martedì 7 luglio 2009

ITALIANO PROGETTAVA FUGA AVVENTUROSA DAL CARCERE DI GRAN CANARIA


Ha confessato il tentativo di fuga dal carcere Giulio Bernardi, torinese in trasferta a Gran Canaria e, secondo l'accusa della giustizia locale, dedito in modo avventuroso, degno di un carambolico film americano d'azione, a traffico di stupefacenti e in modo altrettanto fantasmagorico sul punto di svignarsela dalla prigione grazie a un ingegnosissimo sistema messo a punto con i suoi complici, due canari e un'uruguaiana. Già in stato di detenzione, assieme ai tre amici, condannati con lui, aveva architettato la fuga. Ma aveva bisogno di attrezzi per forzare le sbarre e fuggire di notte, come corde, moschettoni, tenaglie, vernice per camouflage e perfino uno speciale apparecchio per la visione nottura. Dunque, niente di meglio che fornirgli detti strumenti attraverso un dirigibile di quattro metri, acquistato presso una ditta di Bergamo e richiesto tramite le poste, che gli altri tre progettavano di telecomandare da una postazione situata su una collinetta a soli 600 m dall'edificio carcerario di Salto del Negro, fino a farlo arrivare di fronte alla finestra della cella di Bernardi. La “centrale” era situata in una tenda mimetizzata e attrezzata con un telescopio grandangolare per osservare i movimenti all'interno delle mura del carcere e un dispositivo di allarme per segnalare chiunque si avvicinasse al punto di osservazione. Secondo gli investigatori del Greco, Gruppo di risposta specializzata contro il crimine organizzato, facente parte della Polizia nazionale spagnola, Bernardi era in contatto con i complici mediante il telefono cellulare e li informava riguardo alle misure di sicurezza, ai turni dei funzionari e ad altri dati essenziali per la fuga. Ma non ha fatto i conti con le intercettazioni telefoniche operate dai funzionari di polizia. E con il reperimento del pacco in arrivo dall'Italia.
Bernardi sarebbe dovuto fuggire all'estero e secondo l'accusa da lì sperava di continuare a svolgere i suoi traffici illeciti con la Spagna. Ora, dopo un rapido processo, è stato condannato a quattro mesi di detenzione, una sentenza da molti ritenuta ridicola, ma tuttavia conforme al vigente Codice penale. Tanto ridicola che il giudice ha stabilito di sospenderla, anche perché al momento l'imputato non ha ancora precedenti penali.
Ma non sarà scarcerato perché è in attesa della condanna a 18 anni di detenzione per l'accusa di traffico di cocaina, di provenienza colombiana, tra la Mauritania e le Canarie, che secondo il pubblico ministero Javier Gacia Cabañas l'italiano ha effettuato a bordo di un proprio idrovolante. Cabañas considera provato infatti che alle 22 del 19 giugno 2007 Bernardi ammarò in prossimità della Playa del Aguila su un idrovolante di sua proprietà trasportando 162 kg di cocaina, ricevuta il giorno stesso dalle mani di trafficanti colombiani in una zona del Nord della Mauritania. Il torinese, tuttavia, ammette di essere ammarato in quella zona, ma nega di aver trafficato droga. La cocaina infatti sembra non sia stata trovata a bordo dell'idrovolante, ma in una località della costa prossima alla zona di ammaraggio.

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