sabato 30 maggio 2009

CANARIE, HAWAII E CILE UNITI PER LA PROTEZIONE DEL CIELO


Il seminario scientifico internazionale, che si è svolto recentemente a Canada del Rio, nell’isola di Fuerteventura (Canarie) sotto il patrocinio dell’iniziativa Starlight dell’Unesco e l’Unione internazionale di astronomia, è culminata con una proposta per definire i cieli delle isole Canarie, delle Hawaii e del nord del Cile come “Patrimonio dell’umanità” per l’importanza che presentano per la comunità scientifica internazionale. Il documento è stato sostenuto dai rappresentanti del Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco, dell’Unione internazionale di astronomia e dell’Istituto di astrofisica delle Canarie, oltre che dell’Organizzazione mondiale del turismo e della Convenzione europea del paesaggio. Ora, dunque, sarà possibile cominciare il processo di riconoscimento dei luoghi del pianeta, come quelli appena citati, che per la qualità dei loro cieli, associata ai valori culturali, ambientali, scientifici e astronomici, possono appunto aspirare a dichiararsi Patrimonio dell’umanità. Inoltre, i partecipanti al seminario hanno fissato criteri in base ai quali, a partire da quest’anno, in tutti i luoghi dichiarati Patrimonio dell’umanità e con nomine speciali si introducano schemi di lavoro per  la protezione del cielo. Il 2009 infatti è stato proclamato dall’Onu “Anno internazionale dell’astronomia e della difesa del cielo notturno”, allo scopo di celebrare il quattrocentesimo anniversario da quando Galileo Galilei, nel 1609, puntò per la prima volta il cannocchiale da lui perfezionato, dando così inizio alle prime, vere osservazioni astronomiche scientificamente valide e alla nascita dell’astronomia moderna.

I cieli delle Canarie, ultimo lembo d’Europa nei mari africani (sono situate nell’Oceano atlantico a un centinaio di chilometri a ovest dalle coste di Marocco e Mauritania), oltre che di un clima considerato tra i migliori al mondo, possono godere anche dei cieli più limpidi e sgombri da nubi che ci siano, e per questo da molto tempo sono state scelte per l’installazione di grandi osservatori astronomici, che consentono osservazioni astronomiche determinanti per la ricerca scientifica. In particolare, sulle pendici vulcaniche dell’isola di La Palma, la più occidentale delle Canarie, si trovano gli osservatori di Roque de Los Muchachos. È qui che si trova la più alta concentrazione di osservatori di tutto il pianeta. L’isola, infatti, possiede le condizioni ideali per osservare costellazioni e galassie: soltanto 63 giorni l’anno con il cielo nuvoloso. Per la precisione, gli osservatori sono situati tutti a poca distanza l’uno dall’altro sulle pendici nord-ovest del vulcano spento Taburiente, a nord dell’isola, che si erge fino a 2.400 metri. A queste quote il cielo è sempre cristallino e trasparente, con bassi livelli di turbolenza (che impediscono movimenti ascensionali di nubi) e inquinamento ottico pressoché inesistente. Spuntano dalle scure rocce vulcaniche come strani funghi metallici dalle varie dimensioni. Alcuni sono davvero imponenti, come quello spagnolo, il Grantecan, dotato di una lente a specchio del diametro record di ben 10 metri. Anche l’Italia è presente con il modernissimo osservatorio Galileo, progettato e gestito da nostri scienziati. Lavorano di notte, frugando nell’universo alla ricerca di stelle quasar o supernovae, stelle del tipo solare situate a molti anni-luce dalla Terra, e magari di indizi del big bang che ha dato l’avvio alla creazione del cosmo. Il Galileo, attivato nel 1996 e costato 30 milioni di euro, ha 5 strumenti ottici computerizzati, sempre operativi. Può essere visitato da chiunque, dai semplici amanti dell’astronomia fino alle famiglie con bambini.

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