giovedì 25 novembre 2010

IL PARQUE NACIONAL DE GARAJONAY A LA GOMERA, UN VERO TESORO NATURALISTICO


Il Parque Nacional de Garajonay di La Gomera festeggia il suo ventiquattresimo anniversario dal giorno in cui l'Unesco lo ha dichiarato Patrimonio dell'Umanità. Il 25 novembre del 1986 infatti ebbe luogo questo importante riconoscimento internazionale del quale possono vantarsi soltanto due altri spazi naturali spagnoli: il Parque Nacional de Doñana (1994) e il Parque Nacional del Teide (Tenerife), che si è aggiunto alla lista tre anni fa.
La Spagna adottò nel maggio 1982 la Convenzione per la protezione del Patrimonio culturale e naturale dell'umanità, che l'Unesco aveva creato dieci anni prima. I primi beni nazionali inseriti nella lista internazionale arrivarono nel 1984, quando fu riconosciuto il valore de La Alhambra, della Cattedrale di Burgos, della Mezquita di Cordoba, del Monastero dell'Escorial e del Palazzo Güel.
Garajonay occupa un 10 per cento della superficie totale dell'isola e racchiude l'esempio meglio conservato dei boschi di laurasilva (tipo di pianta endemica delle zone umide subtropicali come appunto le isole Macaronesi del Nord Atlantico, ossia Madera e Canarie) che popolarono l'Europa milioni di anni fa. Alla ricca e frondosa vegetazione, che ne fanno un'autentica riserva acquifera, si somma l'abbondante fauna che vanta molte specie autoctone.
Il Parque, con i suoi 3.984 ettari, è il quinto parco nazionale più visitato in Spagna. Tuttavia recentemente il Consiglio de La Gomera ha iniziato le procedure per l'ampliamento del Parque, poiché intende incorporarvi il Macizo de Enchereda. A questo proposito, il presidente de La Gomera ha annunciato che l'iniziativa procede positivamemte e che confida di poter fornire presto notizie positive in merito.

martedì 23 novembre 2010

È PROPRIO DI LEONARDO UN DIPINTO SCOMPARSO 200 ANNI FA IN FRANCIA E ORA ESPOSTO A GRAN CANARIA?


