sabato 7 agosto 2010

VIAGGIO NELLE VENE VULCANICHE DI TENERIFE


27 mila anni fa, la lava risultante dall'eruzione del vulcano Pico Viejo ricopriva le falde del Teide. Il magma che scese lungo le pareti di Icod de Los Vinos, solidificandosi, formò cavità simili alle vene di un gigantesco sistema circolatorio. Attraverso queste, il sangue ardente del vulcano circolò inarrestabile nel corso di diversi mesi. Nel frattempo, l'aria raffreddò a poco a poco gli strati esteriori fino a solidificarli, e fu così che si formò una specie di tetto. Più tardi, quando l'emissione di lava terminò, la parte interna dei tunnel che si erano formati rimase vuota. Fu così che si formò il più grande tubo vulcanico d'Europa: la Cueva del Viento, che prende il nome dalle forti correnti d'aria che si producono al suo interno percorrendo i suoi 17 km.
Il complesso vulcanico di Cueva del Viento è il secondo più lungo del mondo, dietro solamente a un altro, simile, che si trova alle Hawaii (Stati Uniti d'America). Tuttavia è l'unico attualmente conosciuto ad avere tre livelli di tunnel sovrapposti l'uno all'altro.
Nel 1994, l'Organismo Autonomo de Museos y Centros de Tenerife (OAMC) cominciò a realizzare le prime opere per poter aprire al pubblico questo impressionante tubo vulcanico. E finalmente, dopo la firma di un accordo di collaborazione con il Comune di Icod de os Vinos e l'impresa pubblica IDECO, si è potuto avviare un programma di visite del complesso speleologico.
L'OAMC dispone di un centro visitatori situato nella parte alta del quartiere, Icod de los Vinos, che porta lo stesso nome della grotta. Qui si propongono visite guidate da esperti che, in poco più di un'ora, attraverso un bosco di pini conducono i visitatori fino alla bocca della grotta. Una volta arrivati sul fondo, si può andare alla scoperta di alcuna delle chiavi della sua origine vulcanica e della vita sotterranea che è ospitata al suo interno.
Tutto si svolge in un percorso breve, di poco più di 100 m, però intenso riguardo a informazioni e sensazioni, soprattutto quando la guida chiede ai visitatori di spegnere le luci dei caschi e di rimanere in silenzio per un minuto. E in quella oscurità assoluta, in cui è difficile immaginare una possibilità di vita, il Departamento de Zoologia de la Universidad de la Laguna ha scoperto una fauna davvero abbondante.
La grotta ospita infatti un totale di 190 specie, per la maggior parte di intertebrati. Di queste, 48 sono di troglobias, ossia animali che possono vivere solamente nell'ambiente sotterraneo. 15 sono risultate nuove per la scienza, come per esempio un tipo di scarafaggio privo di occhi. Tutte le creatire trovate finora sono prive della vista, ma hanno sviluppato altri sensi per supplire a questa mancanza, come uno scarabeo dalle lunghe antenne dotato di un fine olfatto, un delicato tatto, e corpo e zampe stilizzate che gli facilitano l'instancabile movimento in cerca di cibo.
Inoltre, poiché naturalmente in un tale ambiente il cibo è molto scarso, questi animali pssono digiunare per mesi grazie al fatto di essere dotati di un metabolismo molto rallentato.
Ma non è tutto: nella grotta si sono trovati anche fossili di animali vertebrati estinti, come il topo e la lucertola giganti, e resti ossei di specie ormai scomparsi a Tenerife, come la graja e la hubara.
Si sa infine che la Cueva del Viento era conosciuta già 2 mila anni fa dai Guanches (l'antica popolazione indigena delle Canarie), poiché nel corso di diverse esplorazioni al suo interno sono state trovate tracce di sepolture.
Tutto l'edificio costituisce una complicato labirinto, con innumerevoli ramificazioni, la maggior parte delle quali resta tuttora inesplorata. Inoltre presenta una grande varietà di stalattiti, cascate e laghi di lava, oltre che concrezioni esogene di differente composizione (carbonato calcico, cristobalita e altri composti di silice).
