sabato 25 settembre 2010

I SENTIERI ABORIGENI DELLA CALDERA DE TABURIENTE A LA PALMA: BELLI MA PERICOLOSI


La Palma, tipica isola vulcanica, è solcata da una fitta rete di cammini e sentieri che fu tracciata, in maggioranza, dagli aborigeni e che consentiva loro lo sfruttamento stagionale dei terreni. In questa complessa trama viaria si trovano las pasadas, itinerari molto particolari creati dai pastori pre-ispanici, unici nell'arcipelago canario, percorrere i quali può rappresentare un'operazione ad alto rischio e in qualche caso vuole dire mettere a repentaglio la propria vita. Recentemente sono state oggetto di studio da parte di tre ricercatori, Jorge Pais, Néstor Pellitero e Carlos Abreu, che hanno pubblicato un volume dal titolo Los antiguos caminos de La Palma - Via de comunicacion para la subsistencia, edito dal Centro International para la Conservacion del patrimonio e dal Cabildo di La Palma.
Las paradas, spiegano nel loro studio, «permettevano di collegare le zone di pascolo situate sui bordi e nella parte interna della Caldera de Taburiente. In origine furono utilizzati dagli stessi aborigeni, come dimostra il rinvenimento di diversi giacimenti archelogici lungo il loro percorso, e furono poi sfruttati nei secoli successivi dagli allevatori di capre, fino al 1954, quando si creò il Parque Nacional de la Caldera de Taburiente». A partire da allora, sono stati sempre meno utilizzati e molti di essi sono andati addirittura persi. E adesso salvarli sembra un'impresa molto ardua.
Spesso infatti sono transitabili solo portando con sé strumenti speciali come quelli che si utilizzano per le scalate in montagna e la lancia che usano i pastori nei loro salti per superare i notevoli dislivelli del terreno montagnoso, ed è un vero peccato perché percorrerli potrebbe rappresentare un'esperienza emozionante, visti gli scorci panoramici incredibili che offrono ai visitatori.

venerdì 24 settembre 2010

TRA I NUOTATORI IMPEGNATI NELLA "TRAVERSATA DEL RIO" ANCHE IL CAMPIONE PARALIMPICO ENHAMED ENHAMED


Quattro componenti dell'Equipo Nacional de Natacion Sincronizada (Thaïs Henriquez, Ona Carbonell, Paula Klamburg e Margalida Crespí) e il nuotatore paralimpico canario Enhamed Enhamed (nella foto a sinistra) prenderanno parte sabato 25 alla tradizionale gara sportiva che consiste nell'attraversare a nuoto i 2.600 metri che separano le isole di Lanzarote e La Graciosa. I cinque nuotatori si aggiungono dunque ai 650 sportivi che alle ore 13 partiranno da Playa de El Risco, a Lanzarote, per puntare verso Puerto de Caleta de Seba, a La Graciosa appunto.
I componenti dell'Equipo Nacional de Natacion Sincronizada concluderanno con questa prova una stagione memorabile, durante la quale hanno ottenuto 4 medaglie d'argento al Campionato europeo che si è svolto nell'agosto scorso a Budapest.
Oltre a loro, dicevamo, ci sarà anche il nuotatore paralimpico canario Enhamed Enhamed, che parteciperà accompagnato dalla sua guida Juan Diego Gil. Enhamed è considerato uno dei migliori nuotatori paralimpici della storia, e tra i suoi titoli si distinguono le 4 medaglie d'oro ottenute nei giochi paralimpici di Pechino e i recenti titoli mondiali ottenuti nell'agosto scorso a Eindhoven, in Olanda.
La traversata a nuoto di El Rio (così viene chiamato il braccio di mare tra Lanzarote e La Graciosa) compie 18 anni di esistenza ed è organizzata dal Servicio insular de deportes del Cabildo de Lanzarote con la collaborazione del Ayuntamiento de Teguise e del Real Club Victoria di Las Palmas de Gran Canaria. Nelle sue prime edizioni, il numero egli iscritti non aveva raggiunto i 50 partecipanti, ma progressivamente questa cifra si è decuplicata. In questa diciottesima edizione, la Traversata ha superato tutte le aspettative ed è arrivata ai 650 iscritti, una cifra record.
Oltre agli illustri invitati che la competizione annovera quest'anno, ricordiamo che in passato vi hanno gareggiato nuotatori famosi a livello mondiale come David Meca, campione di nuoto di lunga distanza nel 1998, 2000 e 2005, che vi ha partecipato e vinto nelle edizioni del 2002, 2004 e 2005.

