animo, intuisci se è triste o contento e, quando si tratta di montarlo, diventi una cosa sola con lui, e la coordinazione diventa assoluta».
Ma la scuola di Fuerteventura non forma solo nuove amazzoni.
«Organizzaiamo anche passeggiate, accampamenti d'estate e corsi per persone disabili» precisa l'istruttrice de Las Animas Yara Curbelo Soto.

sabato 7 agosto 2010

FRANCIS LAMBERG, EDONISTA DELLA LETTERATURA, PRESENTE AL DUNAS FESTIVAL



Nato a Bruxelles nel 1966, di origine belgo-marocchina, Francis Lamberg è cresciuto nel cuore del borghese e prospero Brabanti Wallon prima d'essere adottato dall'ardente e popolare Liegi, dove vive e lavora. Colto, curioso di tutto e di tutti, è nello stesso tempo ricercatore nel campo della siderurgia, sindacalista e militante della causa omosessuale. Ha anche qualche pretesa artistica: gli sarebbe piaciuto avere una voce potente come quella di José Carreras, ma in cambio del filo di voce che si ritrova sa usare la penna con talento.
Lo definiscono difficile e maniacale, lui invece si considera preciso e ben organizzato. Infatti, se è esigente con gli altri, lo è ancora di più con se stesso. E se la sua frenesia compulsiva di attività nasconde in realtà una fobia per la noia, Francis Lamberg sa ritagliarsi spazi per procurarsi piacere (è un edonista insaziabile che sperimenta senza sosta le possibilità di sani sensazioni che i cinque sensi possono procurare). È un fanatico del cioccolato, si droga di Red Bull e si rilassa… cucinando. Il suo percorso, la sua esperienza e le sue affinità l'hanno portato, nel giugno del 2002, a fondare il sito Lalucarne.org.
Editato sulle riviste L'indispensable, L'Arbre à plumes, RegART, Écrits vains e altre ancora, nel 1996 Francis Lamberg ha pubblicato anche Dans ma tête, je fais pousser les fleurs et naître les chevaux presso le edizioni Tirtonplan, e partecipato alla raccolta di novelle Passions Voyages Fantasmes delle edizioni Thé Glacé nel 200o. Nel 2009 ha pubblicato À l'ombre des hanches, insieme di poesie e testi in prosa (edizioni Biliki). Amore, sentimentalismo, erotismo, pornografia cruda o raffinata…: quante parole ci sono per definire gli slanci del corpo e le costruzioni dello spirito?
Francis Lamberg sarà presente con il suo libro alla manifestazione socio-culturale Dunas Festival di Playa del Ingles (Gran canaria, 10-15 agosto) e parteciperò a incontri con i pubblico e dibattiti.
(indirizzi utili: www.lalucarne.org; www.dunasfestival.com)

