domenica 29 agosto 2010

CONOSCIAMO CAROLA, UNO DEI TANTI “PADENCOS CANARIOS” ABBANDONATI DA CACCIATORI SENZA SCRUPOLI


Ai cacciatori seri e responsabili non salterebbe mai in mente, ma è certo che più del 40 per cento dei cani accolti nei rifugi di Gran Canaria e Fuerteventura appartengono alla razza del “padenco canario”, un animale che, tra le tante, eccezionali caratteristiche, ha quella di essere fedele al proprio padrone e un suo insostituibile alleato nella caccia.
Questa triste realtà, che i responsabili dei centri di accoglienza possono testimoniare ampiamente, è confermata dal fatto, altrettanto ben constatabile, che ogni giorno aumena il numero dei padencos abbandonati nelle zone interne e montagnose delle suddette isole proprio quando incomincia la stagione della caccia.
È il caso di Carola (nella foto C7.es), che da tre anni vive nella zona del Mirador del Pico de Las Nieves, dove recentemente ha partorito cinque cuccioli che sopravvivono grazie alla buona volontà e al buon cuore di Koki Santana, che ammazza la propria solitudine di fronte a un camion-tenda dove vendono aloe vera, bibite fresche e panini in estate e aloe vera, panini e ron miel in inverno.
Secondo Koki, per la zona passano molti cani, e sono rari quelli che i proprietari vengono a cercare. È il caso di Carola e da pochi giorni quello di Nera, un animaletto denutrito e zoppo che cerca di superare la furia della sua compagna di sventura nell'agguantare il cibo che gettano loro dal camion o che ogni settimana porta loro una coppia di italiani, sospesi tra stupore e indignazione per l'abbandono di questi poveri animali.
Le associazioni di cacciatori non danno credito a questo allarmante aumento di abbandoni, però tra i veterinari responsabili di centri e rifugi che accolgono i cani randagi e gli isolani delle zone alte si constata che, qualunque sia il motivo, ogni giorno sono sempre più numerosi i padencos abbandonati al loro destino nei campi, dove spesso rischiano una morte crudele per fame o per sete.
Alcuni ignorano l'abitudine di un tempo, quando un cacciatore era capace di sborsare 3 mila euro per ottenere un buon cane e una cartuccia per poi liberarsi di quello che non fosse in grado di puntare bene o che si spaventasse degli spari.
I portavoce di un rifugio di Bañaderos, per esempio, affermano che tra i cani che vi giungono ogni giorno è raro che non ci siano due o tre padencos, una razza difficile da adottare, se non da tedeschi.
La legge stabilisce che i cani siano portatori di un chip o di un tatuaggio che indichi a chi appartiene, utile in caso di smarrimento o incidente. Se tutti i proprietari la osservassero, non ci sarebbero cani abbandonati, perché la Guardia Civil non scherza con chi mette in pratica questa vera e propria barbarie. Purtroppo succede che alcuni cacciatori tengano molti più animali di quelli che la quota legale consente e curino e regolarizzino solo i migliori, lasciando però i meno abili senza alcuna protezione. Ma mentre un allevatore porta al macello una mucca che ha dei problemi, alcune persone senza scrupoli che si ritengono cacciatori, quando hanno un cane che sta male o si spaventa agli scoppi del fucile, optano per la soluzione più crudele per l'animale, cioè l'abbandonano in campagna, mentre sarebbe preferibile, secondo l'opinione di molti cacciatori coscienti, colpirlo con una pallottola in modo tale che soffra una sola volta.
I pacencos abbandonati hanno un problema in più: molto difficilmente risultano adottabili, in quanto nessuno se li immagina vivere in un appartamento o passeggiare al guinzaglio di una signora o di un bambino.
A Fuerteventura il centro Okapi promuove campagne di adozione in Germania, dove decine di questi poveri animali abbandonati dai cacciatori isolani trovano un nuovo padrone e una nuova famiglia. In altri centri canari, poi, non è permessa l'adozione da parte di cacciatori, pur buone che siano le loro intenzioni.
Quanto a Carola, ha incontrato in Koki Santana un nuovo padrone e nei turisti di passaggio degli amici autentici. Il Pico de las Nieves è frequentato da corvi e altri uccelli, anche loro attratti dalla generosità del padrone del camion-tenda, e qui non è raro che compaiano altri padencos abbandonati in cerca di acqua e cibo. Carola è arrivata da tanto tempo e ha deciso, lei sola lo sa, con chi e come creare una famiglia monoparentale e numerosa.
All'inizio ha allattato i suoi cuccioli, però adesso questi sono diventati più esigenti e a volte si vede obbligata a ricorrere alle sue antiche arti, così proprio per loro va a caccia di qualche coniglio. All'occorrenza trova l'aiuto e l'affetto di Koki, dei suoi amici italiani e degli altri visitatori del Pico de las Nieves. Diverse volte i rifugi della zona sono stati avvisati perché venissero a prenderla, ma lei è riuscita sempre a evitare il laccio e a restare qui.