Cicerone diceva che è la fortuna, e non la saggezza, a dirigere il destino degli uomini. Deve pensare nello stesso modo Albert Riffart, restauratore belga che si è trasferito a Gran Canaria ed è proprietario di un presunto dipinto di Leonardo da Vinci, sparito in Francia circa duecento anni fa e attualmente esposto nella Finca Montecristo del barranco di Ayagaures, nel municipio di San Bartolomé de Tirajana, che ospita un centro internazionale d'arte fondato dal maestro floreale francese Guy Martin (ne ho parlato nell'agosto scorso, in occasione del Dunas Festival).
Trentacinque anni fa, Rifflart lavorava in una chiesa del piccolo municipio francese di Crepy. La penuria di denaro di quel Comune spinse il sindaco a ricompensare il suo lavoro con uno degli oggetti che, in stato di rovina a seguito dei bombardamenti nazisti durante la seconda guerra mondiale, restavano abbandonati nella cantina della chiesa.
«Tutto era un cumulo di poevere e di oggetti in uno stato di deterioramento assoluto» ricorda Rifflart. «Fui però colpito da una cornice molto preziosa, che non si sapeva neppure bene che tipo di opera racchiudesse».
In seguito Rifflart depositò questo quadro tra gli oggetti accumulati nella sua casa in Belgio fino a che, trentacinque anni dopo, decise di fare un po' pulizia ed eliminare le cose inservibili.
«Rimasi diversi giorni cercando di eliminare lo strato di sporcizia che ricopriva completamente la tela» racconta Rifflart. «E quando la riportai alla luce, rimasi stupefatto davanti a quella che aveva tutta l'aria d'essere un'opera del Rinascimento».
Il restauratore allora consultò diversi esperti, molti dei quali furono d'accordo nel ritenere che potesse trattarsi di un quadro scomparso di Leonardo da Vinci, intitolato “Francesco I in adorazione del sacro cuore di Gesù”, una tela di 90 x 30 cm che fu probabilmente nascosta a seguito della Rivoluzione francese poiché rappresentava appunto il re di Francia Francesco I, come tutti gli esponenti della monarchia completamente deligittimato in quel momento, al cospetto di Gesù Cristo.
L'importanza dell'opera, nel caso si dimostrasse autentica, è cruciale per la storia dell'arte poiché, quando Francesco I salì al trono di Francia, le idee del Rinascimento si stavano diffondendo in tutto il Paese. Ne fu proprio questo re uno dei principali promotori, infatti affidò numerosi, importanti lavori ad artisti, tra i quali Leonardo da Vinci. Nell'ultima fase della sua vita, del resto, l'artista rimase in Francia fino alla sua morte che secondo una leggenda avvenne proprio tra le braccia di Francesco I.
Ora esperti del Ministero della cultura francese verranno a verificare l'autenticità dell'opera e, nel caso questa venise confermata, il quadro verrà considerato Monumento storico di Francia.
Dal canto suo, Rifflart sottolinea alcuni particolari del dipinto i quali dimostrerebbero che Leonardo ne è l'autore e che si ripetono nella maggior parte delle sue opere, specialmente ne La Gioconda. Come per esempio le tre rocce che, come nuvole, sostengono la figura del Cristo; o il velo seminascosto che appare sopra la figura del re (uguale a quello di Monna Lisa); la forma dell'indice di Gesù (uguale a quello del San Giovanni di Leonardo), e altri ancora. Inoltre, nel suo telaio il quadro ha impressi un numero e una sigla, e si pensa che questo fosse un modo con cui i nazisti seganalavano gli oggetti di un certo rilievo scoperti nei Paesi che avevano invaso.
Se fosse autentico, si stima che il dipinto potrebbe avere un valore di circa 4 milioni di euro, e Rifflart sarebbe disposto a destinare la metà di questa somma in beneficenza. Nel frattempo, l'opera è stata esposta al pubblico, per la prima volta, presso la Finca Montecristo alla presenza dei consoli di Francia, Germania e Finlandia, oltre che del sindaco di San Bartolomé de Tirajana.
Le persone interessate possono andare ad ammirare l'opera al Montecristo di Ayagaures tutti i mercoledì e venerdì dalle 11 alle 17, fino al 25 dicembre. Al di fuori di queste occasioni, naturalmente il quadro è conservato con grandi misure di sicurezza nella cassaforte di una banca.
Al di là dell'autenticità o meno del dipinto, la visita alla Finca di Guy Martin, come ho detto in un'altra occasione, è consigliabile per tutti coloro che amano coniugare l'arte alla vita sana perché, oltre a essere un luogo perfettamente inserito nelle bellezze naturali di Gran Canaria, consente di ammirare esposizioni all'aria aperta di artisti canari come la scultrice Ana Luisa Benitez, e di molti altri d'ogni parte d'Europa.
(libera traduzione e foto, che ritrae il restauratore belga Albert Rifflart, proprietario del dipinto, da laprovincia.es)