giovedì 23 settembre 2010

CI SONO ANTICHE ISOLE SOMMERSE NELL'OCEANO ATLANTICO, TRA MADERA, CANARIE E CAPO VERDE


6o milioni d'anni fa l'arcipelago delle Canarie era formato da una decina di isole in più, che attualmente si trovano sotto il livello dell'Oceano e potrebbero tornare a emergere se si verificasse una nuova era glaciale. È quanto si evince dai risultati di un'indagine scientifica svolta dall'équipe di José Maria Fernandez-Palacios, professore titolare della cattedra di Geologia dell'Università di La Laguna, a Tenerife. Una delle principali conclusioni cui sono giunti gli studi di paleobiogeografia e biogeografia storica diretti da Fernandez-Palacios è che l'età delle isole Canarie è molto maggiore di quanto si supponeva, dal momento che, come ha affermato, «le isole attuali sono soltanto l'ultima versione di ciò che abbiamo denominato Paleocanarias».
L'esperto ha spiegato che fino a poco tempo fa si riteneva che le Canarie avessero intorno a 20 milioni di anni, l'età dell'isola attualmente emersa più antica, e cioè Fuerteventura, e che poi siano andate emergendo le altre, come Gran Canaria (15 milioni di anni) e Tenerife (11 milioni) in un processo che poi si è completato con El Hierro, che emerse un milione d'anni fa.
Modernissime tecnologie hanno permesso di cartografare il mondo marino dell'Atlantico tra le Canarie, Madera, il Nord dell'Africa e la Penisola iberica, detectando una serie di montagne sottomarine allineate scendendo fino a Cabo Verde.
«Tali montagne sottomarine hanno una vetta piana e ciò fa ritenere che furono isole che in passato furono smantellate dall'erosione – ha affermato Fernandez-Palacios. «Poiché la subsidenza. ossia lo slittamento di una superficie fino sotto il livello del mare, in questa zona dell'Atlantico è molto piccola dal momento che si tratta di una corteccia terrestre fredda e antica, quste montagne sottomarine si trovano solo alcune centinaia di metri sotto il livello marino. Dunque, se un giorno il livello del mare tornasse ad abbassarsi in occasione di una nuova glaciazione, queste isole tornerebbero a emergere. Tutti questi monti sottomarini comparvero sopra il livello del mare in occasione dell'ultima glacazione, avvenuta 18 mila anni fa e crearono le condizioni per collegare meglio le Canarie con la Penisola iberica, e il Nord africano con gli arcipelaghi macaronesici (il termine Macaronesia si utilizza per indicare diversi arcipelaghi dell'Oceano Atlantico settentrionale situati appunto al largo delle coste africane, le cui isole fanno parte di Portogallo, Spagna e Capo Verde; il loro significato, dal greco antico, significa “isole dei beati” perché s riteneva che in queste isole al di là dello Stretto di Gibilterra fossero accolti dagli dei gli eroi e i mortali di natura straordinaria; furono dette anche “isole fortunate”, n.d.r.). In definitiva si può affermare appunto che l'età reale degli arcipelaghi macaronesici possa essere del triplo più antica di quella che si riteneva giusta, ovvero sia di 60 milioni di anni. E non è azzardato prevedere che potrebbero emergere tra poche migliaia di anni».