VIAGGIO NELLE VENE VULCANICHE DI TENERIFE


27 mila anni fa, la lava risultante dall'eruzione del vulcano Pico Viejo ricopriva le falde del Teide. Il magma che scese lungo le pareti di Icod de Los Vinos, solidificandosi, formò cavità simili alle vene di un gigantesco sistema circolatorio. Attraverso queste, il sangue ardente del vulcano circolò inarrestabile nel corso di diversi mesi. Nel frattempo, l'aria raffreddò a poco a poco gli strati esteriori fino a solidificarli, e fu così che si formò una specie di tetto. Più tardi, quando l'emissione di lava terminò, la parte interna dei tunnel che si erano formati rimase vuota. Fu così che si formò il più grande tubo vulcanico d'Europa: la Cueva del Viento, che prende il nome dalle forti correnti d'aria che si producono al suo interno percorrendo i suoi 17 km.
Il complesso vulcanico di Cueva del Viento è il secondo più lungo del mondo, dietro solamente a un altro, simile, che si trova alle Hawaii (Stati Uniti d'America). Tuttavia è l'unico attualmente conosciuto ad avere tre livelli di tunnel sovrapposti l'uno all'altro.
Nel 1994, l'Organismo Autonomo de Museos y Centros de Tenerife (OAMC) cominciò a realizzare le prime opere per poter aprire al pubblico questo impressionante tubo vulcanico. E finalmente, dopo la firma di un accordo di collaborazione con il Comune di Icod de os Vinos e l'impresa pubblica IDECO, si è potuto avviare un programma di visite del complesso speleologico.
L'OAMC dispone di un centro visitatori situato nella parte alta del quartiere, Icod de los Vinos, che porta lo stesso nome della grotta. Qui si propongono visite guidate da esperti che, in poco più di un'ora, attraverso un bosco di pini conducono i visitatori fino alla bocca della grotta. Una volta arrivati sul fondo, si può andare alla scoperta di alcuna delle chiavi della sua origine vulcanica e della vita sotterranea che è ospitata al suo interno.
Tutto si svolge in un percorso breve, di poco più di 100 m, però intenso riguardo a informazioni e sensazioni, soprattutto quando la guida chiede ai visitatori di spegnere le luci dei caschi e di rimanere in silenzio per un minuto. E in quella oscurità assoluta, in cui è difficile immaginare una possibilità di vita, il Departamento de Zoologia de la Universidad de la Laguna ha scoperto una fauna davvero abbondante.
La grotta ospita infatti un totale di 190 specie, per la maggior parte di intertebrati. Di queste, 48 sono di troglobias, ossia animali che possono vivere solamente nell'ambiente sotterraneo. 15 sono risultate nuove per la scienza, come per esempio un tipo di scarafaggio privo di occhi. Tutte le creatire trovate finora sono prive della vista, ma hanno sviluppato altri sensi per supplire a questa mancanza, come uno scarabeo dalle lunghe antenne dotato di un fine olfatto, un delicato tatto, e corpo e zampe stilizzate che gli facilitano l'instancabile movimento in cerca di cibo.
Inoltre, poiché naturalmente in un tale ambiente il cibo è molto scarso, questi animali pssono digiunare per mesi grazie al fatto di essere dotati di un metabolismo molto rallentato.
Ma non è tutto: nella grotta si sono trovati anche fossili di animali vertebrati estinti, come il topo e la lucertola giganti, e resti ossei di specie ormai scomparsi a Tenerife, come la graja e la hubara.
Si sa infine che la Cueva del Viento era conosciuta già 2 mila anni fa dai Guanches (l'antica popolazione indigena delle Canarie), poiché nel corso di diverse esplorazioni al suo interno sono state trovate tracce di sepolture.
Tutto l'edificio costituisce una complicato labirinto, con innumerevoli ramificazioni, la maggior parte delle quali resta tuttora inesplorata. Inoltre presenta una grande varietà di stalattiti, cascate e laghi di lava, oltre che concrezioni esogene di differente composizione (carbonato calcico, cristobalita e altri composti di silice).