sabato 28 agosto 2010

A LANZAROTE, VINI DI SCIENZA E PASSIONE


I greci preferivano coltivare viti di fronte al mare perché
così ricevevano i venti carichi di aromi salini. In qualche modo, era come far convivere la terra e il mare in un bicchiere
di vino. Alberto Gonzalez, direttore della cantina Stratus di Lanzarote, una delle più avanzate tecnologicamente in Europa, ha percorso il mondo in lungo e in largo per dotarla di apparecchiature modernissime.
«Abbiamo fatto notevoli investimenti per produrre vini di alta qualità» afferma. Tuttavia tutti questi macchinari arrivati qui da Germani, Francia e Italia, e controllati da un computer centrale, non si sono certo sostituiti alla vecchia passione che ha portato l'azienda a produrre vini in grado di provocare il piacevole stordimento dei sensi.
Racchiusa in taniche di acciaio inossidabie, l'uva malvasia fermenta nel modo giusto e presto presto darà luogo a un grande vino.
«Sono molto contento della qualità di tutte le varietà» commenta Gonzalez.
Il segreto dei 59 premi, a partire dall'apertura della cantina Stratus avvenuta nel 2008, compreso quello per il miglior moscatel del mondo e miglior vino delle isole Canarie l'anno scorso, comincia con la minuziosa selezione non solo di ogni grappolo ma anche di ogni acino, fatta mediante un'operazione manuale. Ma poi è la scienza a occuparsi del resto.
Una macchina capta l'aria, la comprime e separa l'ossigeno dal nitrogeno. Se si entra nel locale dove è situata, si può notare come le narici si decongestionano come per miracolo. A questo punto, il nitrogeno, un gas inerte, viene introdotto nelle taniche prima di riempirle, in modo da garantire la purezza del prodotto.
Un altro miracolo tecnologico consiste nell'ossigenazione controllata delle taniche di acciaio, processo che sostituisce l'invecchiamento in barriche di legno.
«L'acciaio inossidable è molto pulito, però non respira, ed è per questo che lo si aggiunge al loro interno» spiega l'enologo.
A questo punto si verifica un piccolo terremoto. La tanica trema e al suo interno si agita un'oscura tempesta. Il Sistema Ganimede, con marchio italiano, si è attivato proiettando il gas carbonico e agitando fortemente le bucce accumulate nella parte superiore della tanica perché possano mescolarsi con il liquido sottostante, che così può impregnarsi del colore rubino.
«In caso conrario, potremmo fare vino bianco da una scura» spiega ancora Alberto Gonzalez.
Attorno alle viti che attorniano la cantina sono stati piantati roseti. Quando ci sono attacchi da parte di insetti o parassiti, vengono colpiti con un anticipo di una settimana rispetto alle vigne. È la tecnologia della natura.
(nella foto da laprovincia.es l'enologo Alberto Gonzalez nella cantina Stratus di Lanzarote, di cui è direttore)


