Vanessa López, 36 anni, mentre osserva divertita il marito che tiene in braccio il loro bambino, Leo, durante la conferenza stampa. |
Vanessa López, assieme al marito, ha voluto rendere pubblico il proprio caso in una conferenza stampa, affiancata dai medici che si sono occupati di lei, affinché altre donne colpite da tumore, desiderose di diventare mamme, decidano di seguire con fiducia il suo esempio. E le invita a custodire i propri ovuli congelati in centri come l'Instituto valenciano de infertilidad cui si è rivolta lei, tanto più che questi casi possono beneficiare del trattamento gratuito da parte del Servizio sanitario spagnolo.
La giovane canaria è stata sottoposta al prelievo degli ovuli nella sede della clinica valenciana situata a Las Palmas de Gran Canaria nel 2010, e nel febbraio 2012, una volta guarita e dimessa dall'ospedale, è tornata in clinica per il reimpianto. Nel novembre dello stesso anno, dopo un parto naturale è nato suo figlio Leo, un bambino sanissimo di 3,440 kg.
Il direttore della clinica, Javier Domingo, spiega che il congelamento degli ovuli rappresenta una promettente soluzione per tutte le giovani donne affette da tumore dal momento che ora non devono più rinunciare alla maternità, ma devono solo posticiparla, come nel caso di Vanessa.
Sono circa 600 le pazienti che negli ultimi cinque anni si sono affidate ai medici dell'Istituto nella prospettiva di diventare madri una volta guarite, e la loro età media è di 32 anni.
Anche gli uomini, però, possono far conservare il loro seme prima di sottoporsi alla chemioterapia. Tralasciando questa precauzione, la loro capacità di recupero spermatico è solo del 20-30 per cento.
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