L'ultima tappa della scoperta riguardante la Cueva del Viento inizia con un'esplorazione profonda avvenuta nel 1969. Dopo un anno di lavoro, la sezione speleologia di La Guancha, del grupo Montañero de Tenerife, pubblica la prima topografia del luogo, nella quale sono descritti 6 km di tubi sotterranei. Nel 1973, alcuni speleologi inglesi scoprono un pozzo che collega il secondo piano della grotta con una grande galleria di circa 4 km che comunica con un livello inferiore. Nel 1989, il gruppo esplora altri 4 km passando per questi cunicoli.
In seguito a queste investigazioni, nel 1994 il Museo de Ciencias Naturales de Tenerife comincia le opere per risistemare il tubo vulcanico e renderlo adatto alle visite da parte del pubblico.
A partire dagli Anni 60, la Cueva del Viento è stata lo scenario di molte pagine importanti della vulcanoespeleologia delle isole Canarie. Questa disciplina, che unisce sport e studio scientifico, si è arricchita di conoscenze proprio grazie alle esplorazioni della cavità vulcanica di Icod de los Vinos.
Ed è così che nel 1978 è nato il Grupo de Vulcanoespeleologia de Tenerife Benisahare. È stato il primo nelle Canarie e, dopo la sua costituzione, ha ceduto la staffetta al Grupo Montañero de Tenerife nello studio topografico della cueva icodense. I suoi lavori hanno raggiunto una grande notorietà e sono stati diffusi in congressi nazionali e internazionali di speleologia, consentendo di conoscere l'importanza di quello spazio, unico nel contesto europeo.
Giustamente, le caratteristiche dei tubi vulcanici (condizione sotterranea e nascosta) hanno facilitato la loro conservazione, però nello stesso tempo comportano l'eventualità di gravi compromissioni che possono rimanere non percepite. Nel caso della cavità vulcanica icodense, il fatto che si sia costruito un quartiere sopra gran parte del complesso ha provocato infiltrazioni d'acqua, anche perché in alcuni casi sono state utilizzate le cavità come pozzi neri.
Per attenuare questo tipo di problemi e altre azioni che potrebbero degradare l'ambiente naturale della cueva, come l'apertura di piste forestali o nuove costruzioni, dagli Anni 90 questa è stata dichiarata Spazio naturale protetto.
A questo proposito, è curioso che, nonostate la ricchezza biologica e l'interesse archeologico, oltre che la sua importanza a livello europeo, la grotta non abbia un livello di protezione simile a quella della famosa cueva di Lanzarote, Los Jameso del Agua, o della Cueva de los Naturalistas (sempre nell'isola dei vulcani), così come il Tubo de Todoque (a La Palma), che possono contare su norme specifiche in grado di garantire la loro corretta conservazione.
Un altro processo che minaccia gli spazi naturali è rappresentato dalle erosioni. Nel caso di un tubo vulcanico, queste sono più visibili nei distacchi di roccia lavica che si vanno a mano a mano verificando in diversi punti del soffitto e delle pareti. In questo senso, però, la Cueva del Viento presenta un aspetto relativamente giovane e in molti punti del suo percorso presenta strutture primitive.
Per tutti questi motivi, è un privilegio per il visitatore poter percorrere l'interno di un luogo, costruito dai capricci della natura nel corso di una violenta eruzione vulcanica, che per migliaia di anni è servito da rifugio per i primitivi abitanti dell'isola e per animali ormai scomparsi. Certo, la Cueva è stata una trappola mortale per altri che vi entrarono o caddero accidentalmente, ma anche un laboratorio per tutti quegli esseri che provarono ad adattarvisi e a vivere in condizioni così dure.
(traduzione e foto con veduta del Teide da laprovincia.es)