venerdì 17 settembre 2010

IL 25 SETTEMBRE OMAGGIO A CESAR MANRIQUE, L'ARTISTA CHE HA FATTO GRANDE LANZAROTE


Un antico cratere diventato una discarica, con un mulino dismesso nella parte alta. Un tempo chi passava da lì poteva vedere solo questo. Sembrava che dovesse essere per forza così, e così era. Ma ci sono occhi che vedono la realtà sotto una luce diversa. Occhi come quelli di César Manrique. All'inizio degli anni 70 il suo genio creativo, che si esplicava specialmente negli interventi su spazi naturali, si posò su quel cratere. Nel 1973 restaurò la vecchia costruzione che serviva per macinare il gofio. Il progetto definitivo prese forma piano piano e solo nel 1990 le autorità di Lanzarote aprirono il celebre Jardin de Cactus, l'ultimo dei Centros de arte, cultura y turismo scaturiti dalla mente e dalla fantasia di quel geniale artista. Tanto che, per citare un aneddoto poco conosciuto, perfino lo stesso attuale primo ministro italiano Silvio Berlusconi, accompagnato da una corte di guardie del corpo, un giorno volò da Milano per ammirarlo e prelevare campioni, sementi e idee da trasferire nei giardini dei suoi palazzi.
Manrique creava come gli altri mortali respirano: in modo naturale e costante. Frutto di questo eterno fuoco, al margine di un'opera globale che si è andata imponendo nel proprio giusto valore grazie allo sforzo della Fundacion César Manrique, è appunto la rete dei centri turistici. Queste realizzazioni all'interno degli spazi naturali hanno cambiato la rotta di Lanzarote, un'isola ancora negli anni 60 dedita ad attività di pesca e agricole, e sono state il germe del primo turismo, di una concezione unitaria dell'attività artistica e dell'ambiente. Quella che Manrique chiamò “arte-natura/natura-arte”.
Nel caso del Jardin de Cactus, già si conosce il programma delle cerimonie di commemorazione, che avranno luogo il 25 settembre. Quella sera, la spilla d'oro la apporranno a partire dalle 21 i Tre Tenori con la loro attesissima esibizione. Per il giorno successivo, a partire dalle 10, si darà il via a un concorso di pittura riservato a ragazzi e giovani. Inoltre, celebri artisti di Lanzarote e di altre isole dell'arcipelago canario esporranno piccole sculture e altri oggetti ispirati alle realizzazioni di Manrique.
Però, molto al di là di queste commemorazioni, attraverso varie iniziative La Consejeria responsabile di questo settore intende rendere ancora più efficace l'informazione che i turisti e gli abitanti (soprattutto giovani) di Lanzarote ricevono riguardo a ciò che César Manrique ha rappresentato per quest'isola e alla sua opera spaziale. Si parte dal fatto che il logotipo turistico dell'isola è opera sua, nello stesso modo in cui il catalano Joan Mirò firmò il marchio per Turespaña con il suo caratteristico sole.
Fu un aereo proveniente da New York con a bordo César Manrique a cambiare in qualche modo la storia di Lanzarote. L'artista vi giungeva dopo un periodo di tre anni trascorsi nella Grande Mela. Era l'anno 1964 e il figliol prodigo tornava a casa dopo un soggiornono nella Seconda Avenue e dopo le esposizioni dei suoi quadri nella galleria di Catherine Viviano. Aveva sentito irrevocabilmente la chiamata della terra dei vulcani. A partire da lì, e con l'aiuto di collaboratori come Juan Soto e altri, e del sostegno politico dell'allora presidente del Cabildo José Ramirez, si tracciò un raggio di luce sopra la cenere vulcanica, una linea nitida tra il prima e il dopo.
Si può parlare di un rapporto molto intimo. Manrique si mise in relazione con il cuore di Lanzarote come nessun altro. Per questo in una serie dei suoi quadri immagina le creature così come poterono rimanere sommerse dall'avanzare della lava. Suo è anche il disegno che rappresenta il diavolo mentre dà il benvenuto all'entrata del Parque Nacional de Timanfaya per avvisare il viaggiatore che sta per addentrarsi nel regno infernale. Con i suoi pennelli captò i colori del fuoco, di quella luce di Lanzarote che tante volte acceca gli uomini anziché illuminarli, di quel mare così unico, di quelle contadine che sfidano le asperità della natura. Non stupisce il fatto che Rafael Alberti lo abbia definito il “pastore di venti e vulcani”. I centri turistici di Lanzarote sono naturalmente figli legittimi di questa intima relazione tra César Manrique e la soggiogante natura isolana.
Il messaggio di Manrique è rimasto nell'immaginario isolano come un grido contro gli abusi del territorio che lui tanto amò e la cui immagine tanto contribuì a diffondere per il mondo intero. Purtroppo, però, molti a Lanzarote si sono riempiti la bocca del nome di César Manrique ma nello stesso tempo le sue parole sono rimaste loro sullo stomaco. Spesso hanno visto in lui solo la gallina dalle uova d'oro.
Manrique stava creando un'utopia, diceva semplicemente di voler “raggiungere l'impossibile”. E lo ha raggiunto. È insomma il simbolo del vulcano che non smette mai di produrre la sua lava.

