giovedì 14 aprile 2011

ECCO IL “CAMMELLO CANARIO”: ORA È ARRIVATO IL RICONOSCIMENTO UFFICIALE



Soprattutto se si fanno delle gite nelle zone interne delle isole dell'arcipelago canario, si incontrano parchi privati in cui è possibile montare su cammelli e provare l'emozione di fare escursioni in groppa a questi simpatici animali, cosa che evoca atmosfere africane cui del resto le Canarie sono inscindibilmente legate, vista la posizione geografica. Bene, ora l'Associazione di allevatori del “cammello canario” è riuscita a ottenere il riconoscimento dell'animale come l'unica razza autoctona di camelidi riconosciuta in Europa, una segnalazione che figurerà nel catalogo ufficiale della Spagna.
Sulle isole ne esistono circa 1.200 esemplari, ripartiti tra Sud di Gran Canaria e Tenerife, Lanzarote e Fuerteventura. I primi giunsero nel 1405 dall'Africa e, nel corso di questi cinque secoli, i discendenti si sono via via adattati alle peculiarità del clima e dell'orografia locali, diventando animali muscolosi e forti, seppure di dimensioni inferiori rispetto ai loro ascendenti. E vengono definiti genericamente cammelli sebbene si tratti in realtà di dromedari, in quanto presentano una sola gobba, mentre come si sa il vero cammello asiatico ha due protuberanze.
Fin dal suo arrivo nell'arcipelago, il Camelus dromedarius si è rivelato uno strumento fondamentale nello sviluppo e nel successivo consolidamento del tessuto economico e sociale locale, soprattutto nel sud di Gran Canaria e Tenerife oltre che su tutto il territorio di Lanzarote e Fuerteventura. Su queste due ultime isole ha resistito più a lungo il loro utilizzo nel campo agrario, soppiantato poi ovunque da quello turistico.
«A Lanzarote, un tempo questo animale veniva chiamato “tacho” , denominazione che corrispondeva a un animale molto forte e muscoloso, con estremità più corte, petto più largo e compatto rispetto ai “moros”, ossia quelli provenienti direttamente dall'Africa» spiega Francisco Fabelo, veterinario del Cabildo di Lanzarote. «Ora però è necessario contare su buoni semi in tutte le isole per il rinnovamento di sangue della specie. Uno dei problemi è che si è soliti castrare i maschi perché siano più mansueti, ecco perciò la necessità di istituire banche del seme per poter realizzare interscambi tra allevatori».
Gran Canaria, in particolare, conta 155 dromedari di razza autoctona, che si utilizzano solo per le escursioni turistiche nelle dune di Maspalomas o nel barranco di Arteara. Gli esemplari sono localizzati in due allevamenti della zona di San Bartolomé de Tirajana. Il più grande è quello di Juan Jiménez, con 120 esemplari ripartiti così: 50 a Maspalomas e 70 a Fataga, mentre quello di Orlando Galindo, ad Arteara, ha altri 35 esemplari.
«Alimentarli non richiede un grande esborso economico» spiega Jiménez. «I dromedari infatti mangiano la metà rispetto alle mucche».
L'allevatore grancanario, che si dedica a questa attività dal 1977, spiega anche che in seguito alla crisi economica del settore turistico ha dovuto liberarsi di un centinaio di animali, dopo essere arrivato a possederne in passato anche 250, e a venderli a zoo di Olanda, Belgio e Italia.
La provenienza dei dromedari residenti a Gran Canaria è molto varia: seppure circa per la metà siano autoctoni dell'isola, gli altri sono arrivati da Africa, Fuerteventura, Lanzarote e Tenerife.
In tal senso, Eladio Ramos spiega di avere nell'allevamento di Arteara, di cui è responsabile, solo tre esemplari originari dell'Africa, dal momento che da alcuni anni non è più possibile importarne. In questo allevamento, il dromedario (femmina) più anziano ha 27 anni, mentre il più giovane è nato appena un mese fa.

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