mercoledì 31 agosto 2016

LE “INVISIBILI” PIRAMIDI DI GUĺMAR NEL RACCONTO DI THOR HEYERDAHL


Ecco come l'esploratore norvegese Thor Heyerdahl* (foto sopra) raccontava la scoperta delle “invisibili” piramidi di Guímar, sull'isola di Tenerife, sfuggite perfino all'osservazione degli studiosi dell'Università La Laguna.

Un solo oceano mancava alla mia ricerca lunga una vita. Di fronte a un solo oceano i navigatori adoratori del sole, che hanno innalzato piramidi a gradoni in qualunque luogo i venti, le correnti e la loro perizia li avevano condotti, pareva non avessero lasciato monumenti in onore del loro dio prima che gli europei arrivassero e si dichiarassero “scopritori”: l'Atlantico. Ma ancora una volta la realtà ha saputo superare la fantasia. Improvvisamente, quasi magicamente, una piramide di solida pietra perfettamente preservata mi si è parata di fronte agli occhi nel bel mezzo di una città, su un'isola dell'Atlantico dove giungono ogni anno due milioni di turisti e con un'eccezionale università a mezz'ora d'auto di distanza! La sensazione che si trattasse di magia era enfatizzata dal fatto che questa volta non era stato né il governo né uno scienziato curioso a portarmi a una simile scoperta, ma un gruppo esoterico che era stato attratto da queste strane strutture e le aveva elette a proprio sito per la meditazione.
Il discendente di uno ei primi conquistatori delle isole Canarie, Emiliano Bethencourt, aveva recentemente fondato la Confederazione internazionale di Atlantide e, con un piede nella Terra perduta e un altro nella più realistica ricerca storico-archeologica, stava raccogliendo prove che la misconosciuta popolazione aborigena delle Canarie, i cosiddetti Guanci, aveva costruito piramidi a gradoni e terrazze in pietra su cui venivano celebrate danze e cerimonie in adorazione del dio sole molto prima dell'arrivo degli europei. Portato da alcuni membri della setta esoterica a vedere le impressionanti strutture di Chacona, nel bel mezzo della città di Guímar a Tenerife, egli incoraggiò uno dei suoi amici a raccontare la suggestione “metafisica” di quel sito nella sua rubrica dedicata al paranormale su un quotidiano locale. L'articolo, proprio a causa del contesto, era certo destinato a passare inosservato se non avesse contenuto anche una fotografia che, vista da un turista curioso, è stata diligentemente ritagliata e speditami per posta.
Il mio primo impulso, una volta vista la foto, fu quello di ritenerla uno scherzo: la fotografia evidentemente era stata fatta in Messico oppure un miliardario eccentrico aveva fatto costruire delle piramidi a Tenerife per uno suo sfizio personale. Telefonai comunque a un mio vecchio amico, l'armatore norvegese Fred Olsen, che possiede alcune proprietà alle Canarie. Non avevo ancora guardato per la seconda volta le nuove immagini che mi erano state mandate, questa volta staccate dalla sua famiglia, che ero già a Tenerife assieme a Bethencourt, di fronte alla piramidi di Chacona.
Secondo alcuni, erano state costruite alla fine del secolo da un isolano tornato dall'America, ricco al punto da riempire d'oro la stiva di una nave e di far costruire qui piramidi come quelle che aveva visto laggiù. Seppi più tardi che il ricco emigrante era stato in Venezuela, dove non ci sono piramidi.
Quella sera stessa andai da solo a visitare le imponenti e misteriose strutture di pietra che tutti avevano sotto gli occhi e che nessuno pareva avere mai visto fino ad allora. Ce n'erano parecchie intorno disposte su terrapieni e separate da una piccola valle. Improvvisamente un uomo alto dai capelli biondi apparve al mio fianco e mi chiamò per nome. «Chi sei?», gli chiesi. «Sono un Guanci», mi rispose come se fosse davvero un fantasma del passato. «Credevo non ci fossero più Guanci», dissi, «mi hanno detto che furono tutti sterminati dai conquistatori spagnoli». «Sono un Guanci da parte di madre e di padre» sottolineò lui pacato e io mi sentii obbligato a chiedere: «Allora tu puoi dirmi chi costruì queste piramidi?». Restò in silenzio per un lungo momento poi disse: «Si dice che si tratti soltanto di mucchi di pietre accumulate dai contadini per ripulire i campi…». «E tu ci credi?», gli chiesi guardandolo dritto negli occhi. Egli sostenne il mio sguardo e scosse la testa: «Forse però è stato un bene che questo sia stato creduto».
Da allora capii che una parte della popolazione locale aveva protetto queste antiche strutture pre-cristiane da chi forse avrebbe potuto distruggerle se ne avesse conosciuta la destinazione originaria.
Fred Olsen nel frattempo ha acquistato l'intera area di Chacona nell'intento di proteggerla e ne ha fatto un parco archeologico. E quando i ricercatori dell'Università La Laguna si unirono finalmente a noi per iniziare lo scavo non fu difficile scoprire che non si trattava di mucchi di pietre sovrapposte, ma di strutture architettoniche orientate verso il sole, fatte di pietra amalgamata con ghiaia e argilla, rivestite esternamente con blocchi di lava con la parte a vista ben smussata e in allineamento tanto perfetto da da essere necessaria la perizia di un ottimo muratore dotato di spago e picchetti. Le fessure tra questi sono riempite da frammenti più piccoli, gli angoli sono pietre angolari ben tagliate e le scalinate cerimoniali salgono da ovest a est fino alla cima di ogni piramide, perfettamente piatta e pavimentata per la danza o altri rituali.
Non abbiamo trovato materiale adatto alla datazione con il radio-carbonio, perciò per ora non possiamo dire quando queste piramidi furono costruite. Probabilmente si tratta di monumenti più etnografici che archeologici. Anche se sono probabilmente gli ultimi resti di una antichissima tradizione, è possibile che fossero ancora in uso quando il primo spagnolo approdò sulle isole.
Resta in sospeso una domanda. La domanda che mi porto dietro da tutta la vita: chi furono quei navigatori costruttori di piramidi che qui alle Canarie come in Perù, nell'Asia come nella Polinesia, amavano attraversare l'oceano e adoravano il sole?