NUOVO SITO WEB (PIU' MODERNO, AGILE E INTERATTIVO) PER PROMUOVERE LA GOMERA



Il Consiglio di La Gomera ha attivato la nuova pagina web e i nuovi
servizi del portale di turismo, pagina che già a partire da adesso offre contenuti in spagnolo (castigliano), inglese e tedesco e che, inoltre, è interattiva, per favorire il contatto e la diffusione di notizie e informazioni sull'isola tra i viaggiatori. D'accordo con la nuova filosofia e le autorità insulari, il sito si è arricchità di foto, diari di viaggio e video riguardo all'isola di La Gomera inviati dai visitatori. Non solo: tra i contributi inviati, verranno anche selezionati e premiati i migliori. Lo scopo finale, naturalmente, è quello di favorire al massimo la conoscenza delle bellezze naturali di La Gomera e l'arrivo di turisti.
Altra novità è il link con le reti sociali come Facebook, in cui La Gomera ha aperto un suo spazio per cercare di arrivare al maggior numero di potenziali visitatori.
Nel nuovo sito, sono illustrate ampiamente, oltre alle tante bellezze naturali dell'isola (come per esempio il celebre Parque Nacional de Garajonay), anche le sue ricchezze culturali, artigiane e gastronomiche, che fanno di quest'isola tranquilla la meta preferita di persone alla ricerca di una vacanza a contatto con la natura e alla scoperta delle tradizioni locali.
Non mancano, ovviamente, neppure le indicazioni sulle possibilità di soggiorno e divertimento: dunque, ampio spazio, tra l'altro, alle attività sportive come golf o sentierismo, alle attività nautiche e alle cure per la salute nei centri spa.
L'indirizzo web del nuovo sito è www.lagomera.es. A partire da questo, è possibile accedere a tutti i dipartimenti delle varie istituzioni locali e agli enti esterni collegati.