IL LAGARTO GIGANTE SPECIE IN PERICOLO. MA IN UN CENTRO SPECIALIZZATO DI LA GOMERA SONO IN ARRIVO NUOVI PICCOLI


Ultimamente il Centro di allevamento e riproduzione del Lagarto (lucertola) gigante di La Gomera, nella località Valle del Rey, ha registrato una ventina di nascite e conta così di superare i risultati degli anni precedenti, dopo il cambio nell'alimentazione (a frutta e verdura è stata aggiunta progressivamente erba, e inoltre sono stati raddoppiati i pasti) e nella cura di questi animali.
Alcuni operatori del Lagartario assicurano infatti che altre femmine sono gravide, dunque bisognerà aspettare il prossimo settembre per fare una conta definitiva dei nuovi nati, ma le prospettive sono buone.
Alla nascita i lagartos pesano fra 3 e 5 g, per poi arrivare a 110 g circa ai due anni di età.
Nel Centro di La Gomera le uova vengono sistemate in incubatrici e, una volta schiuse, i piccoli vengono trasferiti in terrari di vetro, ed è a questo punto che cominciano a essere nutriti con composta di frutta, piccoli insetti ed erbe.
Attualmente il Centro di allevamento e riproduzione di La Gomera accoglie un centinaio di esemplari e intende arrivare a 250, così da poter lasciarne liberi in parte e immetterli nell'ambiente naturale.
In questo periodo le visite al Lagartario sono limitate per evitare rischi di contaminazione (anche batterica) che potrebbero ostacolare la buona riuscita dell'iniziativa.
Le varie sottospecie di Lagarto gigante che vivono su ciascuna delle isole Canarie si trovano tutte più o meno allo stadio che precede l'estinzione ossia in “pericolo critico”, secondo la “lista rossa” delle specie minacciate redatta dall'Unione internazionale per la Conservazione della natura (e finanziata dalla Comissione europea), il cui obiettivo è studiare misure per evitare la perdita di biodiversità. Ciò a causa dei numerosi incendi e dell'estensione degli insediamenti umani, che restringono sempre più gli spazi in cui questi animali possono vivere e riprodursi. E se finora la situazione è stazionaria, con poche nascite allo stato naturale, gli ambientalisti locali vigilano perché non peggiori ulteriormente. Anzi, come dimostra questa iniziativa del Centro di allevamento e riproduzione di La Gomera, lo sforzo è proprio quello di invertire la tendenza.

venerdì 27 agosto 2010

IL CUORE DI FEDERICO BATTE ANCORA. COSI' LO HANNO RICORDATO SULLA SPIAGGIA DI LA OLIVA (FUERTEVENTURA)



Ieri la spiaggia di La Oliva (Corralejo, Fuerteventura) è stata teatro di una cerimonia molto commovente per ricordare Federico, il bambino italiano di 10 anni che la settimana scorsa è morto in seguito al terribile incidente occorsogli proprio qui. Per gioco, infatti, e avventatamente, aveva scavato una buca profonda rimanendo poi sepolto dalla conseguente frana di sabbia tutta attorno a lui. Gli operatori della Croce Rossa e i volontari lo avevano soccorso immediatamente ma avevano faticato molto per disseppellirlo, e la permanenza di oltre venti minuti sotto quello spessa coltre di sabbia gli aveva tolto l'ossigeno troppo a lungo e aveva messo a dura prova le funzioni vitali del suo cervello. Trasportato d'urgenza con un elicottero all'Ospedale Materno Infantil di Las Palmas de Gran Canaria, era rimasto ricoverato per alcuni giorni in stato d'incoscienza e poi, sfortunatamente, è deceduto.
Ieri, appunto, sulla spiaggia davanti all'Hotel Oliva Beach un gruppetto di amici ha voluto ricordarlo con una cerimonia semplice, ma molto significativa. Hanno riempito il punto della spiaggia dove è avvenuta la disgrazia con fiori, hanno posato un pallone da football, la grande passione di Federico, e tracciato la scritta “Fuerteventura, con Cristina e Marco”, con la quale hanno espresso affetto e vicinanza verso i genitori del piccolo.
Nella tristezza dell'occasione, anche un momento di speranza. Gli amici hanno infatti ricevuto dalla famiglia il messaggio che gli sforzi per salvarlo, anche se non hanno potuto mantenerlo in vita, non sono stati del tutto vani. I genitori, commossi per la solidarietà espressa dagli abitanti di La Oliva, hanno annunciato loro che il cuore di Federico batte ancora nel petto di un altro piccolo, al quale è stato donato.
(nelle foto da C7.es e laprovincia.es due momenti della cerimonia per ricordare Federico)