giovedì 18 novembre 2010

SI ACUISCE IL CONFLITTO TRA I POPOLI SAHARAUI E MAROCCHINO


È un conflitto non solo di carattere politico. Una insieme di problemi sociali è alla base del grave attrito tra le due popolazioni: in questo brodo di coltura che si cuoce con sangue e fuoco, si impone infatti anche il desiderio di ottenere un lavoro.
Tutto è cambiato quando il governo del Marocco ha cominciato a mettere i propri coloni nei posti di lavoro che prima erano dei saharaui, ha ristretto le libertà del Paese occupato e ha fatto sprofondare il suo popolo nella miseria. È questo il quadro che emerge dal racconto di un grancanario e due saharaui che sono vissuti nei territori occupati.
«È vero che non c'è sicurezza, educazione o un qualche tipo di libertà, però la sola cosa che la gente di quel Paese chiede è un lavoro che le permetta di guadagnarsi la vita con dignità» dice Laha, un emigrate saharaui che si è trasferito a Gran Canaria.
Non potendolo avere gli abitanti dei territori occupati, all'interno dei quali si trovano le città di Al Aaiun, Dajla e Smara e altre ancora, si vedono obbligati a guadagnarsi la vita come possono o emigrare nelle Canarie o in Europa, da dove possono inviare alle loro famiglie il denaro che guadagnano con un lavoro che è stato negato loro nella propria terra.
Certo, i comportamenti illeciti di certi cittadini saharaui irritano sia i coloni marocchini sia gli imprenditori stranieri. «Tuttavia, che altro possono fare se non rubare, a volte» chiede Laha «quando il governo del Marocco dà tutto il lavoro ai suoi cittadini e ai saharaui non dà niente per permettere loro di sopravvivere?»
Antonio Gonzalez è nato in Tarfaya ed è stato evacuato da lì, assieme alla famiglia, nel 1956, quando la Francia ha concesso al Marocco l'indipendenza e il suo governo ha richiesto i territori di Tarfaya e Tan Tan. Ha vissuto anche l'espulsione del 3 aprile 1976, quando la Spagna ha ceduto al regno alaui e alla Mauritania il potere amministrativo del Sahara occidentale mediante gli accordi di Madrid.
Durante la ventina d'anni di convivenza con i saharaui, Antonio ha potuto constatare che tra marocchini e saharaui non c'erano problemi.
«In quegli anni c'erano molti marocchini che lavoravano a El Aaiun e mai c'erano differenze né difficoltà tra gli uni e gli altri» racconta.
Un educatore sociale che da quattrodini anni lavora a Gran Canaria è della stesso opinione. Secondo lui, il problema nasce ogni volta che il governo del Marocco incita i propri cittadini a esercitare la violenza contro il popolo oppresso.
«Quando prevede una manifestazione, sparge la voce che i saharaui vogliono uccidere i marocchini e allora questi scendono in strada a difendersi» spiega. «Tutte le azioni di disturbo di cui si ha notizia su giornali e in tivù sono istigati dal Marocco».
E ora, dopo l'assalto dell'8 novembre scorso all'accampamento dei rifugiati di Gdeim Izik a opera della polizia marocchina, la situazione è precipitata.
«L'unica soluzione al problema è che il Marocco conceda finalmente l'indipendenza al Sahara Occidentale» conclude l'educatore sociale.
«I conflitti tra le due popolazioni sono cominciati quando i saharaui hanno constatato come il governo del Marocco si è messo a sfruttare le risorse di un Sahara con una grande ricchezza naturale non lasciando niente alla popolazione saharaui» conferma Gonzalez.
«Stanno sfruttando le nostre ricchezze e ci lasciano poveri, danno occupazione ai loro cittadini e non a noi» rincara la dose Laha. «E soprattutto non ci concedono alcuna forma di libertà. Neppure in casa tua ti puoi sentire sicuro, perché entrano con il machete in mano e ti rubano tutto o ti ammazzano senza alcuno scrupolo. Fino a quando potremo tollerare le false promesse del Marocco? Ci promettono una casa, un lavoro, del cibo e non ce li danno mai. Vogliono solo cacciarci dal nostro territorio non dandoci niente per vivere. Il 99 per cento della popolazione vive in condizioni catastrofiche».
Dopo le reticenze della comunità internazionale e, a volte, anche del governo spagnolo, intento a salvare le relazioni diplomatiche con il Marocco già messe in crisi dall'annosa disputa dei territori di Ceuta e Melilla, enclaves spagnole in terra marocchina, si fa sentire sulla questione la ministra degli esteri spagnola Trinidad Jimenez.
La ministra ha annunciato un'inchiesta su quanto è accaduto nell'accampamento dei saharaui di Gdeim Izik, dove la polizia marocchina ha fatto irruzione aggredendo i rifugiati, sul numero dei feriti e dei morti tra le due parti. In particolare, ha affermato, devono essere chiarite le cause della morte del cittadino saharaui di nazionalità spagnola Baby Hamday Buyema, morto dopo essere stato investito da un veicolo della polizia marocchina vicino all'accampamento.
Jimenez ha reiterato «la profonda preoccupazione» per la violenza che si è registrata a El Aaiun lo scorso 8 novembre e nei giorni seguenti.
La ministra degli esteri spagnola è tornata a chiedere alle autorità di Rabat di togliere il veto ai giornalisti spagnoli di lavorare nella capitale amministrativa del Sahara Occidentale perché possano informare il mondo di questa crisi.
Un altro suo messaggio è stato riguardo la necessità di mantenere le buone relazioni con il Marocco e il solido rapporto di collaborazione che la Spagna e l'Europa intrattengono con questo Paese, basato sul «rispetto dei principi democratici, dei diritti umani e delle libertà fondamentali» che anche il Marocco riconosce.
Jimenez ha ricordato anche che la Spagna non ha alcuna responsabilità sul Sahara Occidentale dal 1976, anno in cui abbandonò il territorio. Pertanto, ha aggiunto, si tratta di una questione che compete fondamentalmente la comunità internazionale e in particolare le Nazioni Unite, anche se la Spagna continua a offrire un'attenzione particolare a questo conflitto e, di fatto, è il Paese che maggiormente se ne preoccupa e che più si è dimostrato solidale con l'ex colonia.

