mercoledì 17 agosto 2016

RAY ZAPATA, GINNASTA PER CASO: LA STRAORDINARIA VITA DELL'ATLETA DOMINICANO DIVENTATO CANARIO



La vita di Ray Zapata cambiò completamente dopo aver consultato un medico della Repubblica Dominicana. Allora non aveva ancora compiuto otto anni e soffriva già di mal di testa molto forti. Si trattava di un'emicrania molto severa e preoccupante per la sua età, come gli fu confermato in seguito, ma allora un medico gli diagnositcò per errore un “principio di epilessia”. In realtà non aveva mai sofferto un attacco di questa malattia, tuttavia dovette sottoporsi a un trattamento con farmaci molto potenti e costosi. La sua famiglia, che viveva senza grandi mezzi appunto nella Repubblica Dominicana, non aveva il denaro sufficiente per continuare a comperarli, così i suoi genitori presero una decisione drastica: Raysa, sua madre, sarebbe emigrata da sola alle Canarie, e precisamente a Lanzarote, dove viveva una cognata. Arrivò a Arrecife  e cominciò a farsi in quattro per aiutare il marito e i quattro figli che erano rimasti nel suo Paese d'origine. Lavorando duramente come domestica riuscì a racimolare e a mandare al marito il denaro per comperare le medicine per Ray. Finché un giorno si mise in contatto con un'associazione di malati di epilessia, dove le spiegarono che uno ha o non ha l'epilessia, non può avere “un principio”. A Santo Domingo, il padre convinse di questo i medici che ritirarono la loro diagnosi e tolsero a Ray i farmaci gradualmente.
«Però ci è mancato poco che me lo ammazzassero» afferma adesso Raysa, proprietaria assieme al marito, Julio Zapata, del bar Tinache di Arrecife.
Raysa arrivò a Lanzarote nel 2000 e per garantire la salute del figlio Ray restò più di due anni senza poter ritornare a casa a rivedere i familiari. Finalmente, quando ottenne la nazionalità spagnola, poté chiedere che si ricongiungessero a lei, così da poter curare al meglio il suo Ray. E adesso, dopo sedici anni dal suo arrivo nell'isola dei vulcani, Ray Zapata non solo ha superato completamente quell'episodio della sua infanzia che ha cambiato il suo destino, ma è anche diventato un atleta olimpionico.
Ormai stabilitosi a Lanzarote, dove è arrivato a dieci anni di età, infatti si appassionò quasi subito alla ginnastica artistica. «Era un chico pieno di energie e aveva bisogno di praticare molto sport, per cui cominciò facendo atletica e pallacanestro» ricorda ancora Raysa. «Riuscì ad abbinare entrambe finché scoprì la ginnastica, che è tuttora la sua passione».
«Cominciai a praticarla all'età di undici anni, molto in ritardo rispetto ai miei compagni di club di Arrecife» spiega Ray. «Però, con duri allenamenti, l'anno seguente ero già a un buon livello di preparazione. Tanto che ben presto cominciai a vincere i campionati che si svolgevano alle Canarie, nelle specialità parallele e salto, le mie preferite, nelle quali gareggio a Rio de Janeiro. A 17 anni, dopo aver ottenuto la nazionalità spagnola, mi offrirono di andare ad allenarmi al Centro di Alto Rendimento di Barcellona con la direzione tecnica di Victor Cano. Tre anni dopo, la selezione mi chiamò a far parte della squadra per competere a livello internazionale e così, a 20 anni, decisi di andare a Madrid».
Le giornate di Ray si svolgono sempre in modo molto regolare, settimana dopo settimana. «Mi alzo verso le 9 e faccio colazione» racconta «poi mi alleno dalle 10 fino alle 14, dopo di che  pranzo e faccio una breve siesta. Torno ad allenarmi a partire dalle 16,30, però in maniera molto soft, con fisioterapia, sauna, spa e altro ancora per scaricare  muscoli e riposare. Quest'anno, inoltre, ho deciso di sospendere i miei studi per diventare Tecnico delle attività fisiche sportive e di concentrarmi sulle gare olimpiche, ma dopo Rio li riprenderò».
Ray assicura di accettare senza problemi i sacrifici che la sua attività impone. L'unica cosa che gli pesa di più è stare lontano dalla  famiglia, anche se ormai è un adulto e sa di dover trovare la propria strada in piena autonomia.
«Se la ginnastica ti piace, però, non è assolutamente un sacrifico, ma anzi un'attività che ti dà grandi soddisfazioni» dice convinto Ray, che adesso si allena sotto la guida di Fernando Síscar, il selezionatore spagnolo. «Ma se sono arrivato fin qui devo ringraziare chi, alle Canarie, ha creduto in me e mi ha aiutato anche con contributi finanziari per consentirmi di continuare ad allenarmi e gareggiare. E devo ringraziare anche quella diagnosi sbagliata, che mi ha portato ad approdare all'altra parte dell'Atlantico e mi ha permesso di vivere un autentico sogno».




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