È GIA' ARRIVATA A LANZAROTE LA NAVIGATRICE OLANDESE LAURA DEKKER, 14 ANNI, CHE ATTRAVERSERA' IL MONDO IN SOLITARIA


Dopo essere partita per Gibilterra, e aver cominciato così il giro del mondo per una traversata in solitaria, la navigatrice olandese Laura Dekker, 14 anni, è arrivata a Lanzarote. Alle Canarie si fermerà per uno scalo di circa due mesi, nell'attesa che abbia termine la stagione degli uragani nell'Oceano Atlantico occidentale. Nel frattempo, Laura dedicherà i mesi da trascorrere su queste isole a portare avanti i suoi impegni scolastici, ai quali dovrà assolvere anche durante la sua avventura in mare.
A soli 14 anni, Laura vuole diventare la persona più giovane al mondo in grado di realizzare un giro del mondo in veliero e in solitaria, impresa che potrebbe durare circa due anni.
Attualmente, il record appartiene all'australiana Jessica Watson, che in passato ha portato a termine una simile traversata due giorni prima di compiere 17 anni.
Laura Dekker ha in programma di continuare la navigazione per fare rotta verso Panama, le isole Galapagos, la Polinesia francese e l'Australia, per poi fare ritorno in Olanda.
Il progetto della giovanissima e intraprendente navigatrice ha sofferto un notevole ritardo poiché un anno fa il tribunale olandese aveva bloccato la sua partenza, motivando il veto con il pericolo rappresentato da una tale impresa per una ragazza giovane come lei. Per lo stesso motivo aveva in parte revocato la patria potestà a suo padre, reo di aver autorizzato la traversata.
Infine, il 27 luglio scorso, una corte della città di Middelburg ha revocato la custodia esercitata su di lei dai servizi olandesi di protezione su minori, ritenendo che Laura Dekker era da tempo pronta per iniziare il proprio viaggio, dopo un anno di preparazione e allenamento. Subito dopo, Laura è salpata per Gibilterra e Lanzarote.

mercoledì 25 agosto 2010

FOBIE PATOLOGICHE: NE SOFFRONO QUASI 15 CANARI SU CENTO. MA SI POSSONO VINCERE


Tra il 10 e il 15 per cento della popolazione canaria va incontro a un episodio di paura patologica che richiede un trattamento specializzato, nel corso della vita.
«La maggior parte delle persone soffre di fobie, di timore di cose o situazioni perché la paura è un'emozione naturale e spesso utile e positiva per l'essere umano, però solo in una piccola percentuale queste richiedono effettivamente un aiuto psicologico perché risultano troppo forti e paralizzanti» afferma Eduardo Cabrera, psicologo clinico del Programma Infanzia e Famiglia dell'Ayuntamiento de San Bartolomé de Tirajana (Gran Canaria).
Stando alla letteratura scientifica, esistono numerose fobie che riguardano innumerevoli oggetti o situazioni in grado di provocare repulsa e perfino terrore nelle persone più sensibili.
«Ma in realtà, queste fobie possono essere tante quante sono gli individui che ne soffrono, perché ognuna elabora la propria paura adattandola all'oggetto che teme, con infinite varianti personali» aggiunge l'esperto.
Ed è così che, accanto alle classiche fobie degli spazi aperti o di quelli chiusi (che per esempio possono impedire ad alcune persone di uscire di casa e di recarsi al lavoro), si annoverano anche le paure che riguardano i tuoni o gli aghi, tanto per fare due esempii. Ma una delle fobie più diffuse è quella sociale, ossia la paura di relazionarsi con gli altri.
«È necessario chiedere prontamente un aiuto competente ogni volta che si soffre di una paura che limita la propria attività quotidiana» aggiunge il dottor Cabrera «perché un disturbo fobico che dura da molto tempo implica una prognosi peggiore e richiede un maggiore sforzo per essere vinto. Comunque, secondo la mia opinione, le fobie in generale, e soprattutto la fobia sociale, continueranno ad aumentare, al pari di altri disturbi come lo stress e l'ansietà».
Per molti terapeuti, il trattamento con l'esposizione graduale all'oggetto o alla situazione che temono sono certamente il primo passo necessario da compiere.
«Però è ancora più importante considerare il contesto» precisa Marco Martin del Castillo, psicologo clinico (psicologialaspalmas.com). «A volte infatti la fobia rappresenta un po' il modo di concepire la vita e di affrontarla di chi ne soffre».
Le persone colpite assicurano che tutto cambia quando si affronta in modo deciso il problema e si chiede un aiuto professionale. Il giorno in cui accettano le proprie paure, infatti, per molte di loro è come riprendere in mano il timone della propria vita.
(nella foto da laprovincia.es, il dottor Eduardo Cabrera, psicologo clinico del Programma Infanzia e Famiglia dell'Ayuntamiento de San Bartolomé de Tirajana - Gran Canaria)