mercoledì 17 novembre 2010

S.O.S PER LE DUNE DI MASPALOMAS. SI STUDIA COME EVITARNE L'EROSIONE


Le magnifiche dune di Maspalomas (al Sud di Gran Canaria), si sa, sono in pericolo e, in mancanza di misure adeguate, potrebbero sparire in un centinaio d'anni. L'azione erosiva dell'oceano sulla costa e il passaggio continuo delle persone al loro interno sta piano piano cambiando il profilo di questi ammassi di sabbia giunta fin qui dal vicino Sahara nei secoli grazie al contributo dei venti.
Ora le Università di Las Palmas de Gran Canaria e di Cantabria hanno presentato al Consorcio Turistico de San Bartolomé de Tirajana, al cui municipio appartiene la località di Maspalomas, varie soluzioni per recuperare le celebri dune. Le soluzioni, emerse da uno studio cominciato dalle due Università nel 2006, sono al momento tre: evitare gli usi inappropriati della spiaggia; gestire meglio la sabbia che attualmente esiste; incorporare al sistema delle dune la sabbia che è andata persa.
Prima di tutto, ci sono sentieri all'interno delle dune, in cui le persone camminano in modo inappropriato. Sulla spiaggia, poi, sono collocati chioschi e sdraie che impediscono il corretto processo di formazione delle dune: si dovrebbe dunque collocarle in modo tale che non interrompano il naturale movimento della sabbia. Infine, è urgente mettere a punto misure per gestire meglio la sabbia presente, poiché attualmente se ne perdono circa 40 mila metri cubi ogni anno.
Uno dei progetti cui si pensa per compensare la perdita di sabbia è naturalmente recuperarla dalle zone prospicienti a quelle in cui l'oceano le ha erose, cosa che i ricercatori delle due Università ritengono possibile grazie alle moderne attrezzature, anche alle profondità marine già ragguardevoli raggiunte non lontano dalla costa, e cioè tra 25 e 40 metri sotto il livello del mare. L'operazione non arrecherebbe alcun danno all'attività turistica del luogo, perché l'estrazione della sabbia verrebbe effettuata mediante speciali imbarcazioni. Quanto al passaggio tra le dune, essendoci la necessità di limitarlo in parte, i turisti comunque non ne avvertirebbero disagi perché, anzi, eviterebbero lunghi e inutili itinerari.

NEL CALENDARIO DI RYAN AIR LE FOTO DELLE HOSTESS SULLE SPIAGGE DI FUERTEVENTURA


Le splendide spiagge di Fuerteventura faranno da sfondo
alle foto che compariranno nello speciale calendario 2010
di Ryan Air, in diffusione nelle prossime settimane in 10 mila copie. Per le immagini che compariranno sulle pagine patinate
del calendario hanno posato le stesse hostess della nota compagnia aerea irlandese low cost.
Il progetto rientra in una promozione molto importante della bellissima isola dell'arcipelago canario, una delle mete turistiche di punta della Ryan Air.
Il calendario costerà 10 euro per cui si prevede di poter ricavare dalla sua vendita una somma pari a 100 mila euro, che saranno destinati all'associazione umanitaria tedesca Tafel la quale si preoccupa di fornire alimenti a bambini e ragazzi indigenti e malnutriti di tutto il territorio della Germania.
Il rappresentante di Ryan Air, Daniel de Carvalho, ha spiegato che i passeggeri della sua compagnia aerea disporranno di ben cinque calendari da acquistare su ogni volo, i quali comunque saranno in vendita anche via internet.