TORNANO A VIVERE I TESORI SOMMERSI DI ARRECIFE


La vita torna nei fondi marini di Arrecife (Lanzarote) dopo vari anni di colonizzazione del “riccio diadema”, vera minaccia per la biodiversità che ha impedito per lungo tempo la crescita dello strato di alghe, alimento per i pesci. Qui il paesaggio marino si è alterato anche a causa del deposito di residui da parte di cittadini incivili che hanno scambiato il fondo dei litorali per una spazzatura. Basti pensare che durante l'ultima operazione di pulizia, terminata recentemente, sono stati raccolti 6 mila kg di vetro, 120 ruote e numerosi carrelli del supermercato, oltre a cavi e tubi di vario genere.
Una delle zone in cui si è recuperata una maggior quantità di oggetti è nei fondali compresi tra il Castillo San Gabriel e l'antico Muelle Comercial, «in cui i pesci appena nati si rifugiano a causa della scarsa profondità dell'acqua», come ha spiegato Rafael Mesa, presidente del Club de Actividades Subacuaticas Pastinaca, che in diverse occasioni ha collaborato con il Comune di Arrecife per iniziative indirizzate alla rigenerazione dell'ambiente marino.
Mesa ha aggiunto che «dopo quindici anni di intenso lavoro, cinque operazioni di pulizia e due anni di lotta contro il riccio diadema, finalmente si stanno vedendo i risultati del recupero del fondali di Arrecife in tutta la loro bellezza. Tutto questo, nonostante la presenza dei numerosi pescatori professionisti e dilettanti che operano nella zona».
Ora, sottolinea il presidente del Club Pastinaca, «è fondamentale proseguire con interventi periodici per raccogliere la spazzatura che certi sconsiderati continuano a buttare nei fondali e e per procedere all'eradicazione del riccio diadema».
L'opera di risanamento dei fondali di Arrecife è stata seguita da un'iniziativa molto interessante. Il Club Pastinaca ha bandito infatti un concorso di fotografia subacquatica chiamato Fotosub, vinto da una coppia formata da David Barrios e Luisa Quintanilla, mentre al secondo posto si sono classificati Juan Valenciano e Blanca Tabares, e al terzo infine si sono distinti Joaquin Gacia e Lara La Fontana.
E ora il sindaco di Arrecife, Candido Reguera, auspica che il Fotosub abbia un seguito nei prossimi anni e possa inoltre essere riconosciuto dentro e fuori del territorio delle Canarie.

giovedì 5 agosto 2010

ANCHE FREDERIC HUET, MARGINALE E PROVOCATORIO, AL DUNAS FESTIVAL



È Frédéric Huet il terzo scrittore invitato al prossimo Dunas Festiva di Playa del Ingles, Gran Canaria (10-15 agosto). Si tratta di un autore giovane (36 anni) ed eccentrico: vive a Nantes, dove si arrabatta per sopravvivere con i pochi soldi che racimola tra l'assegno sociale statale e i lavori di ménage che fa per arrivare a fine mese. Ma ha già scritto tre romanzi: Papa a tort, nella collezione “Le Rayon Gay” da Balland nel 1999, Ma vie ratée d'Amélie Nothomb nel 2009 da Anabet e, recentemente, Utérus dans l'éspace, sempre da Anabet. Ha inoltre altri manoscritti in attesa di lettura presso altri editori, tra cui un racconto sulla sua relazione erotico-sentimentale con Guillaume Dustan (nome d'arte di William Baranès, magistrato, scrittore, giornalista ed editore deceduto nel 2005).
Marginale e provocatore, Frédéric Huet rifiuta di lavorare e si giustifica dicendo: «Perché rovinarsi la vita quando si sa che cosa si vuole fare o si ha una passione o non si ha bisogno di un'attività regolare per sopportare la vacuità dell'esistenza? Molto sinceramente, mi va benissimo non fare niente e scrivere i miei testi. Viaggio, rifletto e mi masturbo davanti alla televisione. Nello stesso tempo è perché vivo in Francia che mi permetto di vivere così. So che all'estero gli assegni sociali sono quasi inesistenti. Ma nel peggiore dei casi, se Sarkozy mi obbligasse a lavorare, mi resterebbe il Belgio (con relativo assegno sociale)!»
Secondo quanto scrive nel suo blog, le sue passioni nella vita sono il sesso, il sole e i viaggi.
Ma vie ratée d'Amélie Nothomb gli è valso le recensioni di tanti media tra cui Canal+, LCI, France Culture, Le Figaro Littéraire, Marie Claire, Le Nouvel Observateur, Frane Inter, Le Fou du roi e così via.
(Indirizzi utili: www.mavierateedamelienothomb.blogspot.com; www.dunasfestival.com)

