martedì 6 aprile 2010

SI STUDIA LA CAUSA DEI GRANDI SLITTAMENTI PREISTORICI AVVENUTI SULL'ISOLA DI TENERIFE


Ricercatori di diversi istituti e università spagnoli stanno studiando materiale submarino, estratto a 200 metri di profondità nel mare di Tenerife, per cercare di conoscerne le caratteristiche e sviluppare un modello che simuli il modo in cui si produssero i grandi slittamenti preistorici che riguardarono l'isola.
In un'intervista a Efe, Mercedes Ferrer, studiosa dell'Instituto geologico y minero de España (IGME) e direttrice del progetto, afferma che le isole Canarie rappresentano “uno straordinario laboratorio geologico in scala reale” e un luogo privilegiato per studi su vulcanesimo, sismicità, slittamenti e rischi geologici, materie che rappresentano la sua specialità.
Una parte dello studio affronta anche il fenomeno degli tsunami, dal momento che i grandi slittamenti dei fianchi vulcanici dovettero originare onde gigantesche nell'Oceano Atlantico.
Gli slittamenti avvengono a distanza di centinaia di migliaia d'anni e fanno parte della naturale evoluzione degli edifici vulcanici insulari. Nel caso di Tenerife, questi diedero luogo all'avvallamento di Guimar e di La Orotava.
Questi fenomeni geologici si producono durante la fase di accrescimento dei vulcani, quando si aggiungono masse di nuovo materiale tanto grandi da non essere sopportate dall'edificio principale. La conseguenza è la frattura dei fianchi del vulcano e il loro slittamento in mare.
In ragione di questo studio, per la prima volta nelle Canarie sono stati realizzati sondaggi a 30 e 200 metri di profondità, per studiare nei dettagli i materiali submarini sotto la parte emersa dell'isola.
A Tenerife, al contrario che in alcune delle altre isole, i materiali submarini vulcanici non affiorano in superficie, eccetto in una piccola zona vicino al paese di Igueste de San Andrés, dalle parti di Anaga, a Santa Cruz de Tenerife. E proprio in quella zona sono state effettuate le perforazioni.
«Senza sapere molto bene a che cosa saremmo andati incontro» ammette Mercedes Ferrer
«finché è apparso materiale di transizione tra la parte sommersa e quella emersa dell'isola, risalente a circa 4-5 milioni di anni fa. Pensiamo che in questo materiale ci sia una delle chiavi per spiegare i grandi sittamenti nelle isole vulcaniche. Finora questi fenomeni sono stati molto poco studiati nel mondo a causa della difficoltà di accesso».
Uno studio simile è stato fatto solo alle Hawaii, anche se per altri obiettivi e in altri luogi del pianeta sono già stati effettuati sondaggi profondi in materiale vulcanico submarino. Per questo la direttrice del progetto ritiene che i risultati di questa ricerca possano avere rilevanza internazionale, specialmente per isole vulcaniche con processi simili a quello delle Canarie come la Réunion o Capo Verde.
Ora si tratta di studiare nei dettagli questo materiale per definirne esattamente le proprietà e preparare modelli che simulino la “rottura” dell'edificio vulcanico. Perciò verrà sottoposto a diversi test e prove, fondamentalmente in relazione alla sua composizione e al tipo di alterazioni cui è stato sottoposto. Verranno effettuati anche test di resistenza e deformazione in laboratorio, che consistono nell'applicare forze adeguate sui campioni di materiale fino a che si spezzino, e studiare come si deformano se sottoposti a calore molto forte e quali forze sopportano.
«Ma noi pensiamo che non si tratti di materiale molto resistente» aggiunge Ferrer, che sottolinea come, recuperando questo materiale, i suoi ricercatori abbiano risolto un problema apparentemente insolubile. Infatti era stato ricoperto da altro materiale proveniente da successive eruzioni, fondamentalmente colate di basalto con spessore di centinaia di metri, appunto.


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