DA PASITO BLANCO (GRAN CANARIA) È RIPRESA L'AVVENTURA SOLITARIA DI LAURA DEKKER


È partita lo scorso 14 ottobre dal porto sportivo di Pasito Blanco, nel sud di Gran Canaria, Laura Dekker, la navigatrice olandese che, a soli 15 anni, sta tentando la traversata del mondo in solitaria. Giunta alle Canarie nelle settimane scorse, stava preparando questa seconda tratta della titanica impresa in cui è impegnata e da una quindicina di giorni si trovava a Pasito Blanco, da dove era prevista, appunto, la partenza. Alcune imbarcazioni piene zeppe di fans locali l'hanno accompagnata per un breve tragitto fino a che Laura ha lasciato le acque di Gran Canaria per dirigersi verso i Caraibi. Una volta nei mari americani, attraverso il canale di Panama entrerà nell'Oceano Pacifico. Ulteriori tappe della sua traversata solitaria saranno infatti la Polinesia e l'Australia. Solo successivamente si avvicinerà di nuovo all'Europa dapprima solcando il Mar Rosso e il canale di Suez, e poi il Mediterraneo. Da qui, attraverso lo stretto di Gibilterra, giungerà nuovamente nell'Oceano Atlantico, che risalirà fino a rientrare in Olanda, tra un anno circa.

mercoledì 13 ottobre 2010

I VERSI DEL POETA MIGUEL HERNANDEZ, CENSURATO DAL FRANCHISMO, RIVIVONO NELLA MUSICA DEL CANTAUTORE CATALANO JOAN MANUEL SERRAT


Il prossimo 19 ottobre il cantautore catalano Joan Manuel Serrat renderà omaggio al poeta Miguel Hernandez nella Sala Sinfonica dell'Auditorio Alfredo Kraus di Las Palmas de Gran Canaria con un suo concerto della tournée Hijo de la luz y de la sombra (Figlio della luce e dell'ombra), in occasione del centenario della nascita del grande artista scomparso. Quando questi morì, nel 1942, la sua opera stampata non arrivava alle 500 pagine. Di queste, il franchismo ne permise la libera circolazione di appena 200. Si dovette aspettare il 1960 perché l'edizione argentina di Losada permettesse di giungere al migliaio di pagine. Solo nel 1992 ci fu la pubblicazione della sua opera completa.
Serrat ha voluto raccogliere i suoi versi, nascosti negli angoli più "nascosti" delle 2500 pagine pubblicate in quell'anno, e farli rivivere attraverso la sua splendida musica. Il concerto di Serrat si avvale del contributo di 19 piccoli video (che accompagnano anche il DVD), uno per ciascuna canzone eseguita, realizzati da importanti registi spagnoli.
Serrat è nato a Barcellona nel 1943 e a venticinque anni ha inciso il suo primo EP (extended play, disco di vinile con quattro canzoni). Il suo debutto in pubblico è avvenuto nel 1965 al Teatro Esplugues di Llobregat. In seguito, con Ara que tinc vint anys si è presentato al Palau de la Musica Catalana e ha cominciato a scalare posizioni nella classifica delle vendite in Spagna. Nel 1968 è stato scelto come rappresentante della Televisione spagnola al Festival dell'Eurovisione, dove però ha rinunciato a cantare in seguito al veto opposto alla sua richiesta di cantare in catalano. Per questo motivo le sue canzoni sono state messe all'indice in radio e in televisione per cinque anni.
Grande amante della poesia e autore di versi memorabili, nel 1969 ha pubblicato il suo primo album in castigliano, Dedicado a Antonio Machado, poeta. Nel 1975 ha pubblicato Piel de manzana, disco che è diventato quasi clandestino dopo le sue proteste dal Messico riguardo alle ultime pene di morte decretate dal franchismo.
Dieci anni dopo, il suo amore per la poesia si è rivelato anche con Cada loco con su tema e El sur tambien existe, su liriche di Mario Benedetti. In seguito, tra le altre cose, ha inciso una selezione di brani che ha interpretato in portoghese con Maria Betania, Gal Costa, Gaetano Veloso, Toquinho e Raimundo Fagner.
Isomma, la sua è stata ed è una carriera veramente ricca, intensa e di altissimo livello, che gli è valsa numerosi premi tra i più prestigiosi, come la Medalla de Oro al Merito a las Bellas Artes e il Premio Nacional de las Musicas Actuales, tanto per citarne solo alcuni.
In Italia è noto per essere stato l'autore di La Tieta, brano che nella versione italiana è stato chiamato Bugiardo e incosciente ed è stato interpretato da Mina, con un testo completamente rielaborato da Paolo Limiti.
Per gli italiani a Las Palmas de Gran Canaria e per chiunque fosse interessato indichiamo numero di telefono e sito internet per l'acquisto dei biglietti, rispettivamente 902405504 e http://www.cajatique.com/.