IL CASO DEL GRANCANARIO JUAN ANDRÉS, UN MISTERO PER LA SCIENZA


Il caso del grancanario Juan Andrés Godoy Rivero lascia letteralmente stupefatti i neurochirurghi. Secondo i medici, questo giovane di 37 anni soffre di una malformazione a livello del talamo che è letale per chi ne è affetto. Tuttavia nessuno sa spiegarsi come fa a essere ancora vivo e a mantenere intatte le proprie facoltà mentali. Per questo Juan Andrés, che ha consultato medici di tutta la Spagna e anche stranieri per venire a capo della sua malformazione e possibilmente trovare una soluzione al suo problema, ha scritto un libro intitolato El salto, opera che si muove tra letteratura e filosofia e nel corso della quale dà una spiegazione piuttosto metafisica del suo caso.
Juan Andrés ha accusato il primo sintomo serio a 20 anni. Il 21 maggio 1994 infatti fu ricoverato nel Hospital Insular di Las Palmas de Gran Canaria, nel cui reparto di rianimazione rimase per tre mesi e mezzo in uno stato di coma molto grave. I medici non erano ottimisti e invitavano la mamma di Juan Andrés, Reyes Rivero, a prepararsi al peggio.
Ripresosi miracooosamente dal coma, Juan Andrés ha attraversato diverse fasi in cui sembrava di nuovo peggiorare. Una volta non riusciva più a muovere le palpebre, un'altra volta aveva problemi alle braccia.
Successivamente, sempre accompagnato dalla madre, ha cominciato a girare la Spagna alla ricerca di un medico in grado di curarlo.
Anche se attualmente le sue condizioni di salute sono buone, purtroppo non è ancora riuscito a trovarlo.
«Mia madre ha scritto anche alla dottoressa Hilda Molina, che lavora a Cuba, la prima donna a operare per curare il Parkinson» afferma il giovane «ma pare che anche lei non sia in grado di trovare un rimedio alla mia condizione».
Tuttavia è straodinario che, nonostante questo calvario, il suo cervello sia rimasto in ottime condizioni; migliori, anzi, di quelle in cui si trovava prima del coma.
«Nonostante i medici non abbiano ancora potuto fare niente per me, io non sono contro di loro, ma piuttosto sono contro la scienza» dice Juan Andrés. «Infatti penso che non riesca a spiegare molte cose».
E proprio su questo tema così importante medita nel suo libro El salto, che all'inizio può sembrare confuso ma che dopo poche pagine cattura totalmente l'attenzione del lettore.

AD AGAETE, LA “RAMA”, UNA DELLE FESTE PIU' AMATE DAI GRANCANARI



Ogni anno “la Rama” di Agaete (Gran Canaria) attrae irresistibilmente migliaia di canari e turisti stranieri, convinti che sia “la miglior festa delle Canarie”. E così anche ieri oltre 30 mila persone hanno ballato al ritmo della banda musicale e hanno chiesto acqua alla Virgen de las Nieves offrendole rami di allora ed eucalipto bagnati nelle acque del mare e branditi festosamente per le strade per renderle omaggio.
La Rama è una festa proprio per tutti, giovani (numerosissimi ed entusiasti) e adulti. Alle dieci del mattino, mentre l'afa di questi giorni eccezionalmente caldi già si faceva sentire, la folla ha imboccato le strade che conducono al santuario del Puerto de las Nieves. Qui, dopo aver bagnato in mare i rami di alloro ed eucalipto, li hanno offerti alla Virgen, poi sono sfilati per le strade della città. Il tutto si è evolto durante otto ore di intensi festeggiamenti, irrinunciabili in uno degli appuntamenti chiave dell'estate grancanaria.
Balli e canti dei partecipanti sono stati accompagnati dai mitici papagüevos, personaggi emblematici della storia della città, ogni anno tradizionalmente presenti alla festa.
Ma le vere protagoniste sono state proprio le migliaia di rami alzati verso il cielo, durante tutto il percorso attraverso le strade superaffollate di Agaete, per rendere omaggio alla Virgen de las Nieves.
(nelle foto da canarias7. es e laprovincia.es, due momenti della "Rama” di Agaete)