mercoledì 15 settembre 2010

I COSTUMI DELLA STILISTA CANARIA AURELIA GIL IN UN VIDEOCLIP DI PARIS HILTON


Dopo aver ottenuto un grande successo nell'ambito della manifestazione Valencia Fashion Week con la sua collezione Wonderland, la stilista canaria Aurelia Gil raggiunge un'altra tappa importante della sua folgorante carriera grazie alla partecipazione di alcuni suoi indumenti da bagno della collezione Cold - presentata per la prima volta nella recente edizione della Pasarela International de Baño Gran Canaria Moda Calida - nell'ultimo videoclip di Paris Hilton, che ha come scenario l'isola di Ibiza. I costumi sono indossati dalle ballerine che attorniano Paris, ma alcuni di essi sono stati già adottati in privato dalla stessa show girl.
Cold, spiega Aurelia Gil, è una collezione il cui obiettivo principale è la contrapposizione degli opposti allo scopo di ottenere come risultato l'equilibrio delle forme: il volume contro il vuoto, i tessuti naturali contro quelli tecnologici, il metallo contro la plastica, il brillante contro l'opaco e così via. I suoi referenti culturali, aggiunge, oscillano tra l'era vittoriana e quella futurista, tra Lewis Carrol e Chuck Palahniuk, tra la realtà e la fantasia, tra la sobrietà e la retorica.
Aurelia Gil si dichiara molto felice ed orgogliosa perché ora, grazie al videoclip della Hilton, le sue creazioni faranno letteralmente il giro del mondo.

giovedì 9 settembre 2010

FLOTTIGLIA INDIPENDENTISTA? C'È CHI MINACCIA DI RESPINGERLA CON LA FORZA


L'organizzazione della Flottiglia per l'indipendenza Mahfoud Ali Beiba, che nei prossimi mesi dovrebbe partire da uno dei porti delle Canarie con destinazione El Aaiun, capitale amministrativa del Sahara Occidentale, con lo scopo di appoggiare la causa indipendentista saharaui, non è passata inosservata in territorio marocchino. Come già riferito, nei giorni scorsi l'Osservatorio dei Diritti umani per i territori occupati del Sahara Occidentale aveva lanciato un comunicato nel quale si annunciava la prossima partenza della flottiglia, «che aggregherà persone, istituzioni, organizzazioni solidali con la causa saharaui di diverse parti del mondo» per porre fine al blocco delle informazioni cui è sottoposto il Sahara Occidentale.
Adesso Reda Taoujni, rappresentante dell'Associazione Sahara Marocco informa che la sua organizzazione preparerà un'adeguata azione di risposta a tale iniziativa.
Non è ancora stata resa nota la data del previsto sbarco della flottiglia a El Aaiun, ma secondo Taoujni l'impresa potrebbe essere tentata il 14 novembre, data degli accordi di Madrid del 1975 tra Spagna e Marocco, oppure all'inizio del 2011. Il 27 febbraio infatti è un'altra data importante, poiché vi si celebra la proclamazione della Repubblica araba saharaui.
Taoujni lo sottolinea: «Siamo di fronte a una provocazione in piena ragola e, nel caso si realizzasse, provocherebbe una nostra adeguata reazione».
A questo proposito, afferma di essersi riunito con organizzazioni della società civile e con pescatori di El Aaiun e di poter contare su più di 70 imbarcazioni disposte a partecipare a una controflottiglia per “dare il benvenuto” a coloro che giungessero lì dalle Canarie.
«Li aspetteremo nei confini delle nostre acque giurisdizionali, che sono anche quelle dell'arcipelago, e non permetteremo loro di avanzare» continua Taoujni.
Tuttavia egli stesso dubita che la spedizione canaria potrà avere luogo.
«Non credo che riusciranno a realizzarla, perché ha creato molte divisioni interne tra le organizzazioni che appoggiano gli indipendentisti saharaui» conclude.

