venerdì 1 marzo 2013

JUANA, L'ULTIMA "SALINERA”: RACCOGLIE SALE IN UN IMPIANTO DEL SUD-EST DI GRAN CANARIA

Sopra e sotto, due immagini di Juana Sánchez Cabrera (60 anni)
al lavoro. In basso, una scolaresca in visita alla
salina ascolta le spiegazioni del marito Chano Cruz Viera.
È ormai l'unica, l'ultima “salinera” delle Canarie. Si chiama Juana Sánchez Cabrera, ha 60 anni, e da undici si occupa delle saline di Boca Cangrejo, sull'isola di Gran Canaria, che nella sua parte sud-est ospita diversi impianti di questo tipo. Un'occupazione insolita e molto impegnativa per una donna, soprattutto della sua età, ma che, tiene a precisare Juana, la soddisfa e le regala equilibrio psicologico e salute.
«Per me questo lavoro è come una terapia, perché quando sono nelle saline mi sento molto rilassata e non avverto più i miei soliti dolori alle ginocchia» afferma. «E il giorno in cui non vengo qui sento che mi manca qualche cosa».
Juana ha accettato questo lavoro incoraggiata dal marito, Chano Cruz Viera, che in famiglia può vantare antenati “salineros” doc: suo padre Pedro, suo zio Chano e il nonno Celestino Cruz, infatti, hanno lavorato per molti anni nelle non lontane saline del Matorral de Castillo. Una tradizione familiare, quindi, che attraverso di lui ha finito col “contagiare” anche la moglie Juana.
La simpatica “salinera” dedica le mattine dell'estate, da giugno a settembre, a raccogliere sale da una quindicina di bacini d'acqua marina. E in qualche occasione alterna il lavoro alle spiegazioni che offre alle scolaresche durante le visite guidate alla salina. Ad ascoltarla arrivano ragazzi anche da Tenerife e Lanzarote.
«Quello di Boca Cangrejo è un sale molto sano, molto pulito» spiega suo marito «perché questa zona di mare è lontana da ogni fonte di possibile inquinamento e le maree rinnovano continuamente le acque».
Tuttavia solo circa dieci per cento di questo sale è destinato al consumo alimentare, mentre la maggior parte dei 90 mila chili che si ottengono ogni anno viene utilizzata nelle piscine dei grandi hotel di Gran Canaria o nella lavorazione di tappeti.
«Un tempo, invece, il sale delle nostre saline si usava per conservare carne e pesce, dal momento che non esistevano frigoriferi» spiega.
Ma anche quando sua moglie Juana deciderà che sarà venuto il momento di godersi la meritata pensione, le saline di Boca Cangrejo non cesseranno di funzionare. Sono già previste opere di ristrutturazione dei bacini e altri lavori, necessari in quanto non si è più messa mano all'impianto dal lontano 1920. E poi ci sono altri progetti che si stanno già realizzando, soprattutto la formazione di un gruppo di ragazze di Santa Lucía che si sono appassionate al lavoro svolto da Juana e che, terminato il “corso”, potrebbero decidere di costituire una cooperativa. Un'ottima idea in tempo di crisi economica e occupazionale, che potrebbe servire da esempio anche per altre iniziative similari qui a Gran Canaria e in altre parti d'Europa. Ma bisogna vedere se avranno la voglia e la forza per realizzarla. In fondo, fare la “salinera” forse presuppone anche una vocazione.
«Quello di “salinero” sempre stato considerato un lavoro da uomini» spiega Juan Lozano, il gestore della salina di Boca Cangrejo «ma si è visto che le donne sono più attente e meticolose nel compierlo. Il sale che raccoglie Juana, per esempio, è migliore di quello che ottenevano i suoi colleghi maschi prima di lei».
Nell'ascoltare le sue parole Juana, donna attiva ma molto schiva e riservata, abbassa il capo sotto il  curioso cappello in paglia da “salinera” e rimane in silenzio. Non ama apparire e soprattutto, a parte le parole spese durante i suoi contatti con i giovani scolari che vengono a conoscerla e a scoprire la sua attività, preferisce di gran lunga lavorare che parlare.

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