mercoledì 4 agosto 2010

AL DUNAS FESTIVAL ANCHE SERGE KANDRASHOV CON IL RACCONTO DELLA SUA VITA AVVENTUROSA



Proseguiamo con la rassegna degli ospiti letterari del prossimo Dunas Festival, incontro culturale (e non solo) gay che si terrà a Playa del Ingles dal 10 al 15 agosto.
Il secondo scrittore presente alla manifestazione sarà Serge Kandrashov. Nato nel 1972 in Bielorussia, ex URSS, Serge è fuggito dal suo Paese all'inizio degli anni 2000 per chiedere lo stato di rifugiato in Francia a motivo della sua omosessualità. Da allora vive a Parigi, dove ben presto si è messo a studiare il francese soprattutto per poter intraprendere l'attività di scrittore. I suoi sforzi hanno portato dei frutti solo nel 2010, anno in cui pubblica il suo primo libro, edito in proprio, dal titolo Le Bois de Boulogne, lieu où les rêves des homosexuelles deviennent réalité, primo volume di un insieme di scritti autobiografici ancora da pubblicare in cui intende raccontare il percorso che l'ha portato dalla Bielorussia a Parigi, e in modo particolare al Bois de Boulogne.
L'opera ha incontrato subito un buon successo ed è diventato un best seller. Ma Serge Kandrashov non intende certo fermarsi qui. Ha voglia semplicemente di stupire il suo pubblico ed è certo che riuscirà a farlo anche in futuro.
Serge ha deciso di lasciare la Bieloussia nel 2001, con un semplice visto turistico. È arrivato in Francia e ha deciso di rimanere in questo Paese, chiedendo anche lo stato di rifugiato politico. Dopo molti tentativi non riusciti, lo ha finalmente ottenuto e da allora non è più rientrato in Bielorussia. Anche i suoi lavori letterari, cui si è dedicato dall'epoca della scuola superiore, sono approdati al successo dopo molti sforzi. Serge infatti è convinto di aver ricevuto molte porte in faccia per il solo fatto di trattare il tema scottante dell'omosessualità. Ciononostante si propone di affrontare apertamente questo argomento e di spiegare come meglio può il fenomeno dell'omosessualità, raccontando la pura verità basata sulla propria esperienza.
Anche Serge Kandrashov incontrerà il pubblico del Dunas Festival per evocare le sue esperienze e presentare il suo percorso durante una serata-dibattito a lui dedicata. In questa occasione, firmerà le copie del suo libro e risponderà alle domande dei lettori. Parallelamente parteciperà anche ad altri happening previsti nel corso della manifestazione.
(Indirizzi utili: www.kandrashovserge.org; www.dunasfestival.com)

A TENERIFE MOSTRA E CORSO DI BONSAI APERTO A TUTTI


Arte della natura orientale è il titolo della mostra che la Fundacion Cristino de Vera - Espacio cultural CajaCanarias organizza nella propria sede de La Laguna, a Tenerife, in collaborazione con il Centro Bonsai Tenerife, nella quale sono esposti diversi esemplari di bonsai, per la maggior parte provenienti da collezioni private.
La mostra potrà essere visitata nel patio centrale dell'edificio tra i giorni 9 e 14 di agosto, con orario da lunedì a venerdì dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 21. Il sabato rimarrà aperta dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 20.
Parallelamente, la Fundacion ha organizzato un corso teorico e pratico di introduzione alla tecnica bonsai, che sarà tenuto da José Acuña Costa, noto specialista di quest'arte orientale, dal 9 al 13 agosto, tra le 11 e le 13.
All'inizio del corso, i partecipanti riceveranno un dossier e un esemplare di bonsai, con il quale metterano in pratica le diverse tecniche e che potranno tenere per sé alla fine del corso.
I posti per partecipare a questo appuntamento con l'arte orientae sono limitati e i lprezzo per poterlo seguire è di 25 euro per i clienti di CajaCanarias e di 50 euro per tutte le altre persone interessate.
Per maggiori informazioni o iscrizione al corso si può telefonare al numero (0034) 922 262873 o rivolgersi direttamente alla sede della Fundacion Cristino de Vera, nella calle San Agustin 18, de La Laguna.
Cn queste due proposte, la Fundacion Cristino de Vera termina un ciclo di attività ispirate al Giappone, organizzate per celebrare il primo anniversario della propria costituzione e comprendenti anche un ciclo di cinema orientale oltre che vari laboratori di arte giapponese.

