sabato 30 maggio 2009

È SALVO MOSZY, IL RAGAZZO ALBINO ARRIVATO DALL'AFRICA

Arrivano a decine, impauriti, stremati di freddo e di sete, su barconi scassati dalle coste dell’Africa subsahariana, all’inseguimento di un sogno che inevitabilemente s’infrangerà sulle coste delle isole Canarie, a solo un centinaio di chilometri dalla costa della Mauritania. Giovani, ragazzi africani che sfuggono alla miseria e alle guerre civili sperando di crearsi un piccolo varco verso la ricca e bianca Europa, che forse consentirà loro una vita migliore, e così attraversano l’Oceano per giorni e notti, in balia del vento e delle onde. Dopo i primi soccorsi presso i centri di accoglienza temporanea, tutti vengono regolarmente mandati nella penisola per l’identificazione e l’accertamento della provenienza, e poi rimpatriati. Ma nei prossimi giorni le autorità spagnole faranno un’eccezione. Tra i tanti giovani dalla pelle scura, giunti sulla spiaggia di Tejita, nel sud dell’isola di Tenerife, la maggiore delle Canarie detta anche la Lampedusa di Spagna, giorni fa è arrivato anche un giovane dalla pelle inequivocabilmente e singolarmente chiara, anche se segnata dalle ustioni dovute alla permanenza di giorni in mare aperto, sotto il sole cocente di questa zona subtropicale. Si tratta di Moszy, 18 anni, un giovane africano albino originario della Mauritania, che appena sbarcato ha raccontato alle autorità locali la sua drammatica storia e ha chiesto asilo. Una richiesta singolare agli occhi di chi non sa che cosa significhi essere albino in certi Paesi africani. Lo ha spiegato con le lacrime agli occhi lo stesso giovanissimo migrante. Quelli come lui sono considerati esseri diversi, speciali, ma proprio a causa di questo pregiudizio utilizzabili in modo barbaro per riti magici propiziatori che dovrebbero apportare fortuna e ricchezza. Possono venire perfino uccisi e decapitati per usare i loro organi interni, le loro dita e altre parti del corpo come amuleti e il sangue come fluido apportatore di benessere. È quello che è successo recentemente in Tanzania a una bambina di sei anni, decapitata e mutilata davanti al proprio padre, perché colpevole semplicemente di essere albina. E proprio recentemente un tribunale del Burundi ha comminato pene molto severe per alcune persone che hanno ucciso alcune persone e alcuni bambini albini, anche se qualcuno  tra gli assassini è riuscito a sfuggire alla giustizia nascondendosi sulle montagne. Ed è così che, dopo aver sopportato per diciotto anni le morbose attenzioni e le persecuzioni degli abitanti del suo villaggio, Moszy ha deciso di fuggire in Europa, dove ha saputo che la sua anomalia non è affatto un problema. Paria tra i paria nel suo Paese, ha capito che questo era anche l’unico modo per evitare alla sua famiglia, oltre all’angoscia di annoverare una creatura così diversa tra i suoi membri, anche l’onere di cure costose nel tentativo di proteggere dal sole africano il suo organismo così delicato. Così, giorno dopo giorno, per anni ha racimolato un soldo dopo l’altro per pagarsi il suo angolo di barcone e tentare la fortuna, sfidando le correnti oceaniche. Gli è andata bene, così come agli oltre 600 immigrati africani che sono approdati sulle coste Canarie dall’inizio dell’anno. Ma a lui andrà ancora meglio. Non sarà rispedito al mittente come tutti gli altri, ma verrà accolto sul suolo spagnolo proprio per evitargli altre persecuzioni, altre violenze, altre barbarie. Lo sta decidendo i il “Comitato spagnolo di aiuto al rifugiato” di Madrid, che sicuramente accoglierà la sua richiesta di asilo. Dalla sua ci sono le testimonianze dei missionari e degli antropologi, che possono confermare i gravi rischi per chiunque sia portatore di questa anomalia cutanea in terra africana. 

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