mercoledì 8 settembre 2010

DI NUOVO IL CASO DEL SAHARA OCCIDENTALE, CON LE CANARIE PROTAGONISTE


Si vivono momenti conflittuali all'interno del movimento spagnolo a favore dell'indipendenza del Sahara Occidentale, un tempo colonia spagnola e ora territorio a sovranità marocchina. Qualche giorno fa, di prima mattina, una scintilla ha “incendiato” il sito internet preferito dai separatisti saharaui per denunciare l'“invasione marocchina”. Un comunicato emesso a El Aaiun e attribuito a uno sconosciuto Osservatorio dei Diritti umani per i territori occupati, ha preso alla sprovvista, per la prima volta, il delegato del Frente Polisario en Espana, Buchara Beyun, e il presidente della Federacion espanola de Insituciones solidarias, Carmelo Ramirez. L'Osservatorio annunciava per i prossimi mesi l'organizzazione di una flottiglia dalle Canarie a El Aaiun per denunciare al mondo “il back out nell'informazione che colpisce la popolazione saharuai”.
L'annuncio giungeva a tre giorni dalla visita a Rabat del ministro spagnolo degli interni, Alfredo Perez Rubalcaba, per incontrare re Mohamed VI del Marocco allo scopo di abbassare la recente tensione riguardo Ceuta e Melilla. Il comunicato era stato diffuso anche alla vigilia dell'azione di protesta che 14 canari avrebbero inscenato il sabato 28 agosto a El Aaiun e che si sarebbe conclusa con un bilancio di 12 feriti. Quel giorno (venerdì 27 agosto) si trovava a Madrid il capo della sicurezza dell'organizzazione ufficiale pro Sahara Occientale (ossia il Frente Polisario), Sidi Wagag, uno degli uomini più potenti del movimento indipendentista, come ha affermato il presidente della Commissione dei diritti umani del Consejo real para el Sahara, Hussein Baida, saharaui di nazionalità spagnola, incarcerato per sei anni a Tinduf per dissidenza politica, e giunto quello stesso giorno in Spagna da Casablanca.
Quel fine settimana è stato lungo per gli interessi bilaterali, perché nella capitale grancanaria, Las Palmas, non sono arrivati né il viceconsole marocchino, Abdalà Takmi (il console era in vacanza) e neppure il leader della intelligenza del Polisario a Las Palmas, Omar Bulzan, fratello del ministro degli esteri del Frente.
Tutti sono rimasti nell'attesa di una chiamata da parte dei vertici. Entrambe le parti erano al corrente del viaggio dei 14 attivisti a El Aaiun (Rabat conosce con 24 ore di anticipo la lista dei passeggeri degli aerei) e che il monarca alauita avrebbe ricevuto a braccia aperte Rubalcaba, però nessuno poteva immaginare che una sezione del movimento stava per alzare il livello dello scontro.
Fino alle 17 di quel venerdì non è filtrata ufficialmente la notizia sull'esistenza di un'azione simile a quella della flottiglia che nel maggio scorso salpò in direzione di Gaza e che si concluse con nove morti dopo l'intervento, in alto mare, di militari israeliani.
Quasi nessuno alle Canarie ha dato credito all'esistenza di un'operazione denominata Mahfud Ali Beiba, in omaggio del presidente del parlamento saharaui, recentemente morto per infarto. Quasi nessuno, tranne la cellula del Ministero degli interni marocchino nel Sahara, una delle più efficienti del Magreb grazie alle sue eccellenti relazioni con la Cia e con il Mossad.
Secondo fonti bene informate, il ministro degli esteri, Taieb Cherkaoui (che il lunedì si sarebbe incontrato con Rubalcaba) è stato informato nel giorno dell'azione di protesta, per cui è probabile che abbia espresso la sua opinione al riguardo direttamente al suo omologo spagnolo durante il loro incontro a Rabat.
Nessun conosceva l'origine della protesta, tanto che c'è stato chi ha confuso l'Osservatorio con l'organizzazione ufficiale, che opera a Badajoz, in Spagna. L'osservatorio giunto alla ribalta della recente cronaca è invece una nuova organizzazione, nata dalle costole del movimento separatista.
Due giorni dopo il vertice nella capitale marocchina, l'Osservatorio sfidava Marocco, Spagna e lo stesso Frente Polisario designando come portavoce Isabel Galeote Marhuenda, lavoratrice sociale andalusa, già da quindici anni impegnata nella causa. Con somma sorpresa di Carmelo Ramirez.
Secondo alcuni osservatori, l'Osservatorio non solo si fa promotore di un'azione molto delicata che sarebbe in realtà un affare di Stato, ma pone anche le Canarie al centro di una base per operazioni che ne minacciano l'immagine e la stabilità.
«Romperemo il black out nell'informazione del Sahara dalle Canarie» annuncia Isabel Galeote. Intanto il governo locale non fa dichiarazioni. «Che prima si pronuncino i partiti nazionali» dice qualcuno nella sua sede, anche se la sfida sembra molto rischiosa.
Le Canarie non hanno ancora definito il confine delle loro acque e comunque la sovranità del Sahara sta tuttora nelle mani delle Nazioni Uniti. Inoltre può essere determinante il “fattore residenti”. Nell'arcipelago convivono infatti 28mila marocchini e 12 mila saharaui, e le autorità devono stare molto attente all'eventuale manifestarsi di conflitti tra le due comunità.
La preoccupazione riguarda anche la spina dorsale dell'economia locale: la sua immagine all'esterno.
«Non possiamo neppure immaginare che cosa accadrebbe se verificasse uno squilibrio militare, con l'armata marocchina che impedisca il passaggio alle navi con bandiera spagnola» afferma qualcuno.
Esperti nel conflitto saharaui (da 35 anni ci sono tensioni istituzionali e dal 1991 nel Sahara occidentale è in vigore il cessate il fuoco) sono del parere che le Canarie siano di fronte all'episodio più inquietante dopo la Marcha Verde. Nel 1975 furono mobilitate centinaia di giovani canari che compivano il servizio militare. Molti alla Canarie ricordano le madri che piangevano i figli in partenza per El Aaiun: allora, la Spagna si preparava a combattere contro il Marocco, ma il regime spagnolo (Franco allora stava agonizzando) era molto debole e soccombette alle pressioni di Stati Uniti e Francia. Hassan II approfittò della congiuntura.
Ma ora le circostanze sono diverse. Sono spagnoli coloro che hanno preso l'iniziativa approfittando del vuoto stagionale nell'ambasciata, senza curarsi della coesione del movimento solidale. L'Osservatorio sta per nominare un delegato «dotato di grande personalità e molto conosciuto per il suo carisma e la sua credibilità. È la prova che sta facendo sul serio, nonostante ciò che dicono Ramirez e Beyun.
(traduzione e adattamento di un articolo di José S. Mujica pubblicato su canarias7.es)