AH, LE TAPAS, CHE PASSIONE! IN AGOSTO A LA PALMA NE PUOI ASSAGGIARE A VOLONTA'



Più di 15mila tapas consumate, 11.200 visite al sito web ufficiale della manifestazione e circa 1.500 voti per l'elezione del Gallo Popular sono ilbilancio dei primi quindici giorni della V Ruta gastronomica del Gallo, organizzata sull'isola canaria de La Palma dalla Antena Local de la Camara de Comercio con la collaborazione della Zona Comercial Urbana de Los Llanos de Aridane, il Gobierno de Canarias, il Cabildo dell'isola, i tre municipi della zona, alcune imprese locali e l'Asociacion europea de cucineros Euroteques.
Nel sondaggio settimanale dell'organizzazione, il 90 per cento dei 21 locali che partecipano all'evento sono concordi nell'affermare che i risultati finora registrati superano abbandantemente le aspettative iniziali e sperano di mantenere lo stesso indice de affluenza dei consumatori sino a fine mese, dal momento che la Ruta si conclude il 31 agosto.
Come per gli anni precedenti, ai tradizionali premi del Gallo de oro, de Plata, de Bronce e Popular, la Ruta del Gallo aggiunge la Gallotapa, con la quale il giurato della Ruta gastronomica segnalerà la tapa più originale tra quelle in concorso.
Finora il giurato della Ruta gastronomica, coadiuvato da un chef di cucina di un noto hotel dell'isola, da un rappresentante del Departamento de Hosteleria del IES Virgen de las Nieves e da un membro della Asociacion de cocineros profesionales de La Palma, ha degustato buona parte delle tapas che partecipano al concorso gastronomico, per la preparazione delle quali si utilizzano ingredienti tipici della cucina palmera come formaggi, patate colorate, gofio, banane, fichi, mandorle, miele, maiale nero, coniglio e pesce.
Centinaia di poster, 32 mila carte stradali e 20.500 volantini promozionali, oltre a spot radiofonici, informazioni negli uffici del turismo dell'isola, nella rete insulare di hotel e nel sito web ufficiale della Ruta, www.larutadelgallo.com, sono i mezzi scelti dall'organizzazione, per promuovere la manifestazione, che si sommano al lavoro di decine di operatori i quali fin dall'inizio di agosto hanno percorso le vie principali dell'isola o, all'aeroporto di Mazo, hanno accolto i passeggeri dei voli nazionali e internazionali. Una promozione intensiva che ha permesso, così, la partecipazione massiccia dei cittadini di tutta l'isola e di coloro che visitano La Palma in questo periodo estivo.
A chiunque vadano i vari premi, appuntamento all'agosto dell'anno prossimo per una nuova edizione della manifestazione e per una nuova… abbuffata di tapas.