mercoledì 7 aprile 2010

DUNE DI MASPALOMAS, SEMPRE PIU' VULNERABILI ANCHE A CAUSA DELL'UOMO


In pochi mesi lo stagno, le dune e la spiaggia di sabbia dorata di Maspalomas potrebbero riprendersi dai gravi danni provocati dalle recenti mareggiate (che hanno eroso gravemente il litorale in questa zona), però in definitiva si tratterà solo di un miraggio. A lungo termine, tra cinquanta o sessant'anni, gran parte della sabbia sparirà e quella che resterà non sarà sufficiente per ricoprire le pietre del litorale. Di solito, si sa, la natura rimette tutto al suo posto, ma in questo caso non sarà così, perché la mano dell'uomo ha alterato i sistemi che regolano questo spazio protetto del sud di Gran Canaria.
Questa è una delle conclusioni cui è giunto Ignacio Alonso Bilbao, professore di Scienze marine e membro del Gruppo di ricerche di geologia applicata presso l'Università di Las Palmas de Gran Canaria. A suo giudizio, le forti piogge e le violente ondate hanno messo allo scoperto le debolezze dell'ecosistema di Maspalomas, e ciò è destinato a ripetersi in modo ogni volta più grave in futuro.
Uno degli errori, sottolinea Alonso, è stato ricoprire di cemento e pietra la parte bassa del barranco (l'alveo di un grande corso d'acqua che scende dalle montagne durante i periodi di pioggia), appena prima di arrivare allo stagno. In tal modo, le acque che provengono dalla pioggia non filtrano nel terreno né incontrano un freno naturale, quindi si riversano con violenza sulla laguna, spezzando la fragile lingua di sabbia che la separa dal mare. A esserne colpito quando la sabbia arretra di una cinquantina di metri, è lo stagno, impossibilitato a resistere agli attacchi dalle acque che scendono dalle montagne da un lato e alle onde dell'Oceano dall'altro.
Durante i periodi in cui soffiano gli alisei, ossia in oltre l'80 per cento dei giorni dell'anno, poi, i flussi dei venti sono circolari e le onde sono basse, ed è questo fenomeno che ha permesso fino a pochi decenni fa di mantenere quasi intatto questo gioiello naturalistico che sono le dune mobili. Negli anni '70, ricorda il geologo marino, esistevano ancora dune di 15 metri. Ora la più alta raggiunge i 6 metri. Di fatto, ormai ci sono zone in cui è cominciata la colonizzazione vegetale, oltre che quella umana (turistica) e dove le dune mobili sono quasi sparite.
Il problema è soprattutto nella zona chiamata La Punta. Quando qui si accumula molta sabbia, come è avvenuto recentemente soprattutto a causa delle forti ondate che l'hanno sottratta ad altre zone limitrofe, per l'azione delle stesso onde, poi, gran parte di questa scivola in un precipizio che, a pochi metri dalla costa, raggiunge una profondità fino a 500 metri. Dunque, i sedimenti che vi cadono risultano persi per sempre. Una soluzione sarebbe ridistribuire momentaneamente la sabbia perché il processo circolare ricominci un'altra volta.

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