sabato 4 settembre 2010

AGGREDITI E PICCHIATI GLI ATTIVISTI DI SAHARACCIONES: CHIEDEVANO AL MAROCCO LA LIBERTA' PER LA POPOLAZIONE SAHARAUI


Ha fatto molto discutere in Spagna la vicenda dei 14 attivisti canari dell'organizzazione SaharAcciones di Tenerife, che durante una manifestazione di protesta a sostegno della causa delle popolazioni saharaui, a El Aaiun, sarebbero stati aggrediti e detenuti dalla polizia locale. Un avvenimento che ha rischiato di aggravare la crisi tra Spagna e Marocco, di nuovo al centro dell'interesse politico-diplomatico per il recente riacuirsi della disputa circa l'enclave spagnolo in terra marocchina di Melilla. Dopo il rilascio, gli attivisti sono tornati in nave nel porto di Las Palmas de Gran Canaria al grido di «Sahara libero!».
Da decenni infatti il Marocco occupa un'ampia zona del Sahara imponendo il proprio potere alle popolazioni residenti.
La protesta dell'organizzazione di attivisti, spiegano, è consistita nell'esibire magliette con la scritta “Sahara libre” e cartelli che inneggiavano al referendum e all'autodeterminazione delle popolazioni locali.
«Ma a farli più arrabbiare è stata la bandiera del Sahara libero che siamo riusciti a far sventolare nelle strade di El Aaiun» ha spiegato Anselmo Fariñas, uno dei leader del gruppo.
La persona incaricata di questo era Carmen Roger, che al momento del rientro alle Canarie era la più segnata fisicamente dell'aggressione: erano molto evidenti, infatti, due enormi lividi sotto gli occhi.
Secondo il racconto degli attivisti, sono state decine di uomini in abiti civili, ma che probabilmente appartenevano alle forze di polizia poiché erano dotati di walkie-talkie e obbedivano a superiori, ad aggredirli e malmenarli.
Ma secondo loro, la vera aggressione è nella sofferenza del popolo saharaui che, dicono, «dopo 35 anni di occupazione marocchina non può prolungarsi oltre».
Intanto giungono notizie di altre manifestazioni di protesta da parte della popolazione locale, con barricate, aggressioni della polizia e numerosi feriti. Ma la stampa internazionale non ne fa assolutamente cenno.
Alcuni tra gli attivisti rientrati a Tenerife, tra cui lo stesso Fariñas e Carmen Roger, hanno dovuto ricorrere alle cure dei medici in ospedale, e hanno poi presentato una denuncia contro la polizia marocchina per lesioni.
Ma soprattutto lamentano che Spagna, Francia ed Europa in generale si dimenticano del diritto alla libertà del popolo saharaui. Mentre la Francia, affermano, mantiene un veto sull'applicazione dei diritti umani in quel territorio, e l'Europa si dimostra connivente, la Spagna ignora il problema, probabilmente per non compromettere ulteriormente i già difficili rapporti con il Marocco. Ma di tutto questo è la popolazione saharaui a pagare un prezzo che si sta rivelando davvero troppo alto.
(nella foto da laprovincia.es, il rientro da El Aaiùn degli attivisti di SaharAcciones al porto di Las Palmas di Gran Canaria: sul volto di Carmen Roger, i lividi sotto gli occhi, conseguenza dell'aggressione di individui che, secondo gli attivisti, appartenevano alla polizia marocchina e per la quale hanno sporto denuncia)

