domenica 11 dicembre 2011

ARRIVATO DAL SENEGAL SU UN BARCONE DI DISPERATI, ORA DIAL MASSE È UN PROMETTENTE CAMPIONE DI LOTTA CANARIA


La storia di Dial Masse (nato a Dakar nel 1980) ha avuto un esito felice, però avrebbe potuto concludersi in tragedia, come per molti che come lui hanno affidato il proprio destino a un barcone per sfuggire alla miseria e approdare in un posto dove costruirsi un futuro migliore. Anche Dial, infatti, è salito su uno di questi barconi di disperati inseguendo un sogno, e oggi sorride.
Nella Unión Sardina, una società che gareggia nella specialità sportiva della lotta canaria, tutti hanno un debole per lui.
«È un grandissimo compagno, un esempio per tutti, un fenomeno» afferma Carmelo Rodríguez, referente carismatico della squadra di Vecindario, una località del sud-est di Gran Canaria, sottolineando il fatto che Dial è molto apprezzato per le doti umane oltre che quelle sportive, favorite dalla sua morfologia perfetta per lo sport tipico delle Canarie.
«Volevo andare in cerca di una vita migliore e non ci ho pensato due volte quando c'è stata l'occasione di unirmi a un gruppo di connazionali che coltivavano il mio stesso sogno» racconta. «Facevo il pescatore e me la passavo molto male, per cui ho voluto tentare la sorte, consapevole che dove sarei arrivato sicuramente sarei stato meglio che nel posto dove vivevo allora. All'inizio gli altri occupanti del barcone non volevano accogliermi, ma io ho setto loro che se volevano lasciare il porto avrebbero dovuto farmi posto. E così alla fine hanno detto di sì. Ho lasciato alle mie spalle amici e parenti. Non ho avuto il tempo di avvisarli, è successo tutto così, all'improvviso. Non era il momento di fermarsi a riflettere, a dubitare, a farsi sopraffare dai sentimenti».
E tutto per ricominciare da zero. Dopo la partenza dal Senegal, Dial ha trascorso dieci giorni in mare assieme ai suoi compatrioti fino ad arrivare sulla costa di Arguineguín.
«Durante il tragitto, abbiamo incontrato altri barconi zeppi di nostri connazionali e abbiamo cercato di aiutare tutti queli in difficoltà» racconta ancora. «Però non sempre è stato possibile. Sono stati dieci giorni che non potrò mai dimenticare, perché ti segnano per sempre. Avevamo acqua e cibo a sufficienza, però durante un guasto al motore confesso di aver avuto paura. Credo sia normale. Però poi riuscimmo a ripartire e nessuno è morto, anche se in vari altri casi non è stato così ed è avvenuta una tragedia. Ma il mio destino ha voluto così».
Dial ha messo piede sul territorio grancanario alla fine del 2006.
«Al nostro arrivo ci hanno dato caffè e biscotti» ricorda con emozione. «I poliziotti ci hanno trattato bene. Io non temevo nulla, anche se per me tutto era nuovo e non sapevo neppure in quale luogo eravamo approdati. Sentivo però che era il posto in cui avrei realizzato il mio sogno. Ho trascorso sei mesi nel centro della Cruz Roja di Vecindario, con momenti assai duri come quando finalmente ho potuto parlare con i miei genitori e ho raccontato loro di trovarmi qui».
Si emoziona ancora parlando di loro, perché da quel momento non li ha più visti.
Durante i mesi in cui è stato trattenuto, ha cominciato a imparare la lingua, a familiarizzare con un mondo del tutto sconosciuto, sempre convinto che qui era il posto in cui vivere.
«Mi sono adattato a tutto perché non volevo assolutamente tornare indietro e questo mi ha dato la forza di superare tutti gli ostacoli» afferma. «Ero giovane, non conoscevo nessuno, non possedevo nulla, dipendevo dagli aiuti. Però sono andato avanti».
Un giorno è capitato sul campo della Union Sardina.
«In Senegal avevo praticato la lotta locale, un po' diversa da quella canaria, però con prese abbastanza simili» racconta ancora. «Non ero in forma, ovviamente, però ho voluto provare lo stesso. E subito sono stato accolto nel miglior modo possibile».
Da allora ha fatto parte di alcune équipe fino a tornare alla Union Sardina.
«Non mi pagano però mi danno il sufficiente per pagarmi il mangiare e i trasferimenti » confessa. «La mia stima per la direzione e i compagni è massima. Non ho parole per ringraziarli per tutto quello che fanno per me».
Tra poco Dial Masse otterrà i documenti per la cittadinanza spagnola. Sposato con Vanessa Valido, padre di Yeray, che è nato in una data fatidica per i superstiziosi (l'11-11-2011), abita al Cruce de Arinaga e da tempo cerca un lavoro.
«Ho fatto anche il muratore e sono disposto a farlo ancora per portare avanti la mia famiglia» confida. «Inoltre, vorrei tanto poter tornare un giorno in Senegal per rivedere i miei genitori e i miei fratelli. Mi manca solo di dare un abbraccio a tutti quelli che ho lascito laggiù, ma sono comunque già molto contento di aver realizzato il mio sogno di arrivare fin qui».
Dial sorride con generosità e sincerità. Il suo è il sorriso di un uomo pieno di gratitudine.

(nella foto da canarias7.es un'immagine del senegalese Dial Masse mentre si allena con i compagni della Unión Sardina, società sportiva di Vecindario, Gran Canaria)

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