L'ultima tappa della scoperta riguardante la Cueva del Viento inizia con un'esplorazione profonda avvenuta nel 1969. Dopo un anno di lavoro, la sezione speleologia di La Guancha, del grupo Montañero de Tenerife, pubblica la prima topografia del luogo, nella quale sono descritti 6 km di tubi sotterranei. Nel 1973, alcuni speleologi inglesi scoprono un pozzo che collega il secondo piano della grotta con una grande galleria di circa 4 km che comunica con un livello inferiore. Nel 1989, il gruppo esplora altri 4 km passando per questi cunicoli.
In seguito a queste investigazioni, nel 1994 il Museo de Ciencias Naturales de Tenerife comincia le opere per risistemare il tubo vulcanico e renderlo adatto alle visite da parte del pubblico.
A partire dagli Anni 60, la Cueva del Viento è stata lo scenario di molte pagine importanti della vulcanoespeleologia delle isole Canarie. Questa disciplina, che unisce sport e studio scientifico, si è arricchita di conoscenze proprio grazie alle esplorazioni della cavità vulcanica di Icod de los Vinos.
Ed è così che nel 1978 è nato il Grupo de Vulcanoespeleologia de Tenerife Benisahare. È stato il primo nelle Canarie e, dopo la sua costituzione, ha ceduto la staffetta al Grupo Montañero de Tenerife nello studio topografico della cueva icodense. I suoi lavori hanno raggiunto una grande notorietà e sono stati diffusi in congressi nazionali e internazionali di speleologia, consentendo di conoscere l'importanza di quello spazio, unico nel contesto europeo.
Giustamente, le caratteristiche dei tubi vulcanici (condizione sotterranea e nascosta) hanno facilitato la loro conservazione, però nello stesso tempo comportano l'eventualità di gravi compromissioni che possono rimanere non percepite. Nel caso della cavità vulcanica icodense, il fatto che si sia costruito un quartiere sopra gran parte del complesso ha provocato infiltrazioni d'acqua, anche perché in alcuni casi sono state utilizzate le cavità come pozzi neri.
Per attenuare questo tipo di problemi e altre azioni che potrebbero degradare l'ambiente naturale della cueva, come l'apertura di piste forestali o nuove costruzioni, dagli Anni 90 questa è stata dichiarata Spazio naturale protetto.
A questo proposito, è curioso che, nonostate la ricchezza biologica e l'interesse archeologico, oltre che la sua importanza a livello europeo, la grotta non abbia un livello di protezione simile a quella della famosa cueva di Lanzarote, Los Jameso del Agua, o della Cueva de los Naturalistas (sempre nell'isola dei vulcani), così come il Tubo de Todoque (a La Palma), che possono contare su norme specifiche in grado di garantire la loro corretta conservazione.
Un altro processo che minaccia gli spazi naturali è rappresentato dalle erosioni. Nel caso di un tubo vulcanico, queste sono più visibili nei distacchi di roccia lavica che si vanno a mano a mano verificando in diversi punti del soffitto e delle pareti. In questo senso, però, la Cueva del Viento presenta un aspetto relativamente giovane e in molti punti del suo percorso presenta strutture primitive.
Per tutti questi motivi, è un privilegio per il visitatore poter percorrere l'interno di un luogo, costruito dai capricci della natura nel corso di una violenta eruzione vulcanica, che per migliaia di anni è servito da rifugio per i primitivi abitanti dell'isola e per animali ormai scomparsi. Certo, la Cueva è stata una trappola mortale per altri che vi entrarono o caddero accidentalmente, ma anche un laboratorio per tutti quegli esseri che provarono ad adattarvisi e a vivere in condizioni così dure.
(traduzione e foto con veduta del Teide da laprovincia.es)

1 commento:

  1. Molto interessante ,ma sai nulla dei ratti giganti di Tenerife, animali estinti?

    RispondiElimina