A TAURO (GRAN CANARIA) AL VIA UN PROGETTO EDILIZIO FARAONICO. MA QUALE SARA' L'IMPATTO SULL'AMBIENTE?


Dopo più di 20 anni di litigi, riformulazioni normative, varie moratorie e, infine, una battaglia politico-giuridica, adesso due sentenze del Tribunal Supremo, che concludono un aspro processo legale, stanno per dare il via al faraonico progetto turistico di Anfi Tauro, che prevede la realizzazione di 7.500 posti letto nell'omonima località a Sud Ovest di Gran Canaria, cui seguirà quella di due spiagge artificiali e un porto turistico con 500 attracchi.
Fu l'imprenditore Santiago Santana Cazorla, esponente di una delle famiglie locali più potenti, non precisamente amato da tutti i grancanari, a preconizzare e finanziare questo progetto di primaria importanza nel lontano 1987. E ora, dice, «non resta che lavorare duro per costruire questo sogno».
Cazorla, che non nasconde la soddisfazione per la vittoria nella difficile battaglia legale, lamenta che «investire qui è diventato un vero martirio a causa della burocrazia che strangola lo sviluppo economico nelle Canarie, mentre l'unica cosa che si vuole è attrarre turismo e creare lavoro e benessere economico».
Per primi saranno dunque realizzati un campo da golf da 18 buche, varie ville e l'hotel Emerald.
«Sono i primi semi di un albero da realizzare nella sua totalità negli anni che seguiranno e che sarà rappresentato da uno dei resort turistici più importanti d'Europa» aggiunge l'imprenditore, che prevede di investire nel progetto fino a 400 milioni di euro.
Un progetto titanico, dunque come si può intravedere nella foto in alto (da laprovincia.es), dove è riprodotta un'immagine virtuale del Valle de Tauro, con i 13 hotel che vi sorgeranno. Ma per alcuni anche un progetto discutibile, che potrebbe avere un impatto sull'ambiente molto più importante che non quello, già deprecabile, di edifici a gradoni e hotel imponenti, sorti in passato sulle pareti rocciose in questa zona di costa di Gran Canaria, dalla bellezza selvaggia davvero sorprendente e ormai definitivamente compromessa. Ma, si sa, tutto si sacrifica in nome del denaro e della ricchezza, anche il patrimonio più importante per tutti noi e dal prezzo incalcolabile, e cioè la natura.