venerdì 17 agosto 2018

UNA VITA DA ROMANZO QUELLA DI JOSÉ MANUEL GARCÍA PERUYERA, SFUGGITO DA RAGAZZO ALLE VIOLENZE DEI NAZISTI



È l'unico spagnolo ancora vivente tra coloro che sono sopravvissuti all'olocausto nazista. Ecco la straordinaria storia di un bambino spagnolo di parecchi decenni fa, ex orfano di guerra che, nella sua infanzia e adolescenza ha dovuto soffrire traversie e crudeltà di ogni genere, degne di un best seller della narrativa e che hanno messo tante volte a repentaglio la sua vita, anche se poi il protagonista è riuscito a rifarsi una vita e a diventare un simpatico signore di una certa età. Che però adesso, dalla sua casa di Las Palmas de Gran Canaria, mette giustamente in guardia dai pericoli e dalle crudeltà che comporta ogni tipo di conflitto armato soprattutto i giovani, perché non dimentichino quello che di terribile è accaduto. Parliamo di José Manuel García Peruyera, 90 anni compiuti il 24 maggio scorso. Vive in un appartamento vicino a Mesa y López, un'arteria stradale arcinota della capitale grancanaria, in pieno centro città.
Orfano a soli 8 anni di età, questo asturiano è stato vittima delle guerre che si sono succedute nel secolo scorso, fin dall'inizio della sua età della ragione. Una bomba mise fine alla sua famiglia durante l'assedio di Oviedo, in piena guerra civile spagnola, e ciò significò per lui trovarsi completamente solo in una terra di nessuno, come tanti altri figli della guerra. In fuga da Oviedo verso Gijón, alla ricerca di alcuni amici dei suoi genitori, fu prelevato assieme a tanti altri bambini come lui dai camion della CNT, ovvero dai repubblicani e dai socialisti, i quali volevano mettere in salvo questi sventurati ragazzini portandoli al porto di El Musel, a Gijón appunto, dove molte imbarcazioni erano in attesa di portali via, lontano dalla guerra. Nel 1937, circa 12 mila bambini asturiani furono messi in salvo in questo modo. In parte giunsero in Russia, altri in Inghilterra e altri ancora, come José Manuel, in Francia.
Ma i bimbi che riuscirono ad arrivare vivi in Francia lo fecero in un pessimo stato di salute. Furono trasferiti in un ospedale a Versailles, dove vennero messi in quarantena. Da lì, una volta rimesso in salute, José Manuel fu destinato a vari campi di concentramento, da Perpignan fino a Nizza, destinati agli spagnoli che uscivano dalla guerra. Lì la vita era dura, e si soffriva molto la fame e il freddo, ricorda José Manuel. Per tutto quel periodo visse in uno stato di vera vicinanza  con la morte, che però non sopraggiunse mai, nonostante José Manuel si sentisse come “un morto vivente”.
Era sopravvissuto alla guerra nel suo Paese, ma altri pericoli peggiori erano in agguato per lui. Quando i tedeschi occuparono la Francia, misero le mani sui campi di concentramento e selezionarono prigionieri per mandarli come schiavi in Germania. Fu così che José Manuel cadde dalla padella nella brace.
In territorio nazista, venne incaricato di lavori che andavano dalle pulizie alla raccolta dei denti d'oro e dei gioielli dai corpi degli ebrei uccisi. Tutto ciò che i tedeschi, vere bestie, ordinavano i ragazzini terrorizzati dovevano eseguire. Ma soprattutto temevano le attenzioni morbose dei tedeschi pedofili. È questo uno dei peggiori ricordi di José Manuel. «Oggi che sono ancora vivo lo posso raccontare» afferma. «Quello che i tedeschi fecero ai bambini spagnoli nei campi di concentramento nazisti fu il peggio che un essere umano possa compiere. Io stesso fui violentato da uno spagnolo che obbediva ai tedeschi. Fu un vero incubo. Ma noi che colpa avevamo? Non eravamo noi ad aver fatto la guerra».
Il campo di sterminio di Mauthausen era uno dei già temuti, perché di solito chi entrava lì non ne usciva vivo. In quel posto orribile José Manuel potè vedere vari gerarchi nazisti, da Heirich Himmler a Josef Mengele. Quelli di alto rango come loro avevano l'ossessione di raccogliere tutto l'oro che potevano dai corpi delle vittime innocenti della loro barbarie. «Io stesso ho visto come Himmler entrava nella stanza dove era ammassato tutto quell'oro e ne usciva con delle borse piene» racconta José Manuel. «L'oro era l'unica cosa che importava a questi criminali».
Dopo essere stato miracolosamente liberato, per José Manuel è cominciata una lunga avventura per i mari di tutto il mondo. Si imbarcò infatti come addetto alla cucina su varie navi, e nel corso dei numerosi viaggi ha potuto mettere da parte una discreta fortuna. Durante le soste nei porti di così tanti Paesi ha potuto conoscere le Canarie, terra della quale si è innamorato. Nel corso della sua lunga esistenza è vissuto tra la Costa Rica, dove si è sposato, e Las Palmas de Gran Canaria. Ora riceve una pensione dalla Germania, per essere stato prigioniero nei campi di concentramento nazisti, dalla Spagna come orfano di guerra, e anche dalla Francia. Durante tutti questi anni ha tenuto numerose conferenze in vari Paesi europei, perfino in Germania, nel corso delle quali ha sempre raccontato la sua avventurosa esistenza e gli orrori delle guerre alle quali è sopravvissuto. Ancora adesso a distanza di tanti anni da quei fatti, racconta, i ricordi spesso si tramutano in incubi veri e propri.
«A Las Palmas de Gran Canaria sto molto bene» assicura però. «E per fortuna qui ho tanti amici e una famiglia che si prende molta cura di un uomo anziano come me».

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