venerdì 29 marzo 2013

VANESSA, GIOVANE GRANCANARIA DIVENTATA MADRE DOPO ESSERE STATA CURATA CON LA CHEMIOTERAPIA

Vanessa López, 36 anni, mentre osserva divertita
il marito che tiene in braccio il loro bambino, Leo,
durante la conferenza stampa.
La chemioterapia utilizzata per la cura della maggior parte dei malati tumore, si sa, elimina le cellule dell'organismo in fase di crescita, sia buone sia cattive, e quindi anche gli ovuli o ovociti delle pazienti. Di conseguenza impedisce la riproduzione. Ma da qualche tempo le donne affette da tumore possono continuare a sperare di diventare mamme perché hanno la possibilità di farsi prelevare gli ovuli da congelare, sottoporsi alla chemioterapia e, infine, una volta guarite, affidarsi alla fecondazione in vitro e al reimpianto degli ovuli stessi. Si tratta di una tecnica che si sta diffondendo rapidamente e sono sempre più numerose le giovani donne spagnole che desiderano poterne usufruire. La prima canaria che è riuscita a realizzare questo sogno in tal modo è Vanessa López, 36 anni. Dopo la chemioterapia ha potuto avere un figlio grazie alla precedente “vetrificazione” (ossia congelamento mediante una nuova tecnica) dei propri ovuli,  e ora addirittura spera di poter dare presto un fratellino al figlio già avuto grazie appunto alla fecondazione assistita, che attualmente ha 4 mesi e pesa 8 kg.
Vanessa López, assieme al marito, ha voluto rendere pubblico il proprio caso in una conferenza stampa, affiancata dai medici che si sono occupati di lei, affinché altre donne colpite da tumore, desiderose di diventare mamme, decidano di seguire con fiducia il suo esempio. E le invita a custodire i propri ovuli congelati in centri come l'Instituto valenciano de infertilidad cui si è rivolta lei, tanto più che questi casi possono beneficiare del trattamento gratuito da parte del Servizio sanitario spagnolo.
La giovane canaria è stata sottoposta al prelievo degli ovuli nella sede della clinica valenciana situata a Las Palmas de Gran Canaria nel 2010,  e nel febbraio 2012, una volta guarita e dimessa dall'ospedale, è tornata in clinica per il reimpianto. Nel novembre dello stesso anno, dopo un parto naturale è nato suo figlio Leo, un bambino sanissimo di 3,440 kg.
Il direttore della clinica, Javier Domingo, spiega che il congelamento degli ovuli rappresenta una promettente soluzione per tutte le giovani donne affette da tumore dal momento che ora non devono più rinunciare alla maternità, ma devono solo posticiparla, come nel caso di Vanessa.
Sono circa 600 le pazienti che negli ultimi cinque anni si sono affidate ai medici dell'Istituto nella prospettiva di diventare madri una volta guarite, e la loro età media è di 32 anni.
Anche gli uomini, però, possono far conservare il loro seme prima di sottoporsi alla chemioterapia. Tralasciando questa precauzione, la loro capacità di recupero spermatico è solo del 20-30 per cento.

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