A PIEDI O IN BICICLETTA SUI SENTIERI DI FUERTEVENTURA, L'“ISOLA TRANQUILLA“


A piedi o in bicicletta, per scoprire angoli sconosciuti di Fuerteventura, l'“isola tranquilla”. È ciò che scelgono di fare ogni anno centinaia di turisti attratti non solo dal sole e dal mare di quest'isola meravigliosa, ma anche dalla sua natura aspra e selvaggia.
Quindici itinerari di sentieri, per un totale di 255 chilometri abilitati, e un'ampia rete di piste ciclabili: ecco ciò che offre Fuerteventura ai turisti alla ricerca del suo volto inedito e dei suoi angoli più nascosti.
«La cosa più affascinante di questo paesaggio è che varia in relazione allo scorrere delle stagioni» dice Sari, che ha già percorso altre volte a piedi i sentieri di Tindaya e Los Molinos, e ora ha in progetto di raggiungere la diga di Las Peñitas a Pàjara. «Per questo motivo, si può anche tornare a visitare lo stesso posto varie volte e ammirarne la bellezza in maniera diversa. In un giorno di pioggia, per esempio, cambia tutto».
C'è solo qualche difficoltà riguardo alle informazioni e alle segnalazioni, dicono alcuni turisti.
«I cartelli sono omologati a livello internazionale, però non sono in numero sufficiente, e inoltre mancano cartine con l'indicazione precisa di dove inizia un sentiero» commenta Mario, che arriva da Gran Canaria.
«All'Ufficio del Turismo ci hanno dato solo alcune fotocopie con poche indicazioni» conferma Sari.
Per Tania, Eugene e Kate, che sono arrivati dalla Bielorussia, non c'è dubbio: il miglior modo per scoprire veramente Fuerteventura è percorrerla in bicicletta. La loro prima tappa è stata l'isola di Lobos. Prossima meta sarà il Parco naturale delle Dune di Corralejo, ma non si fermeranno qui. Hanno già in progetto di fare escursioni in altri luoghi suggestivi dell'isola.
(nella foto da laprovincia.es, Tania, Eugene e Kate, provenienti dalla Bielorussia, mentre percorrono in bicicletta un sentiero di Fuerteventura)

A LA GOMERA IL FESTIVAL DEL DIVERTIMENTO ALTERNATIVO E DELLE CURE NATURALI


Ha appena chiuso i battenti a Vallehermoso (La Gomera) il Festival Atlanico Sonoro, giunto ormai alla quinta edizione, al quale sono accorse più di 3 mila persone allo scopo di approfittare delle tante proposte di divertimento alternativo e terapie naturali offerte da quello che un tempo veniva chiamato il Festival del Silenzio. L'incontro, che si è svolto dal 31 luglio al 1° agosto, comprendeva laboratori di attività, massaggi, esposizioni e concerti. Per il secondo anno consecutivo, poi, il Festival ha centrato parte del suo programma in iniziative per far conoscere alcune tradizionali attività dell'isola, come laboratori di chacara (uno strumento musicale locale) tamburo e fischietto, con un successo tale per cui per le prossime edizioni si progetta di ampliare questa sezione.
Tutte le attività proposte hanno incontrato grande successo e ben 700 persone si sono sottoposte a massaggi di diverso tipo, dal tailandese alla cioccolatoterapia. Infine, i laboratori di musicoterapia, meditazione o di tradizioni canarie sono stati frequentati da un pubblico davvero ansioso di partecipare alla nuova esperienza. Appuntamento a La Gomera, dunque, per la prossima edizione del Festival, a fine luglio del 2011.
(nella foto da canarias7.com, un momento del Festival)