Thor Heyerdahl
(tratto da Airone Mare, Estate 1994)




Thor Heyerdahl (Larvik, 6 ottobre 1914  Colla Micheri, 18 aprile 2002) è stato un antropologo, esploratore, regista scrittore norvegese.
Biologo, specializzato all'Università di Oslo in antropologia delle isole del Pacifico, divenne in realtà famoso per la sua attività da archeologo. Infatti mise in discussione le teorie contemporanee sulla diffusione umana via mare sul pianeta, non esitando ad organizzare ardite navigazioni con natanti rudimentali per dimostrare la possibilità di viaggi transoceanici in epoca antica.
I suoi progetti navali si basavano su precise documentazioni storiche o protostoriche ed erano eseguiti con l'aiuto di maestranze indigene abili in lavorazioni simili a quelle antiche. I dubbi della comunità scientifica dell'epoca si riferivano generalmente all'uso di materiali poco noti e ritenuti inaffidabili quali legno di balsapapiro e giunco.
Fu anche autore di documentari sulle sue spedizioni. Kon-Tiki ricevette l'Oscar al miglior documentario nel 1952,[1] mentre Ra(The RA Expeditions) fu candidato allo stesso premio nel 1972.[2]
Nel 1970, con un'imbarcazione di papiro come quelle usate dagli antichi Egizi, il Ra II, attraversò l'oceano Atlantico dalMarocco alle Antille. Nel 1977 un'altra imbarcazione di Giunchi, il Tigris, navigò dalle rovine di Babilonia (Iraq) alle Maldive e da lì a Gibuti.
Grazie alla spettacolarità delle sue imprese, documentate ed esposte nel Kon-Tiki Museet di Oslo, molte delle sue teorie, soprattutto sulle origini delle popolazioni polinesiane, risultarono le più diffuse, anche più di quanto meritassero in termini di conferma. Se, da un lato, gli sviluppi successivi dell'archeologia e della genetica (l'analisi del DNA mitocondriale ha rivelato che le popolazioni polinesiane sono arrivate da Occidente: Corno d'Africa, Centro Asia, India, Indonesia, Australia) sembrano smentire la sua teoria della discendenza delle popolazioni polinesiane e dell'Isola di Pasqua anche da popolazioni amerinde, dall'altro è certo che il suo contributo è indiscutibile sotto molti aspetti.
Ad esempio, la stagione di scavi del 1955 presso l'Isola di Pasqua, in assoluto la prima vera campagna archeologica, ha permesso di chiarire molti aspetti rendendo possibili gli studi successivi, anche quelli che hanno prodotto smentite di alcune sue conclusioni. I suoi studi e le sue spedizioni hanno comunque dimostrato che in epoche molto antiche le rotte marine erano solcate abitualmente e che gli scambi culturali erano molto più fiorenti di quanto si pensasse.
(da Wikipedia)

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